Trieste, bare immerse nel fango al cimitero Sant’Anna

Le bare immerse nel fango. La grossa fossa comune scavata nel campo 34 e contenente i feretri dei triestini deceduti in questi giorni si è trasformata in uno stagno. Terra crollata, acqua e fango ovunque. E i feretri che continuano a restare esposti agli sguardi indiscreti e alle intemperie. Il nubifragio di giovedì notte ha messo in evidenza tutte le preannunciate pecche del nuovo sistema di inumazione al cimitero di Sant’Anna. Quel sistema al quale Acegas Aps e Comune di Trieste hanno dovuto ricorrere a seguito della ritardata realizzazione della nuova struttura cimiteriale. In quella melma è stata anche calata una nuova bara. I parenti ammutoliti, perplessi di fronte ad un simile raccapricciante spettacolo, hanno dovuto tacere, soffrire per la perdita della persona cara ma anche per le condizioni allucinati nelle quali è stata inumata. E’ la solita storia: i poveri muoiono poveri. Perché lì, in quella raccapricciante buca che ha già inghiottito il dolore di centinaia di persone, ci finiscono le salme di coloro che non hanno le possibilità economiche per pagarsi una sistemazione decorosa. Per eliminare l’acqua dalla fossa il personale di AcegasAps ha sistemato due idrovore. L’abbondante pioggia ha fatto anche crollare mucchi di terra all’interno della buca trasformatisi poi in fango. Non per altro il regolamento di polizia mortuaria prevede che le bare una volte inumate devono distare l’una dall’altra almeno mezzo metro da ogni lato e non 10 centimetri come previsto dal nuovo metodo di sepoltura adottato a Sant’Anna. E questo perché i vialetti che separano fossa da fossa devono essere provvisti di sistemi fognanti destinati a convogliare le acque meteoriche lontano dalle fosse di inumazione. I dipendenti dell’ex municipalizzata raccontano di aver dovuto sistemare alla meno peggio la situazione. Sperando il tempo sia clemente e che nuove abbondanti piogge non peggiorino ulteriormente la situazione.