Gioia Tauro orrore, Giovanni Ruggiero abusava sessualmente di Francesca Agresta

Una verità agghiacciante dietro la morte, avvenuta due settimane addietro, di Francesca Agresta: “atti sessuali contro la volontà della vittima”. Il colpo di scena era nell’aria e in molti sospettavano che il primo movente, confessato da Ruggiero, fosse solo un tassello di una verità ancora da esplorare e, forse, inconfessabile. Così gli inquirenti hanno raccolto e incrociato le testimonianze dei parenti di Francesca, tra cui la madre. Nero su bianco i familiari hanno svelato e ricostruito le attenzioni morbose che da diversi anni Ruggiero – secondo l’ipotesi investigativa – avrebbe riservato periodicamente alla figlia, indicando perfino una casa nella quale si sarebbero svolti alcuni incontri. Accuse che ieri l’anziano imprenditore, nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip Tortorella, ha respinto con sdegno, assistito dai suoi avvocati, Sergio Contestabile e Manuela Strangi. La svolta integra l’impalcatura che sorregge il movente dell’omicidio, ma innesca nuovi e inquietanti interrogativi. Ruggiero ha confessato di aver ucciso la figlia al culmine di una reazione incontrollata, provocata dalle pressanti richieste di denaro di Francesca: “L’ho uccisa dopo un’accesa discussione per l’ennesima richiesta di denaro avanzata da Francesca – ha fatto mettere a verbale l’autore del delitto – motivata dal fatto che qualche tempo prima avevo venduto un terreno. In preda ad un eccesso d’ira ho aperto il cofano posteriore mediante un pulsante dell’abitacolo. Sono uscito dall’auto e ho preso un coltello a serramanico. L’ho aperto, tenendolo nascosto lungo il fianco, poi l’ho colpita ripetutamente”. Una versione che ora va riletta alla luce dei retroscena che emergono dal secondo ordine di custodia cautelare. A questo si aggiunge che il giorno prima di essere uccisa la ragazza chiese informazioni ai carabinieri per capire come avviare le pratiche del riconoscimento. Una traccia scolpita in una relazione di servizio. Che sull’inchiesta incombesse lo sfondo sessuale lo si era intuito dal luogo dell’omicidio, la pineta del Sant’Elia, solitamente ritrovo per chi cerca momenti di intimità. Ma ora sono altri interrogativi che incalzano la ricerca della verità. Domande destinate a penetrare negli scenari oscuri evocati da mons. Laruffa, ai funerali di Francesca celebrati al Duomo: “Orrore, scandalo, vergogna”. I familiari sapevano di queste attenzioni incestuose, ma solo ora hanno alzato il velo. Perché? Temevano la reazione di Ruggiero? Sono stati minacciati? O c’è altro da scandagliare? L’assassino non è tornato in carcere e resta sotto osservazione in una struttura sanitaria pubblica. Ieri il caso è stato al centro di un’udienza davanti ai giudici del tribunale della libertà e per l’occasione era presente il procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo.