Vibo Valentia, depositi costieri verso il fallimento

“A nostra memoria non ricordiamo un silenzio così “ass(u)rdante” da parte delle istituzioni, della politica e degli agenti sociali del territorio, come in questa occasione. Diventa veramente difficile, per il Cittadino comune, capire perché l’Amministrazione comunale, quella provinciale, le opposizioni, le varie istituzioni e gli agenti sociali, non intervengano nel dibattito aperto sulla stampa ormai da più di un mese, a riguardo del futuro di centinaia di lavoratori addetti allo stoccaggio e distribuzione dei prodotti petroliferi e delle loro famiglie. Ma di cosa si deve occupare oggi un Sindaco e la sua giunta? Ma di cosa si deve occupare il Presidente della provincia e i suoi assessori? Ma di cosa si devono occupare tutti gli agenti sociali, associazioni e sindacati, se non del lavoro e del futuro dei nostri giovani? Chi si deve interessare del territorio, dei servizi, delle attività produttive, dello sviluppo, della legalità, del futuro dei giovani e in poche parole del benessere dei cittadini, se non le istituzioni a ciò deputate dalla costituzione e dalle leggi? Certo è che oggi non possiamo dire che le cose nel Vibonese vadano bene, ma ciò che è peggio è che nessuno ha più voglia, capacità di affrontare le problematiche in modo strutturale attraverso progetti di largo respiro e con il necessario coraggio civile di decidere. Ci troviamo così davanti ad una schiera di rappresentanti frastornati, di cittadini insoddisfatti, delusi, depressi, incapaci perfino di indignarsi e di scendere in piazza per rendere palese a tutti gli altri dormienti che così non si va da nessuna parte e che il futuro lo costruiamo noi e non altri. In questo stato di cose, ognuno di noi spera, in cuor proprio, che altri facciano quello che dovrebbe fare, perchè ha paura di agire in prima persona, perché non si può fidare di nessuno, per il rischio di ritorsioni, di isolamento, di far incavolare i poteri forti e quelli occulti amanti del silenzio e difficilmente assoggettabili alle leggi. E’ vero che in una democrazia delegata come la nostra, con la libera espressione di voto, si incaricano altri alla difesa e garanzia dei nostri diritti costituzionali e per la realizzazione di un progetto politico per la vita futura, ma se questi delegati si dimostrano indifferenti, incapaci, interessati al proprio più che al collettivo, all’apparire più che all’essere, dobbiamo rassegnarci a soccombere senza opporci? Il CaISLl ritiene di no! Dobbiamo capire tutti che valori come la libertà, la legalità e il lavoro non solo si debbono proclamano nei convegni, nelle varie assise, nei gruppi di discussione, sui media, ma si debbono praticare con l’esempio quotidiano, con l’azione continua e costante, con la partecipazione in prima fila nelle battaglie civili e sociali. Tornando al quesito principe: è ancora necessaria ed importante la presenza delle grandi società sul territorio Vibonese, quali l’Eni, la Meridionale Petroli, la Italcementi, la General Elettric (ex Nuovo Pignone) ed altre o è meglio chiuderle per un auspicata crescita futura del turismo; la risposta per CaISLl, senza alcun indugio, è si! Infatti, crediamo che bisogna, una volta per sempre, fare chiarezza sul modello di sviluppo che si vuole realizzare nei prossimi anni nel territorio Vibonese ed eliminare così l’amaro in bocca degli addetti all’industria per un silenzio assurdo e un atteggiamento pilatesco non più sopportabili. Chiediamo ancora una volta al sindaco di Vibo Valentia di farci conoscere il suo pensiero in materia, convocando immediatamente i delegati dei lavoratori e le forze sociali. Ci permettiamo di rammentare a noi tutti che, per un sindaco, oltre all’obbligo di presenziare insieme agli altri responsabili delle istituzioni locali alle cerimonie d’inaugurazione e alle celebrazioni di ricorrenze importantissime per la vita civile, dovere istituzionale e di cortesia a cui non ci si può sottrarre, è anche opportuno e necessario esprimere il proprio parere politico e far conoscere il progetto della sua amministrazione sul futuro delle su citate società a dimensione nazionale, su quello dei loro dipendenti diretti e indiretti. Far conoscere ai propri elettori e cittadini tutti, se è necessario acquisire o meno circa 100 mila metri quadrati di suolo libero e bonificato da adibire ad uso pubblico e sociale; se dopo l’alluvione permane l’obbligo di legge di rilocarle insieme alle piccole attività produttive viciniori, su terreno in gestione al nucleo industriale nell’area di Porto Salvo. Se a tal proposito è stato già fatto un progetto per creare insieme alla provincia e alla regione le necessarie infrastrutture per renderle più facilmente raggiungibili sia via mare che via terra e sempre più competitive e produttive. E’ nostro modesto parere che, per evitare una povertà di ritorno nel vibonese, si deve fare subito di tutto per non perdere queste realtà a favore di altri territori che aspettano felicissimi d’accoglierle. Territori, di bocca buona questi, dove per i cittadini morire perché non c’è lavoro per tutti o per un industrializzazione che, in mancanza di adeguati  accorgimenti e controlli, può essere causa d’inquinamento, non cambia proprio nulla. Noi meridionali di oggi dovremmo essere più realisti e chiederci, cosa pensano, della mancanza di lavoro e dell’assenza di idee per una industrializzazione compatibile, gli immigrati nord africani che, per un lavoro certo anche con un salario minimo, vengono da noi “povera gente” abbandonando le proprie famiglie, i propri affetti, le loro splendide terre ancora vergini e salubri rischiando di perdere la vita su barconi malandati, consegnando i pochi risparmi di una vita ad uomini di malaffare e senza scrupoli, per inseguire una speranza di futuro possibile ed umano. Anche noi come loro, se non ci sveglieremo, dovremo rivolgerci nuovamente a personaggi che a parole ci garantiranno un lavoro in cambio del poco che avremo disponibile (denaro, voto, capacità di delinquere per disperazione, ecc.) ed ai quali, dopo partiti da questa meravigliosa terra, non potremo più chiedere nessun conto”.  Lo scrive in una nota Pino Conocchiella, del CaISLl.

Nicola Conocchiella