Reggio Emilia, la Lega Nord chiede lumi sulla modifica del disciplinare della Dop

Cosa pensa, ma soprattutto cosa intende fare la Provincia di Reggio Emilia relativamente alla proposta di modifica del documento disciplinare che regola la Denominazione di Origine Protetta avanzata dal Consorzio di tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia.  La domanda è contenuta in una interpellanza presentata alla presidente della Provincia Sonia Masini dal capogruppo della Lega Nord Stefano Tombari e dalle consigliera Francesca Carlotti.  “Il Consorzio di tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia – si legge infatti nel documento – ha presentato una proposta di modifica al documento disciplinare che regola la Denominazione di Origine Protetta di cui gode l’aceto, secondo quanto stabilito dal Regolamento europeo 510/06 e dal decreto ministeriale del 21 maggio 2007. La proposta di modifica è volta ad ottenere la validazione della definizione delle tre qualità attualmente prodotte (oro, argento e aragosta) e la conseguente possibilità della valutazione dell’aceto balsamico tradizionale da parte degli appositi assaggiatori indipendenti”. “Il Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia tutela la bontà Dop – spiegano i due consiglieri – in base ai risultati dell’assaggio il Balsamico Tradizionale è classificato in tre categorie: Oro, Argento e Aragosta, che sono i colori dei tre bollini applicati sulle tipiche bottigliette di Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia, identificativi di altrettante qualità di prodotto ottenute con periodi di affinamento diversi, ma sempre superiori a 12 anni”. “La Comunità Europea – proseguono – a corredo del prestigioso riconoscimento col quale inserì l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia tra i prodotti a Denominazione d’Origine Protetta, ha disposto una normativa nella quale è previsto che tutti i produttori devono essere certificati da un Ente Certificatore terzo, individuato tra quelli riconosciuti dalla stessa Ce e autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Detto Ente controlla tutte le fasi della filiera produttiva e rilascia l’attestato di certificazione solo dopo aver accertato il rigoroso rispetto del disciplinare di produzione; tutti i prodotti devono avere i valori di densità e acidità indicati nel disciplinare di produzione rilevati da laboratori accreditati Iso/Iec 17025 attraverso specifiche analisi; i relativi certificati vengono inviati all’ Organismo di Certificazione che ne verifica la conformità; l’idoneità e le caratteristiche qualitative dei prodotti da imbottigliare, anonimati dall’organismo di certificazione che realizza ogni assaggio, vengono stabilite durante l’esame organolettico da parte di una commissione di cinque maestri assaggiatori che, utilizzando una apposita scheda, esprimono il loro giudizio attribuendo valori numerici conformi alle sensazioni che individuano nel prodotto; i prodotti giudicati idonei devono essere imbottigliati nella provincia di Reggio Emilia esclusivamente negli appositi contenitori di forma e capacità previste nel disciplinare di produzione”.”Le stesse attività di imbottigliamento adesso devono avvenire in presenza dell’organismo di certificazione che ha il compito di controllare il riempimento delle ampolline, la loro tappatura e sigillatura con ceralacca – concludono i due consiglieri – e, al termine delle operazioni, di consegnare le medesime al produttore dotate dei bollini con la numerazione progressiva, che consente la tracciabilità del prodotto, e del colore corrispondente alla qualità imbottigliata”.