I postini diventano banchieri

Azzerare gli interessi ai propri correntisti. La nuova proposta è contenuta nelle oltre cinque milioni e mezzo di lettere che, in questi giorni, stanno arrivando al domicilio di tutti i correntisti di Bancoposta. “Si informa – si legge nella lettera – che il tasso di credito, a partire dal primo settembre, passerà dallo 0,15% allo 0,00 per cento”. Lo hanno già definito il “non tasso”, una proposta che – a prima vista – potrebbe rivelarsi un suicidio commerciale e concretizzarsi con una fuga di massa dei risparmiatori. Di sicuro, non arriva nei giorni più propizi per Poste spa, la cui attività nei 60 mila sportelli sparsi per la penisola è tornata alla normalità solo ieri, dopo giorni di disservizi causati dal sistema informatico andato in tilt. Ma la realtà è molto più complessa. L’idea dell’amministratore delegato Massimo Sarmi e dei suoi manager è proprio quella di spingere i correntisti a chiudere il conto Bancoposta. E allo stesso tempo convincerli a passare a un nuovo prodotto, che verrà pubblicizzato per tutta l’estate. Senza troppa fantasia lo hanno battezzato “Banco Posta più”, con vantaggi e svantaggi completamente diversi dal precedente. Il Bancoposta in via di rottamazione deve il suo successo – a detta degli addetti ai lavori – alla semplicità e alla trasparenza dell’offerta: gli unici costi sono i 30,99 euro annui della tenuta conto, cui si sommano i 10 euro sempre all’anno per il bancomat. In cambio, un tasso che ora è pari dello 0,15%. Ora si cambia, con la nuova offerta che assomiglia molto di più a quanto si è solito contrattare in banca: i costi di tenuta conto vengono azzerati a patto di accreditare lo stipendio o la pensione, chiedere la domiciliazione delle bollette e una carta di credito. Lo stesso per il bancomat: i 10 euro vengono azzerati solo con l’accredito di stipendio/pensione e la domiciliazione delle bollette. E il tasso? Sale, si fa per dire, allo 0,25%, ma diventa dell’1%, sempre con la solita clausola dell’accredito stipendio e richiesta carta di credito. “Vogliamo spingere i nostri correntisti verso un conto più evoluto”, è la giustificazione degli esperti di Poste spa. Ma dai consumatori il punto di vista è diverso: “A questo punto è chiaro che le Poste si stanno comportando sempre di più come una banca tradizionale, lo spirito iniziale del Bancoposta era diverso”. Quello che perde nel settore “tradizionale”, l’ad Sarmi se lo vuole riprendere “vendendo” conti correnti, ma anche di polizze Vita (9,5 miliardi raccolti nel 2010) e utenze telefoniche (oltre 2 milioni di sim attivate). C’è di più, come noto: l’obiettivo è diventare il perno centrale di quella Banca del Mezzogiorno che nelle intenzioni del ministro dell’Economia Giulio Tremonti sarà il motore finanziario per la ripresa economica del Sud Italia. Un obiettivo che, a quanto pare, sta trasformando sempre più Sarmi da postino a banchiere.