Milano, spazzolavano navigatori satellitari, cellulari e borse abbandonate all’interno delle auto parcheggiate

Per farlo utilizzavano un particolare telecomando in grado di inibire la chiusura centralizzata delle macchine di ogni marca e modello. Un marchingegno elettronico simile a quello usato per aprire i cancelli automatici, capace di simulare la chiusura dell’auto con tanto di quattro frecce lampeggianti a conferma dell’effetivo innesco dell’impianto antifurto. Gli agenti del Commissariato Centro hanno fatto scattare le manette per due esperti ladri, Agostino C., 54enne tarantino con diversi precedenti specifici, e il figlio Francesco, incensurato di 26 anni, nato a Milano e residente a Garbagnate, ritenuti gli autori di almeno 15 colpi a partire dallo scorso maggio. I due sono stati arrestati per furto aggravato e continuato in concorso ieri alle 21.30 in piazzetta Quasimodo. I poliziotti in borghese li hanno sorpresi mentre tentavano di mettere a segno il quarto furto di giornata a bordo di altrettante auto aperte con il solito sistema. I due si aggiravano al volante di una Fiat Qubo per le strade del Quadrilatero della moda, in attesa che la potenziale vittima parcheggiasse e si allontanasse indisturbata. Un istante prima che l’automobilista in questione facesse per chiudere automaticamente la propria macchina, i due azionavano il telecomando impedendo così l’effettiva chiusura, dando però l’impressione che l’antifurto fosse stato inserito regolarmente. Al momento opportuno si avvicinavano all’auto rimasta aperta e si impossessavano di tutto il contenuto. In assenza del telecomando, venduto sul mercato nero a circa 100 euro, usavano le cosiddette “cacciaspine”, spadini di varie forme in grado di aprire le serrature di tutti i modelli. Gli agenti ne hanno sequestrati una ventina. La refurtiva veniva nascosta nel garage del padre, a Cambiago, e subito rivenduta.