Reggio Calabria, irreperibile sindaco di San Procopio

Rino Logiacco

Colpo alle più importanti cosche della ‘ndrangheta: 42 affiliati sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri in Calabria, Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Tra gli arrestati anche un avvocato, mentre si è reso irreperibile il sindaco di San Procopio, anch’egli tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare. Indagata una trentina di imprenditori collusi. Alle persone coinvolte nell’operazione, denominata Meta, vengono contestati tra gli altri i reati di associazione mafiosa, estorsione e turbata libertà degli incanti. L’operazione, condotta dal Ros di Reggio Calabria e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia, ha portato anche al sequestro di beni per circa 100 milioni di euro.
Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, si è congratulato con il comandante generale dell’arma dei carabinieri, Leonardo Gallitelli, definendo l’operazione “di eccezionale importanza”. Per il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, “i risultati ottenuti fino ad oggi sono l’esempio reale di questa grande stagione antimafia. Le mie congratulazioni, quindi, al procuratore della Dda Giuseppe Pignatone e agli uomini dei Ros dell’Arma dei Carabinieri per il risultato ottenuto contro le cosche calabresi”.
Il procuratore sottolinea l’elemento di novità rappresentato dall’alleanza tra le cosche per gestire pacificamente i proventi delle attività illecite, in particolare le estorsioni e l’usura. “Fino a poco tempo fa – ricorda il procuratore di Reggio Calabria – era impensabile che Pasquale Condello affidasse a Giuseppe De Stefano, figlio di Paolo, ucciso nella guerra di mafia, la gestione dei proventi delle estorsioni. Stiamo parlando di due gruppi criminali che hanno dato vita, tra il 1985 e il 1991, alla ‘guerra di mafia’ che provocò centinaia di morti, tra cui lo stesso Paolo De Stefano. Adesso quei tempi sono passati e si bada soprattutto agli affari”.
Lo stesso Pignatone rivela che le richieste di custodia cautelare avanzate dalla Dda erano 72, ma una trentina non è stata accolta dal Gip. “Le persone nei confronti delle quali non è stato disposto l’arresto – spiega il procuratore – sono indagati di secondo piano nell’ambito dell’indagine, il cui nucleo centrale resta intatto. Abbiamo ricostruito la geografia delle cosche, una ‘fotografia’ allo stato attuale, che dimostra l’alleanza tra i diversi gruppi per la gestione degli affari, che riguardavano soprattutto lavori di natura privata ad eccezione del Comune di San Procopio”.
Una delle ordinanze di custodia riguarda proprio il sindaco del comune reggino, Rocco Palermo. Secondo quanto riferito dal procuratore Pignatone, Palermo sarebbe legato alla cosca degli Alvaro che avrebbe pesantemente condizionato le ultime elezioni comunali. Il gruppo criminale, in particolare, avrebbe appoggiato direttamente la lista capeggiata da Palermo e avrebbe anche presentato un’altra lista, destinata a risultare sconfitta in modo da fare apparire che le elezioni si svolgessero regolarmente. Al momento, Palermo risulta irreperibile ed è quindi ricercato.
Tra gli arrestati, l’avvocato Vitaliano Grillo Brancati, accusato di essersi adoperato, nel corso di alcune aste giudiziarie, al fine di consentire alle cosche di rientrare in possesso dei beni sequestrati. Indagati una trentina di imprenditori collusi con la ‘ndrangheta: avrebbero gestito gli appalti pubblici a Reggio Calabria e in altri centri della provincia per conto delle cosche Condello e De Stefano.
Quanto ai beni sequestrati, si tratta di mobili e immobili nella disponibilità delle cosche Condello e De Stefano-Libri. Tra questi figurano il lido “Cala Iunco”, situato sul lungomare di Reggio Calabria, la clinica privata “Villa Speranza”, sempre di Reggio, oltre a 18 imprese dei settori edilizia e ristorazione, centri sportivi, 26 appezzamenti di terreno, 22 appartamenti, 12 unità immobiliari per uso commerciale, tutti a Reggio Calabria e provincia, nonché 26 autovetture e 6 motocicli.
“In due anni – ricorda ancora Pignatone – abbiamo sequestrato beni per un miliardo di euro smantellando i patrimoni di molte cosche e incidendo, così, concretamente sul loro assetto. Un altro dato significativo è quello sui latitanti arrestati, che sono stati 54, tra cui molti boss come Giovanni Tegano, Giuseppe Pelle e Giuseppe De Stefano”.