Pomezia, rissa al Comune tra spazzini e politici

Urla davanti al sindaco De Fusco: “Siamo senza stipendio, dateci i nostri soldi”. Un vigile placca il netturbino che protesta con maggior veemenza. Applausi irridenti all’indirizzo del consiglio comunale appena insediato. Succede a Pomezia, dove la spazzatura resta per strada perché chi deve raccoglierla non viene pagato da mesi. Così mentre la Ue, preoccupata dallo smaltimento di rifiuti non trattati, estrae il cartellino rosso per Malagrotta, sul litorale romano esplode una specie di preoccupante “caso Napoli”. Le tribolazioni che per ora riguardano Pomezia – l’immondizia tracima ovunque, da Torvaianica sino alla Pontina – presto potrebbero estendersi ad Anzio e ai Castelli. Il problema è sempre lo stesso: il mare di difficoltà in cui annaspano le aziende di nettezza urbana. I comuni non hanno soldi per pagare quanto dovuto – Pomezia, poco più di un anno fa, aveva trovato un accordo per rateizzare un debito da 13 milioni di euro – e le ditte di smaltimento, senza ossigeno finanziario, non versano gli stipendi ai lavoratori. Che si danno malati, incrociano le braccia. O protestano decisamente arrabbiati, come è accaduto giovedì 16 all’insediamento del nuovo consiglio comunale. Uno scenario sul quale incombe anche la minaccia di serrata da parte dei gestori delle discariche laziali che reclamano da una quarantina di comuni pagamenti arretrati pari a 250 milioni di euro. A Pomezia l’occasione è di quelle solenni: l’insediamento del consiglio comunale nominato alle elezioni di maggio che hanno visto la riconferma del sindaco Enrico De Fusco, (centrosinistra). Sono le cinque del pomeriggio e i neoeletti si presentano chi in giacca elegante e chi in maglietta estiva. Tra loro c’è anche una piccola pattuglia bipartisan presente già nella consiliatura del 2000, quella falcidiata da un’indagine dei carabinieri che portò all’arresto per mazzette di tutto il consiglio comunale (sfuggirono alle manette solo un verde e un rappresentante dell’allora Ms-ft). Ma la prescrizione ha azzerato ogni preoccupazione penale, consentendo la rielezione anche a chi aveva avuto guai con la giustizia. E adesso si può finalmente festeggiare l’insediamento della nuova giunta. O almeno così pensano i politici locali.Compiendo una specie di dribbling tra la folla che assiste, entra un dipendente del consorzio di ditte che si occupa della raccolta rifiuti. Urla di volere lo stipendio – in effetti si scopre poi che le spettanze, per una cinquantina di lavoratori, sono in arretrato di un paio di mesi – e con uno scatto si lancia verso il sindaco, venendo però placcato in stile rugbistico da un vigile urbano che lo trascina verso l’esterno. Qui ci sono altri netturbini che solidarizzano con il collega che continua ad urlare e protestare. Un altro netturbino riesce a raggiungere i neoeletti e li apostrofa: “Dovete pagare, me fate schifo”. Grida, applausi irridenti verso la nomenclatura municipale. Poi finalmente la seduta inizia. Problemi dello stesso genere vengono segnalati anche ad Anzio. “I dipendenti di una delle due ditte che effettuano la raccolta – è la denuncia del consigliere Pd Massimo Creo – hanno avuto l’amara sorpresa di non trovare l’accredito dei propri stipendi, sembra almeno tre mensilità non versate, conseguenza del mancato pagamento da parte del Comune alle ditte interessate”. Insomma, la raccolta della spazzatura potrebbe essere a rischio su tutto il litorale romano. Proprio mentre entra nel pieno la stagione turistica balneare. Senza contare che all’orizzonte c’è anche un altro problema: l’annunciata serrata dei gestori delle discariche aderenti a Federlazio, che reclamano da una quarantina di comuni, tra cui Roma, il pagamento di spettanze arretrate pari a circa 250 milioni di euro. Durante la campagna elettorale gli imprenditori capeggiati da Manlio Cerroni, l’ottantaduenne avvocato proprietario di Malagrotta, avevano approvato una sorta di tregua. Che però scade proprio in questi giorni.