Incendio alla Tiburtina, tra i disagi che dureranno a lungo partono inchieste e polemiche

A bruciare fino alla fine forse i cavidotti, i tunnel sotterranei di difficile accesso che trasportano i cavi dell’alta tensione. L’incendio potrebbe essere partito dai livelli sotterranei della stazione, nella palazzina delle cabine elettriche, e poi essersi propagato. Resta un margine assai ridotto per l’ipotesi di un atto doloso: una decina di dipendenti delle Ferrovie che lavoravano la scorsa notte nella sala comandi hanno raccontato di non aver sentito rumori di esplosioni, ma di aver solo visto il fumo uscire dalle cabine elettriche. La stazione, come ogni notte era presidiata da personale della Polizia ferroviaria e da guardie giurate. La Procura di Roma indagherà. Il fascicolo sarà aperto oggi e nella stessa giornata arriverà a piazzale Clodio una prima informativa dei vigili del fuoco sull’accaduto. Il magistrato di turno, Barbara Sargenti, è stata informata dai responsabili dei pompieri.  “L’Arpa sta svolgendo una verifica anche con i vigili del fuoco sui fumi” ha assicurato l’assessore ai Trasporti del Lazio, Francesco Lollobrigida. “Abbiamo interessato anche il Terzo municipio per poter nel caso informare gli abitanti della zona” ha poi spiegato, sottolineando che la forte presenza di cavi elettrici nell’area dell’incendio è un altro fattore che ha ritardato l’intervento dei Vigili del Fuoco. Nonostante i timori per le sostanze tossiche che potrebbero essersi diffuse nell’aria, non tutti fra i poliziotti, gli agenti della municipale e il personale della protezione civile erano provvisti di mascherine. Molti si sono ingegnati e hanno messo sul viso un fazzoletto o una mascherina da sala operatoria. Situazione caotica alla Stazione Termini, con treni soppressi e ritardi di una o due ore nelle partenze e passeggeri infuriati perché costretti a viaggiare in piedi nelle carrozze. File di persone ai box informazioni e folla davanti alle schermate delle partenze: chi seduto sulle valigie, chi per terra, ma tutti attenti per ascoltare i messaggi diffusi dall’altoparlante. Nella nuova stazione Tiburtina c’è un problema legato al piano d’emergenza. E’ quanto ritiene il ricercatore Sandro Bologna, presidente dell’Aiic, l’Associazione esperti nella protezione delle infrastrutture critiche e di cui fanno parte gli uomini chiave della sicurezza nazionale dei maggiori organismi pubblici e privati italiani. “A giudicare dalle immagini di passeggeri erranti e sconsolati in cerca di informazioni e soluzioni, probabilmente esiste un ‘Piano di Emergenza’. Ma evidentemente non in modo coordinato che preveda tutte le mutue dipendenze tra le diverse infrastrutture dei trasporti che insistono nell’area Stazione Tiburtina”. Dai No Tav si levano commenti sdegnati sulle voci, riprese anche da alcuni siti Internet di news, che hanno lanciato il sospetto di un ruolo del movimento antagonista nell’incendio di Roma. Su Twitter e su Facebook sono cominciati a circolare anche i post di replica. “Vergogna” una delle espressioni più adoperate. “E’ già un miracolo – dice un altro attivista – che non ci abbiano dato la colpa dell’attentato di Oslo”. Un altro osserva che si tratta di un evidente tentativo di “criminalizzare il movimento”.