E’ terminata l’agonia di Aretha Franklin: morta a 76 anni

E’ arrivato il momento dell’addio ad una leggenda, una voce e una personalità simbolo della musica e della cultura afroamericana che ha rappresentato un patrimonio universale. La musica piange Aretha Franklin, conosciuta come la Regina del Soul. Già da giorni si era parlato con insistenza del suo imminente decesso. Oggi pomeriggio l’ufficialità. Durante la carriera ha pubblicato 41 album in studio, è stata la prima donna a essere ammessa nella Rock and Roll Hall of fame e ha vinto ben 21 Grammy Awards, otto consecutivamente tra il 1968 e il 1975. Nata a Memphis il 25 marzo 1942, figlia di uno dei più famosi predicatori neri degli anni 50, con la sua giovane e potente voce viene presto notata e comincia ad esibirsi nei jazz club della città. A 14 anni esordisce con l’album “Songs of Faith” e nel 1960 firma un contratto con la Columbia Record. Due anni più tardi sposa Ted White che sarà anche il suo manager. Il passaggio all’Atlantic Record le permetterà di mettere a frutto le proprie particolari doti vocali. In quegli anni che viene ribattezzata “La Regina del Soul”, anche grazie a hit come “(You Make Me Feel Like) a Natural Woman”, “I never loved a man (The way I love you)”, “Baby I love you” e “Think”. E’ anche il periodo della contestazione e Aretha si guadagna fama internazionale con il brano “Respect” che diventa uno degli inni del movimento femmniista e per i diritti civili. Tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli anni settanta moltissimi dischi scalano le classifiche. Negli anni Settanta la cantante subisce un periodo di declino, e questo nonostante il successo dell’album “You” e del singolo “Angel”. Grazie alla partecipazione al film cult “The Blues Brothers”, torna all’attenzione del pubblico negli anni Ottanta, cantando nella pellicola il brano “Think”, suo vecchio successo. In questi anni oltre al nuovo disco “Jump” che le consente di scalare le classifiche, fa uscire il famoso brano dance “Freeway of love” del 1985 e duetta con gli Eurythmics in “Sisters are doin’it for themselves” e con George Michael in “I Knew you were waiting (for me)”. Ai Grammy del 1998 sostituì Luciano Pavarotti colpito da un malessere e improvvisò in 20 minuti un’interpretazione del “Nessun dorma” in tonalità originale e cantando la prima strofa in italiano. La performance è considerata una delle più grandi esibizioni di sempre ai premi americani.