Editoria, Rcs vende i periodici la crisi pesa anche sul colosso italiano

Il comitato esecutivo di Rcs Mediagroup, riunitosi oggi per più di tre ore, ha respinto le offerte per l’acquisto di alcune testate periodiche ritenendole inadeguate. Si tratta di giornali come Astra, Costruire, Costruire Impianti, Il Mondo, Max, Novella 2000, Ok – La Salute Prima Di Tutto e Visto, tutte  strutturalmente in perdita che la casa editrice di via Solferino aveva deciso di alienare. Ma sul tavolo devono essere pervenute solo offerte poco attraenti, tra cui una da parte dello stampatore della Ilte Vittorio Farina, legato da molto tempo a Luigi Bisignani, il faccendiere arrestato ieri nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Napoli su dossier e ricatti su nomine e appalti. Non a caso il comitato di redazione della Rcs Periodici aveva stigmatizzato ieri la non opportunità di vendere testate e strutture giornalistiche a editori poco solidi e anche in seguito a questa presa di posizione il comitato esecutivo del gruppo ha deciso di soprassedere, dando mandato all’amministratore delegato “di condurre gli opportuni approfondimenti per individuare le forme più adeguate per la ristrutturazione ed il recupero di redditività delle testate, ovvero per la loro dismissione”. Dunque tutto in alto mare nonostante in mattinata Corrado Passera, azionista attraverso Intesa  Sanpaolo, avesse ricordato che “nel piano Rcs c’è una riduzione di attività strutturalmente in perdita”. Il comitato esecutivo ha invece approvato il riassetto societario proposto nei giorni scorsi e che andrà all’esame definitivo del consiglio di amministrazione del 23 giugno prossimo. In pratica tre società controllate dalla Rcs Mediagroup, cioè Rcs Quotidiani, Rcs Periodici e Rcs Pubblicità confluiranno nella casa madre semplificando la struttura ed eliminando diversi consigli di amministrazione con relativi costi. Gli interventi, è stato spiegato nel comunicato stampa,  “risultano opportuni in un contesto in cui permane grande incertezza sia in Italia, sia, soprattutto, in Spagna, dove il mercato già registra un sostanziale rallentamento della raccolta pubblicitaria, in particolare sui mezzi televisivi”. Resta invece esclusa dal riassetto la Rcs Libri, presieduta da Paolo Mieli, in quanto in essa sono presenti altri azionisti e quindi risulta più diffcile procedere a una fusione.  La semplificazione della struttura della Rcs è comunque un passo che vede il consenso di tutti gli azionisti, sia quelli interni al patto di sindacato, che controlla il 63% del capitale, sia quelli esterini come l’imprenditore della sanità Giuseppe Rotelli e la famiglia Benetton. Ciò su cui invece non vi è ancora consenso e su cui non sarà facile trovare una “quadra” è il rimescolamento di carte nell’azionariato. La settimana scorsa in una riunione del patto di sindacato Diego Della Valle ha proposto una discesa dello stesso al 51% del capitale associata alla facoltà per tutti i membri di acquistare o vendere liberamente azioni fuori dal vincolo del sindacato. Un’idea che per il momento non sembra aver trovato molte adesioni tra gli altri azionisti, a partire da Giovanni Bazoli e Giampiero Pesenti, in quanto il patto si ritroverebbe indebolito mentre gli azionisti in grado di comprare azioni fuori patto, come Della Valle appunto, verrebbero a rafforzarsi. La situazione è comunque all’esame di Piergaetano Marchetti, presidente di Rcs e giurista con grande esperienza nel campo dei patti di sindacato e si vedrà nelle prossime settimane se tirerà fuori dal cappello una soluzione per soddisfare le diverse istanze che si stanno manifestando all’interno dell’azionariato della Rcs.