Lecce, faccetta nera sotto i banchi di scuola

La Puglia di Nichi Vendola si scopre fascista. A Lecce presso l’Istituto delle suore Marcelline il 6 giugno canteranno “Faccetta nera, bell’abissina, aspetta e spera che già l’ora si avvicina”. Certo, non solo la marcetta fascista composta in epoca coloniale che si chiude con “E sfileremo avanti al Duce e avanti al Re”. Nel programma musicale del saggio di fine anno le suore hanno inserito anche l’Inno di Mameli, il “Garibaldi innamorato” di Sergio Caputo, i Sud Sound System e perfino “Bella ciao”. Ed i bambini hanno imparato tutto a memoria. Cantando e ricantando, anche fuori dagli orari delle prove, a casa, davanti a papà e mamma, i canti imparati a scuola. Ma la par condicio canora non ha preservato le suore e l’Istituto da critiche e polemiche. Un genitore, padre adottivo di una bambina di colore, ha protestato, chiedendo spiegazioni. E con lui, qualche altra mamma (non tante a dire il vero) ha minacciato di non far partecipare il proprio figlio alla recita. La scuola ha convocato i genitori contrari provando a spiegare, programma alla mano, che non esisteva alcun intento politico nella scelta di “Faccetta nera” ma che, raccontando la storia d’Italia attraverso la musica, non si poteva saltare a piè pari il fascismo. Nonostante le polemiche il collegio dei docenti ha votato all’unanimità il ritorno al programma iniziale: “Faccetta nera”, insomma, si canterà. L’ufficio scolastico regionale ha provato a smorzare le polemiche sostenendo che la libertà d’insegnamento è un principio garantito dalla Costituzione e che “quelle canzoni sono solo delle marcette da imparare in una recita”. Ma c’è da scommettere che, tra polemiche, ripensamenti e fughe in avanti, la vicenda non sia affatto chiusa.