Roma, aggredisce il medico dopo aver appreso della morte della figlia della compagna

È successo nella sera di lunedì a Roma. La bambina di 10 anni, colta da malore improvviso nella piscina di casa sua, è morta intorno alle 20.40 nell’ospedale San Filippo Neri dove è stata trasportata due ore prima. Inutili i tentativi di rianimazione da parte dei medici: la minorenne è morta, a quanto si apprende, per cause naturali riconducibili a una congestione. Alla notizia del decesso il compagno della madre della bambina, ha aggredito con calci e pugni il medico d’urgenza che ha comunicato la morte della bimba. “È stato colpito con una gomitata al volto, con stato sincopale e caduta a terra e protratta aggressione a calci e pugni – spiega una nota dell’ospedale -. Il sanitario aggredito, con prognosi di 20 giorni, ha sporto denuncia all’autorità giudiziaria tramite commissariato di Ps di Primavalle”. “Comprendiamo lo stato d’animo e di disperazione dei familiari della bimba deceduta ieri al S.Filippo Neri – dichiara il direttore generale Domenico Alessio -. Nulla però può giustificare atti di grave violenza come quelli che si sono verificati nei confronti del medico del Pronto Soccorso che, con tutta l’équipe, ha tentato di salvare la piccola arrivata nella struttura in arresto cardiocircolatorio. È evidente che siamo di fronte a una preoccupante escalation di violenza nei confronti di una categoria che, tra mille difficoltà, porta avanti, nella stragrande maggioranza dei casi, il suo lavoro con estrema professionalità e senza mai risparmiarsi per garantire ai cittadini il bene supremo della salute”. La direzione dell’ospedale parla di violenza “ingiustificabile” e spiega così quello che è accaduto: “La paziente B.D. di 10 anni è giunta, priva di coscienza in arresto cardiorespiratorio, in asistolia, con midriasi fissa, areflessica. Al momento dell’arrivo in Pronto Soccorso alle 19.18 del 18 luglio 2011 erano presenti in sala emergenza il medico d’urgenza e l’anestesista rianimatore con tutta l’equipe, preavvisati dal 118. Sono state praticate prontamente tutte le manovre rianimatorie, già iniziate dagli operatori del 118. Nonostante i tentativi di rianimazione e la pronta intubazione orotracheale tutti i tentativi sono stati vani. Le manovre di rianimazione sono state praticate per circa 1 ora e 50 minuti senza alcuna interruzione e senza mai registrare situazioni di ripresa, dopodiché la paziente è stata dichiarata deceduta”. L’Ordine dei medici di Roma fa sapere che offrirà gratuitamente l’assistenza legale e si costituirà parte civile per l’aggressione nei confronti del medico di guardia.