Vincenzo, inquirenti pronti a catturare i sicari che hanno eseguito la missione di morte

Ieri a Gioia Tauro si era diffusa la notizia, circolata con insistenza, che erano stati fermati dei giovani con specifico riferimento all’agguato di venerdì mattina. Ma gli inquirenti hanno smentito tutto confermando comunque che “si sta lavorando seguendo un percorso preciso”, il che fa pensare che veramente le indagini potrebbero prendere una svolta significativa. Sulla dinamica dell’agguato c’è intanto la conferma che Priolo sarebbe uscito dal bar, dove aveva preso un caffè da solo, finendo nel mirino di un ignoto killer che era in motoretta (forse in compagnia, forse solo) e che ha fatto fuoco più volte al suo indirizzo, proprio quando era al centro della strada e si accingeva a raggiungere la sua macchina, parcheggiata a pochi metri di distanza. Ai momenti drammatici della sparatoria non avrebbero assistito testimoni anche se la statale “111” che attraversa e serve l’area est di Gioia Tauro è molto trafficata. Ovvero se qualcuno ha visto qualcosa, come si suppone, non è sicuramente disposto a parlare. Cominciata una verifica delle sue frequentazioni, tenendo anche presente il suo rapporto di parentela con Girolamo Piromalli, delle sue amicizie, della sue abitudini e soprattutto dei suoi movimenti. L’omicidio, considerato un agguato mafioso in piena regola, è stato studiato in ogni dettaglio, si sottolinea, e sicuramente il killer conosceva bene le abitudini di Vincenzo Priolo che abitava poco distante dal posto scelto dai sicari per portare a termine la missione di morte. Chi ha sparato sapeva con certezza che tutte le mattine, più o meno alla stessa ora, la vittima designata entrava nello stesso bar e che poi, subito dopo, prendeva posto in macchina per spostarsi.