Reggio Calabria, stop all’azzardo in riva allo Stretto

È stato molto importante il contributo fornito da un imprenditore che si è ribellato alle regole del pizzo, per consentire ai Carabinieri del Comando Provinciale di arrestare tre soggetti contigui alla criminalità organizzata, in ottemperanza ad un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia reggina per il reato di tentata estorsione aggravata dall’aver favorito un’organizzazione mafiosa. Le persone fermate sono: Gennaro Gennarini, melitese di 41 anni, pluripregiudicato per numerosi reati ed anche per associazione di tipo mafioso, contiguo, anche per legami di parentela con la cosca “Ficara Latella”, per essere il cognato di Giuseppe Ficara 45 anni e Vincenzo Ficara 42 anni di cui ha favorito al latitanza, nonché genero di Giovanni Ficara 67 anni; nipote di Pasquale Latella, 52, Giacomo Latella 56 e Antonino Latella 49; Vincenzo Nettuno, 31enne reggino, pregiudicato per vari reati ed anche per associazione di tipo mafioso, contiguo alla cosca dei “Ficareddi”, per essere il fratello di Letterio Nettuno 36 anni appartenente alla cosca dei “Ficareddi”; Terenzio Minniti, 27enne reggino, incensurato, ma ritenuto vicino alla cosca “Ficareddi”, per esser stato più volte controllato con suoi affiliati. Le indagini hanno tratto spunto dalla denuncia di un titolare di una sala di scommesse on-line che, esasperato dalle ormai continue vessazioni e minacce cui era costretto a sottostare, ha collaborato pienamente con i Carabinieri e la Direzione Distrettuale Antimafia, collegando tutti i numerosi episodi criminali di cui era stato vittima dal 1993, consentendo di accertare che i mandanti erano tutti riconducibili alle cosche cittadine della ‘ndrangheta; al culmine della spirale di violenza, lo scorso mese di febbraio l’imprenditore era stato anche vittima di un tentativo di omicidio, non andato a buon fine solo per un caso fortuito in quanto i proiettili esplosi contro di lui si erano fermati sulla carrozzeria dell’autovettura su cui viaggiava. Nel corso delle conseguenti attività di indagine, è stato accertato il tentativo di estorsione di cui al provvedimento odierno, posto in essere dai soggetti fermati che, lo scorso mese di marzo, presentandosi come parenti mandati da storici appartenenti a cosche di ‘ndrangheta del capoluogo, hanno tentato di imporre all’imprenditore l’utilizzo di un particolare software illegale per ilgioco del poker on-line; al diniego manifestato, i tre minacciavano gravi ripercussioni da parte della ‘ndrangheta per il mancato rispetto del dictat imposto. Le indagini hanno consentito di ricostruire sia i legami con le cosche “Ficara –Latella” e “Ficareddi”, operanti nella zona sud della città, sia l’attività criminale posta in essere dai tre e dedita all’acquisizione diretta ed indiretta di diverse sale scommesse, dove è stato imposto l’uso del software, dal quale ottenevano forti guadagni da reimpiegare nel sostegno delle organizzazioni criminali. Per tale ragione dalle prime ore di questa mattina sono in corso anche numerose perquisizioni in sale scommesse che si ritiene possano aver subito la stessa imposizione. L’odierno episodio assume un particolare valore in quanto registra un’ulteriore piena collaborazione tra le Istituzioni e gli imprenditori vittime della criminalità organizzata e pertanto rappresenta la conferma del cambiamento in atto nella città di Reggio Calabria. Questa collaborazione, unitamente alle ulteriori e nuove auspicate dagli inquirenti, consentirebbero di fare luce, con maggiore completezza, su un fenomeno criminale in rapida diffusione che vede le cosche sempre più interessate all’acquisizione di un settore imprenditoriale che consente oltre a cospicui introiti, anche la possibilità di facile ricilaggio dei proventi illeciti.