La cocaina è il vero motore del Porto di Gioia Tauro

Una Calabria internazionale in grado di esportare il proprio modo di fare in tutto il mondo. Dei calabresi intraprendenti e di successo. Se non fosse che il loro successo è di carattere criminale. L’immagine venuta fuori dalla maxi operazione di oggi è di una Calabria fatta di delinquenza e di un Porto di Gioia Tauro il cui vero motore economico sembra essere la cocaina che non subisce la flessione dei mercati internazionale. Il sequestro di oggi ha, infatti, riguardato centinaia di chili di cocaina destinata alle cosche calabresi per essere venduta sia in Italia sia all’estero. La droga arrivava direttamente via mare, all’interno di barili su navi e cargo trasportatori con destinazione Porto di Gioia Tauro. Ora gli inquirenti hanno sequestrato anche la documentazione relativa agli accordi tra le cosche per il controllo dell’area portuale di Gioia Tauroe quelli relativi al riciclaggio dei proventi del narcotraffico. Tuttavia, nonostante gli arresti e i sequestri effettuati, il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha dichiarato di non essere ancora riuscito “a capire con chiarezza il livello dei flussi finanziari” dei trafficanti di droga. Grasso spiega: “Probabilmente, vi sono circuiti separati, protezioni o sistemi che godono di particolari condizioni internazionali che rendono difficoltoso, per adesso, l’emergere della parte finanziaria del meccanismo criminale”. Con la conclusione, avvenuta stamane, della maxi operazione denominata “Crimine 3”, iniziata già nel 2008 dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria in collaborazione con la Dcsa e l’Agenzia delle Dogane, e condotta, a livello internazionale sul narcotraffico tra Italia, Spagna, Stati Uniti e Olanda, la ‘ndrangheta ha subito un altro colpo. L’operazione è stata eseguita dai carabinieri di Reggio Calabria, ed ha portato all’arresto di oltre 40 persone. Tra gli arrestati anche personaggi malavitosi residenti negli Usa, in Olanda e in Spagna. Per tutti è stata formulata l’accusa di associazione mafiosa finalizzata al narcotraffico internazionale, con il coinvolgimento e l’accertamento dei rapporti della ‘ndrangheta con i cartelli colombiani e messicani che controllano il traffico di cocaina verso gli Usa e l’Europa. Tra gli arrestati anche Domenico Oppedisano “capo Crimine” e capo indiscusso della “provincia” organo supremo di controllo delle ‘ndrine di tutto il mondo. L’operazione eseguita dai carabinieri è la prosecuzione dell’operazione “Crimine”, e “Operazione Solare” che, grazie al coordinamento tra le Dda di Reggio Calabria e di Milano e alla Dea, ha portato prima, nel settembre del 2008, ad un intervento che svelò “una struttura transnazionale dedita al traffico di cocaina, metamfetamine e cannabis tra il Sud America, il Nord America e l’Europa, con documentazioni sulla cosca Aquino-Coluccio che, attraverso una componente radicata a New York, si riforniva degli stupefacenti dal Cartello del Golfo e dalle squadre di mercenari paramilitari dette Los Zetas, egemoni in Messico”, poi, nel luglio 2010, furono eseguiti ben 304 provvedimenti di custodia cautelare svelando un’organizzazione della ‘ndrangheta con base in Calabria e ramificazione anche in Nord Italia. Nel marzo 2011 invece, ha portato alla cattura di altri 41 soggetti che comprendevano i “locali” di ‘ndrangheta di tutto il mondo. Le cosche in pratica, avevano replicato il loro modello anche in Australia, Canada, Germania e Svizzera. Infatti, il comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria ha riferito che “con le indagini abbiamo delineato l’assetto strategico delle ‘ndrine calabresi che gestiscono il narcotraffico in tutto il mondo con diverse strutture”.