Catania, Manlio Messina si appella al Segretario Nazionale del Pdl Angelino Alfano
Ha deciso di scrivere una lunga ed accorata lettera al segretario nazionale del PdL, Angelino Alfano. Manlio Messina, consigliere comunale Pdl della Città di Catania, in una missiva illustra quelle che sono le richieste e le prerogative dei giovani verso una nuova classe politica. Ecco il testo integrale della lettera: “Le confesso che questa mia missiva era pronta già da qualche giorno. Qualche limatura prima di inviarla, quando quest’oggi ho appreso della Sua lettera aperta ai militanti ed elettori del Popolo della Libertà, per invitarli a partecipare attivamente alla riorganizzazione del partito con suggerimenti e proposte. Ebbene, questa Sua iniziativa rappresenta un ulteriore segnale di quel necessario cambiamento, immediato e tumultuoso, che possa infondere quella speranza e fiducia che Lei sta già imprimendo nel nostro Pdl. Mi permetto quindi, con profonda e sempre maggiore stima, di inviarle queste mie riflessioni. La politica dovrebbe scaldare i cuori, accendere le passioni, destare gli animi verso la speranza; dovrebbe generare aspettative mediante la forza dirompente dei valori che sostiene e persegue. Dovrebbe. Perchè oggi parlare di politica è difficile ed, il più delle volte, impossibile senza provare imbarazzo e mortificazione. E’ una fase buia quella che stiamo vivendo, caratterizzata da corruzione, fiacchezza e malcostume dilaganti che alimentano, nella società civile, il rifiuto della politica che, nell’immaginario collettivo, è vista come un mondo sordido, abitato da individui squallidi e capaci di azioni deprecabili. Soprattutto i giovani, che rappresentano il futuro della nostra Italia, sono lontani dalla politica e da essa stessa allontanati e sacrificati all’altare del gerontocratico potere dominante. Ci troviamo dinnanzi ad un circolo vizioso: la politica italiana è logora e degradata, e lo è così tanto che le nuove forze, giovani e rinnovatrici, che potrebbero mondarla e risanarla, se ne distanziano irreversibilmente, abbandonandola nelle mani, sudice e corrotte, di coloro che l’hanno così grandemente deturpata. Urge rompere questo circolo, occorre impegnarsi per un cambiamento radicale della politica. Se ogni generazione ha la sua guerra, allora quella dei giovani italiani, oggi, è di riedificare i partiti su fondamenta solide, cementate sui valori fondamentali della democrazia, sulla capacità di fare grandi sogni e soprattutto sull’ onestà. Tutto ciò è quello che Lei si sta impegnando a perseguire sin dal suo insediamento. Il Suo primo discorso è riuscito ad appassionare, con un sorprendente magnetismo, tutto il popolo del centrodestra, grazie ad un approccio nuovo e trascinante che ha spiazzato e spaventato certi loschi individui della vecchia guardia, avvezzi a far politica nelle stanze dorate di lussuosi palazzi, piuttosto che sulla strada polverosa, in mezzo alla gente, maestri del correntismo, distanti dalla società civile ed indifferenti dinnanzi alle improcrastinabili esigenze urlate da cittadini ormai sviliti e troppo stanchi. Ma l’opera da Lei intrapresa è ancora lunga e difficile, soprattutto perchè ci si sta rialzando dalle macerie di un fallimento. Dobbiamo avere il coraggio e la forza di analizzare con pragmatismo e sincerità ciò che è successo in questi anni nel centrodestra italiano: il progetto della rivoluzione liberale e delle grandi riforme istituzionali è inesorabilmente fallito. Non siamo riusciti a realizzare il nostro obbiettivo e chi aveva creduto nel sogno liberale, si aspettava che venissero realizzate, ad esempio, quelle riforme che stanno davvero a cuore alla gente. Quella fiscale, innanzitutto, alla luce del fatto che il peso della tassazione è il principale freno allo sviluppo del Paese, o la riforma della politica, unanimemente riconosciuta come troppo costosa ed inefficiente e connotata da intollerabili ed anacronistici tratti da tardo Impero Bizantino. Invece sulle riforme ci si è limitati esclusivamente ad una sterile contrapposizione, sebbene si debba dare atto delle difficoltà del quadro politico attuale, con una parte dell’opposizione che ha sempre rifiutato il dialogo in nome della pregiudiziale antiberlusconiana, e della situazione economica italiana e mondiale, la cui criticità ha concesso esigui spazzi di manovra. Ciò nonostante, non si può nascondere il fallimento del tentativo di costruire un grande partito popolare e liberale di massa, capace di competere, senza odio, con i propri avversari e di creare una vera e valida alternativa alla vecchia e screditata politica. In quest’ultimo decennio di centrodestra, e soprattutto durante gli ormai tre anni dalla fondazione del Popolo della Libertà, gli elettori e gli eletti – fra cui io – hanno atteso invano che venisse mantenuto quanto era stato reiteratamente promesso: essere riuniti sotto i medesimi valori e poter contribuire attivamente alla scelta della linea politica da perseguire e dei nuovi leader locali. I fatti mostrano, invece, la fiducia e lo slancio di un’intera comunità schiacciati da una catena partitica di comando, imposta asetticamente dall’alto e spesso priva di radicamento e conoscenza del territorio, che ha dimostrato una miopia degenerante che le ha impedito di guardare oltre il personale tornaconto, e che si è arroccata sull’arrogante mantenimento di un proprio, personale potere politico. Troppe promesse mancate. Troppi fallimenti. Ma ora il vento sembra essere cambiato. Lei, Segretario, ha riacceso la speranza che il tempo perduto possa essere recuperato. La Sua energia, la Sua passione, tutta siciliana, e l’impegno che sta strenuamente profondendo per il Paese e per il partito, ci indicano che, finalmente, è giunta l’ora di costruire il Pdl, salvandone la parte sana e positiva – che è certamente predominante, ma che è stata, sino ad ora, soffocata da logiche vetuste e dissennate – e gettando le basi per un nuovo modo di fare politica in Italia: la Politica per il Paese e non più la politica per la politica. Ci sono delle direttrici chiare da seguire, invocate da tempo dal nostro Popolo, sulle quali deve essere incardinato il nuovo Pdl: onestà, cambio generazionale, meritocrazia, democrazia interna, territorio. Onestà. Il Pdl deve ripulirsi dal marciume che lo ha sporcato, e deve farlo anche a costo di un processo doloroso che comporti strappi traumatici, ma che solo così può condurre alla creazione, come da Lei stesso promesso, di un vero partito degli onesti. Dobbiamo guardarci dentro con lucidità e fermezza, epurando il partito da quei – pochi – personaggi chiacchierati e privi di coscienza che rovinano l’immagine di un Pdl che è, invece, frutto di coesione di donne e uomini in larga maggioranza onesti, che quotidianamente lavorano per il bene della propria comunità in nome di valori ed ideali sacri ed inviolabili. Il Codice Etico, che stabilisce i requisiti necessari di moralità dei candidati e dei dirigenti del partito, ad ogni livello elettivo e di nomina, e le previsioni di incompatibilità e di esclusione, è lo strumento giusto per restituire dignità al partito e autorevolezza ai suoi rappresentanti. Ma occorre che il Codice Etico sia realmente e compiutamente applicato senza eccezioni, e che sia usato il pugno di ferro contro chi tenta di eluderne i dettami. Cambio generazionale. “Dobbiamo costruire un partito nel quale un figlio di papà un po’ asino e scemo, non possa battere un ragazzo intelligente e squattrinato”. “Vorrei un partito dove un giovane, possa diventare il nostro Segretario, perché il partito gli ha dato la possibilità di diventarlo, dando lo spazio a chi ha merito!”. Lo ha affermato Lei, Segretario, nel suo discorso inaugurale, e queste Sue parole devono servirci a tracciare la rotta per rinvigorire con forze nuove e giovani il Pdl, così da mostrare alla gerontocratica Italia che l’unico modo per vincere le sfide del futuro è affidarsi a chi ha più futuro davanti a sé che passato alle proprie spalle. La nuova classe dirigente del Popolo delle Libertà deve avere il volto pulito e fresco di un giovane che protende innanzi a sé lo sguardo, tenendo sempre fissi negli occhi i propri valori ed ideali, distante anni luce dalla politichetta delle correnti e disincantato dalla venerazione del manuale Cencelli, in grado di dare risposte innovative ai sempre nuovi problemi del Paese. E’ necessario rendere i giovani – non solo quelli del Pdl – consapevoli delle proprie grandi potenzialità, a livello umano e politico, rendendone possibile la candidatura, vincendo le retrograde e bigotte resistenze di una parte della classe politica italiana restia all’innovazione e contraria al cambio generazionale. Per favorire l’ingresso dei giovani in politica è necessario risvegliare l’opinione pubblica – anche attraverso i media – e far comprendere ai cittadini i vantaggi che deriverebbero per il Paese dall’avere una classe politica giovane, dinamica, pronta alla continua formazione ed in grado di affrontare con slancio ed energia le sfide davanti alle quali la società moderna pone i governi di tutto il mondo. Le dinamiche locali, nazionali ed europee sono in continua evoluzione, e solo i giovani possono essere in grado di guidare i cittadini in questi difficili percorsi evolutivi. Meritocrazia. Non basta svecchiare la classe dirigente con l’immissione di giovani e nuove leve. Occorre che la destrutturazione dell’attuale classe politica avvenga attraverso il filtro della qualità. Rivestire un ruolo di responsabilità non può essere appannaggio di chi sia semplicemente giovane, occorre che sia anche il migliore tra i suoi coetanei, sicché il Pdl non disperda quella carica di diversità positiva dagli altri partiti, e dalla solita politica, che per anni è stata premiata dalla maggioranza degli italiani. Democrazia interna. Per un Pdl più forte, maggiormente vicino agli elettori ed al loro sentire, è indubbiamente necessario allargare la partecipazione della base e dei militanti alla vita del partito e coinvolgerli maggiormente nella fase decisionale. Occorre affidarsi in pieno allo strumento delle primarie, che devono riguardare tutti i livelli, dalla scelta della classe dirigente del partito, passando per le cariche monocratiche, fino all’individuazione dal basso del candidato premier del Popolo della Libertà. Dare voce al nostro popolo, coinvolgendolo nelle scelte di partito, darà maggiore forza al Pdl, perché le primarie sono lo strumento democratico più efficace per individuare quei candidati che maggiormente godono della fiducia degli elettori e che meglio si relazionano con essi. Le primarie rappresentano il “giusto pretesto” per ribadire la volontà di condividere, nella costruzione di un nuovo Popolo della Libertà, le regole comuni e una nuova modalità fondativa di partecipazione. L’obiettivo è quello di sviluppare un processo virtuoso di contatto, condivisione e rappresentanza di persone ed idee, capace di coinvolgere in modo attivo tutti i nostri aderenti, simpatizzanti ed ogni singolo cittadino interessato alle sorti della sua Città, Regione e Paese. E’ fondamentale affermare che è tempo che il partito si apra ai cittadini, ormai sempre più consapevoli dei propri diritti, nella vita democratica, economica e sociale. Territorio. E’ di primaria importanza accelerare il completamento della riorganizzazione del partito sul territorio. Nello scegliere la classe dirigente si deve cercare di individuare la migliore classe politica e fare in modo che questa sia anche radicata nel proprio territorio. Perché la Politica della quale per primo teorizzò Aristotele, quella inscindibilmente connessa alla “polis”- città, è proprio quella che rappresenta il territorio, che è vicina ai cittadini e ne ascolta le esigenze. Uno dei limiti del Pdl, finora, è stato l’essere più partito di segreterie che di circoli, più di convention che di assemblee. Dobbiamo ricominciare a parlare alla gente, ad incontrare i cittadini, ad essere fisicamente presenti nella comunità in cui viviamo. Dobbiamo ricominciare ad offrire i nostri strumenti di aggregazione, a creare luoghi di dibattito politico serio, sedi in cui i militanti possano trovarsi assieme e socializzare a tutti i livelli e a tutte le età. E’ arrivato il momento di radicarsi nel territorio attraverso la creazione, il completamento e lo sviluppo di coordinamenti regionali, provinciali e comunali, dipartimenti e strutture giovanili, che trasformino il Pdl da semplice partito degli eletti in un partito dei dirigenti, dei militanti, dei simpatizzanti e degli elettori, strutturalmente organizzato. Onestà, cambio generazionale, meritocrazia, democrazia interna, territorio, dunque. Sono questi i pilastri sui quali sono fermamente convinto debba sorgere il nuovo Popolo della Libertà, un partito capace di raccogliere e vincere la sfida di dimostrare che è possibile cambiare questo Paese attraverso il lavoro quotidiano di persone libere, salde negli ideali, determinate e soprattutto appassionate. Una vera rivoluzione liberale che desti gli animi dal torpore e li illumini di speranza. Io sono pronto”.