Attentato a don Vattiata, serve un risveglio delle coscienze

Un magma in costante cambiamento che quando meno te lo aspetti, dalle sue ceneri si riaccende con nuovi episodi intimidatori. Prima l’uccisione di Domenico Campisi, appartenente alla cosca dei Mancuso di Limbadi, poi il rogo doloso a Parghelia alla macchina del Consigliere comunale del Pd, Giuseppe Vita e adesso l’auto di Don Tonino Vattiata e a Vibo Valentia l’auto della figlia dell’ex assessore comunale Carmelo Aiello. Il martoriato territorio del Vibonese è territorio di frontiera, tra i più esposti alla criminalità calabrese. E personaggi come il “prete antimafia”, così come è stato battezzato dai cittadini di Pannaconi (frazione di Cessaniti), sono come spine nel fianco che accendono barlumi di speranza in luoghi dove piuttosto deve vivificare il deserto. Questo è il primo avvertimento violento che viene fatto a don Vattiata, a cui già era stato “consigliato” di farsi da parte “altrimenti avrebbe dovuto pagare” in un modo o in un altro. Ma perché nel mirino della ‘ndrangheta c’è il parroco “buono”, che fa parte dell’associazione antiracket di Don Ciotti “Libera”? Neanche il prete, 34 anni, riesce a spiegarsi il motivo di un gesto così rabbioso. “Un atto doloso a cui non riesco a dare un movente – dice -, perché mi occupo di tante cose”. La risposta probabilmente è che le attività ecclesiastiche in cui è impegnato il giovane parroco hanno tutte quante un unico comun denominatore: combattere la criminalità organizzata calabrese. In questo vasto territorio del Sud, sembrerebbe “dimenticato da Dio”, sono tanti però i messaggi di solidarietà che giungono al prete. Primo fra tutti, quello di Don Ciotti che ha affermato: “La Calabria è quotidianamente violentata da attentati. Esprimo una condanna forte e severa contro un episodio che reputo vigliacco. Mi auguro che al più presto le forze dell’ordine riescano a individuare i responsabili di questo gesto”. Tra i comunicati, anche quello del consigliere regionale del Pd e vice presidente della Commissione regionale Anti ‘ndrangheta, Bruno Censore. “Mai e poi mai avrei voluto esprimere simili parole di solidarietà, perché avrei voluto che nulla di quanto successo fosse realmente accaduto – ha detto -. E’ invece, ecco puntualmente un nuovo e deprecabile episodio teso a intimorire e ad imbarbarire la società vibonese, un episodio dinanzi al quale, ribadendo tutta la mia forte preoccupazione per quanto sta avvenendo in provincia di Vibo Valentia, non posso esimermi dall’esprimere pubblicamente la mia piena condanna per quanto avvenuto. Il coraggio, la determinazione, l’alto senso civico e il rigore morale che caratterizzano l’impegno quotidiano di don Vattiata contro il racket, rappresentano l’arma migliore per rispondere a quelle barbarie che meritano disprezzo e condanna”. E proprio per far fronte al diffondersi della criminalità il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nei giorni scorsi ha disposto, per il periodo estivo, l’invito di 20 unità delle forze dell’ordine che si aggiungeranno a quelli già in servizio in tutta la provincia di Vibo Valentia. Basterà se non interviene un risveglio delle coscienze?