Berlusconi deve pagare dazio a Bossi

La Lega Nord alza la posta: stop alla politica di “aggressione fiscale”, quella delle ganasce e della lotta spietata all’evasione, per intendersi, che ha portato alla mezza rivolta degli imprenditori di Treviso di qualche giorno fa. “Quella è gente nostra, ha già minacciato che non ci vota più, non possiamo voltar loro le spalle” va ripetendo da giorni il Senatur ai dirigenti di Via Bellerio. Allora, rigore sì, Tremonti resta il loro faro, ma il Ministro sarà invitato anche dai “lumbard” a cambiare registro. E poi il Ministero della Giustizia liberato da Alfano. Se finora il Premier non si è sbilanciato sull’avvicendamento, è proprio perché intende sondare gli umori leghisti. Il più quotato dei papabili resta il pidiellino Maurizio Lupi, ma il Cavaliere non si straccerà le vesti, raccontano i suoi, per difendere una soluzione interna. Soprattutto se Bossi dovesse proporre Roberto Castelli, già leale e sperimentato Guardasigilli del vecchio governo Berlusconi. E poi la devolution dei Ministeri…Il sospetto che il Senatur stia premendo fin troppo sull’acceleratore con l’obiettivo recondito dello schianto, magari per dar vita entro l’anno a un esecutivo Tremonti e cambiare la legge elettorale, aleggia eccome in casa Pdl. “Speriamo che gli amici leghisti comprendano che non sono i ministeri a Milano a riportare a casa i voti persi – ragiona il berlusconiano doc Osvaldo Napoli – ma piuttosto la capacità di rilanciare l’economia”. Già, ma Tremonti accetterà davvero di cambiare registro? La tensione è cresciuta parecchio, in queste ore, al ministero di via XX Settembre, cinto d’assedio su più fronti. “Berlusconi è stato sempre in grado di mediare quel che sembrava inconciliabile – confida l’eurodeputato PdL Mario Mauro – dalla Lega Nord alle varie anime del nostro partito”. Questa volta l’impresa sarà ancora più ardua.