La Camera approva l’arresto del pidiellino Papa

La maggioranza dei deputati ha detto sì all’arresto dell’onorevole del PdL, Alfonso Papa. Su 612 presenti hanno votato a favore 319 deputati. I voti contrari sono stati invece 293. Non si è dunque realizzato il “salvataggio” che secondo molti sarebbe stato attuato grazie all’adozione del voto a scrutinio segreto, richiesto dal gruppo del PdL e da quello di Popolo e Territorio (gli ex Responsabili). In aula, al momento della votazione, era presente anche Silvio Berlusconi che poco prima, in un vertice a Palazzo Grazioli con il segretario del partito Angelino Alfano e i coordinatori regionali del PdL aveva parlato della necessità di fermare “il rischio di una escalation di arresti” perché “perchè di questo passo si rischia di minare i numeri della maggioranza e di tornare al clima del ’92”. Non era invece in aula Umberto Bossi, anche se la Lega è risultata determinante: dopo il tira-e-molla dei giorni scorsi, con posizioni diversificate annunciate di volta in volta dallo stesso Senatùr, il Carroccio si è espresso oggi formalmente per il sì all’arresto, lasciando comunque libertà di coscienza ai propri parlamentari. Subito dopo che l’Aula della Camera ha dato il via libera alla richiesta per il suo arresto, Alfonso Papa ha lasciato l’emiciclo tra gli abbracci dei colleghi. Alcuni parlamentari del PdL sono usciti dall’emiciclo di Montecitorio in lacrime commentando: “Che schifo che vergogna”. Il premier Berlusconi, invece, insieme ad alcuni ministri si è riunito nella sala del governo, probabilmente per fare il punto della situazione e decidere quali contromosse adottare a quella che è indubbiamente una sconfitta di una linea politica. Oltretutto resta il nodo politico del rapporto con la Lega: in aula era presente il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che ha votato a favore e che al termine della seduta si è limitato a dire: “Noi siamo coerenti”. Intanto, mentre in Aula s’infiammava il dibattito sulla richiesta d’arresto, nei bagni della Camera è spuntata una scritta che lo condanna senza appello: «Cosentino camorrista, Papa in galera». condanna senza appello: “Cosentino camorrista, Papa in galera”. I bagni sono al piano dell’Aula, a pochi metri dall’emiciclo. Al pian terreno ci sono quelli maschili e dietro una porta di questi, con la penna nera, qualcuno ha vergato la scritta contro l’ex sottosegretario all’Economia e contro Papa. Non è la prima volta che spuntano invettive contro Cosentino, già etichettato come “camorrista”, con una scritta molto simile sempre sulla porta di un bagno. I bagni sono accessibili a molte persone: deputati, giornalisti, operatori televisivi, dipendenti della Camera.