Roma, la Centrale del latte restituita da Parmalat alla Capitale

A distanza di dieci anni la ex società pubblica Centrale del Latte di Roma potrebbe tornare in mano del Comune. Il Tar del Lazio ha, infatti, stabilito che la Capitale deve riprendersi la società, privatizzata nel 1998 e venduta alla Cirio di Sergio Cragnotti (e poi passata alla Parmalat di Calisto Tanzi). Quella cessione non andava fatta e quindi la società deve tornare ai proprietari originari, è la decisione del Tribunale amministrativo. Ora il Comune di Roma ha 60 giorni di tempo per rientrare in possesso del 75% dell’ex municipalizzata, con modalità tutte da stabilire: una decisione che avrebbe un impatto non da poco su Parmalat, che si vedrebbe privata di un asset industriale valutato più di 100 milioni; sui francesi di Lactalis, impegnati in una scalata alla Parmalat; e soprattutto sul mercato, visto che è in corso un’Opa, proprio di Lactalis, a 2,6 euro per azione. Entro due mesi Gianni Alemanno dovrà “attivare le procedure per riacquisire la titolarità del pacchetto azionario di controllo della Centrale del Latte di Roma, oggi nel portafoglio di Parmalat. Per la seconda volta nel giro di pochi mesi, la magistratura fa irruzione nella vicenda Parmalat: prima con l’indagine di Milano sull’ipotesi di insider trading e aggiotaggio. Ora con l’ennesimo capitolo di una lunga telenovela che adesso però rischia di coinvolgere anche Lactalis: la società francese ha opposto un “no comment, in linea con la posizione tenuta finora, ossia il disinteresse. Nel voluminoso prospetto d’Opa, che è tenuto ad elencare anche i rischi potenziali e i contenziosi aperti, non c’è una riga dedicata al caso Centrale del Latte. Per i francesi la “questione romana” non è ritenuta una condizione sospensiva: l’Opa va avanti in ogni caso. Anche perché la sentenza definitiva difficilmente arriverà entro i due mesi fissati dal Tar. Sta di fatto, però, che un’eventuale restituzione dell’azienda può influire sul valore di Parmalat in prospettiva: il gruppo alimentare di Collecchio ha in bilancio la Centrale a un valore di carico di 104 milioni. La società controllata fattura 145 milioni e ha un margine operativo lordo di circa 17 milioni. C’è però anche un valore nascosto: Parmalat produce e vende alla stessa Centrale del Latte. E anzi l’anno scorso, si premura d’informare la relazione sul bilancio, Parmalat è riuscita a mantenere invariato il giro d’affari (fermo a 820 milioni) proprio grazie alla produzione fatta per conto della società controllata. Un’eventuale perdita dell’azienda avrebbe quindi anche un impatto diretto sul conto economico. Sia il Comune di Roma sia Parmalat ritengono di essere i legittimi proprietari della Centrale del Latte. La sentenza, però, non gioca del tutto a favore del sindaco Gianni Alemanno perché ha rispedito al giudice civile la decisione se Parmalat debba restituire le azioni. In più il Tar ha anche ridimensionato le pretese della società Ariete, abbassando il risarcimento a 8 milioni. In casa Parmalat, nessuno si preoccupa troppo: difficilmente questa sarà l’ultima parola sulla spinosa vicenda visti i vari contenziosi aperti. A Collecchio sono certi che nella peggiore delle ipotesi, la Centrale ritornerà al Comune ma Parmalat avrebbe diritto ad un risarcimento per il valore creato nell’azienda in questi anni. Rimborso però che il Comune non sembra intenzionato a riconoscere: in questo caso Parmalat potrà opporre un diritto di ritenzione e tenersi le azioni finché il Comune non pagherà. Sempre che Alemanno abbia la volontà e le risorse economiche per ricomprarsi la società.