Francesca, il pentimento di Ruggiero c’è almeno in apparenza

A tratti drammatico l’interrogatorio di garanzia cui è stato sottoposto Giovanni Ruggiero, il pensionato 83enne reo confesso dell’omicidio della figlia illegittima, Francesca Agresta. Oltre due ore davanti al Gip del Tribunale di Palmi, Daniela Tortorella, assistito dagli avvocati Sergio Contestabile e Manuela Strangi, a rispondere alle domande per ricostruire quel maledetto sabato mattina. E quel drammatico racconto, stavolta, secondo quanto trapelato, sarebbe stato condito da tante lacrime, che lo hanno costretto più volte a interrompersi. La storia ripetuta a memoria: l’incontro concordato la sera prima, il parcheggio della macchina della figlia in periferia a Palmi e il trasferimento verso la pineta del monte Sant’Elia, ancora una volta per discutere, almeno stando al racconto dell’uomo. Già, perché sarebbe emerso che, nonostante Francesca non fosse mai stata riconosciuta dal padre naturale, avesse comunque frequenti incontri con lui. E in questi incontri, stando a quanto riferito da Ruggiero, spesso il tema ricorrente era la richiesta di soldi. Centinaia, forse migliaia, nel tempo, gli euro che l’uomo avrebbe dato alla figlia, tanto da farlo andare in difficoltà dal punto di vista economico. Situazioni al vaglio degli inquirenti (a seguire le indagini i carabinieri di Gioia Tauro, diretti dal capitano Ivan Boracchia), che stanno scandagliando i rapporti esistenti tra i due, per trovare conferme alle affermazioni dell’uomo, che continua a motivare nelle pressanti richieste economiche della figlia la causa del folle gesto omicida. Come quel sabato mattina, in quella pineta, dove l’uomo, accecato dall’ira, avrebbe armato il suo braccio colpendo ripetutamente e mortalmente la ragazza, dopo l’ennesima, secondo il suo racconto, richiesta di denaro. Dopo aver abbandonato il corpo nella fitta vegetazione, il ritorno a casa, la confessione ad uno dei figli e il viaggio verso la caserma dei carabinieri per consegnarsi. Il ricordo si fa confuso, la mente si annebbia, ma nel mezzo ci sarebbe stata, come confermato nel corso dell’interrogatorio, la telefonata alla madre della ragazza, Rosalba Veneziano, per dirle di andare a riprendersi la figlia che aveva lasciato a Sant’Elia. Con quali intenti è difficile dirlo. Per la prima volta, almeno per quanto finora era dato sapere, l’uomo si sarebbe detto pentito dell’omicidio della figlia, chiedendo tra le lacrime il perdono alla famiglia della madre della ragazza e alla sua, per le atroci sofferenze che ha provocato con questo folle gesto. Su Ruggiero grava l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Questo il reato che gli contesta il sostituto procuratore di Palmi, Luigi Iglio, che sta coordinando le indagini sin dal primo momento. L’aggravante sarebbe rappresentata dalla presenza del coltello in macchina, che l’uomo avrebbe utilizzato per uccidere la figlia. Ipotesi che, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, sarebbe stata respinta dall’uomo, che avrebbe invece affermato che il coltello si trovasse lì già da tempo perché utilizzato per lavori di giardinaggio. La difesa di Ruggiero ha invece avanzato la richiesta della concessione degli arresti domiciliari in virtù della confessione e della collaborazione offerta alle indagini dall’uomo, dell’età avanzata e delle condizioni di salute. Il Gip Tortorella scioglierà ogni riserva al riguardo nella giornata di oggi.