In Egitto tornano le manifestazioni di piazza il paese non è pacificato

Lanci di pietre, lacrimogeni e cariche della polizia. Torna a salire la tensione in Egitto, con la violenza che riesplode in piazza Tahrir, al Cairo, l’epicentro della rivolta di febbraio che ha portato alla caduta del presidente Hosni Mubarak. A partire da martedì sera fino al primo pomeriggio di mercoledì, gli agenti si sono scontrati con centinaia di giovani che chiedevano di accelerare i processi contro gli ex funzionari governativi. Oltre mille i feriti – esattamente 1.036 – secondo il ministero della Sanità egiziana: 916 hanno ricevuto cure mediche sul posto mentre altri 120 sono stati ricoverati in ospedale. I disordini sono iniziati martedì sera davanti alla sede tv di Stato, dove le famiglie di alcune delle 840 vittime dello scorso inverno, si erano radunate per una commemorazione. La miccia sarebbe esplosa quando la polizia ha arrestato un gruppo di persone: sette, dicono le autorità egiziane, facinorosi intenzionati a provocare una rivolta; familiari dei «martiri» dicono i manifestanti. Questi ultimi avrebbero allora raggiunto prima il ministero dell’Interno, poi piazza Tahrir. Gli scontri sono avvenuti a colpi di pietre e pneumatici incendiati dalla folla, cui la polizia, in assetto anti-sommossa e armata di scudi, ha risposto con il lancio di lacrimogeni. Sulle violenze, le autorità egiziane hanno chiesto l’apertura di un’inchiesta. “La gente è arrabbiata per il rinvio delle cause contro alcuni ex dirigenti” ha detto tra gli altri – scrive l’agenzia Reuters – Ahmed Abdel Hamid, fornaio di 26 anni, mentre teneva in mano delle pietre. Nel mese di giugno, sono stati condannati l’ex ministro del Commercio Rachid Mohamed Rachid (5 anni di prigione) e l’ex minisro delle Finanze Yussef Boutros Ghali (30 anni). Il processo a Mubarak è invece previsto per il 3 agosto.  Le violenze “non hanno avuto giustificazione se non quella di scuotere la sicurezza dell’Egitto” reagisce il Consiglio militare, che attualmente governa l’Egitto. La dichiarazione, affidata a Facebook, parla anche di un “piano organizzato che sfrutta il sangue dei martiri della rivoluzione”, “per provocare la divisione tra il popolo e gli apparati di sicurezza”. Tra la folla, però, in molti inneggiavano proprio alle dimissioni del capo del Consiglio, Mohamed Hussein Tantawi.