Milano, arrestato l’assessore regionale Domenico Zambetti

Nuovo terremoto giudiziario sulla giunta Formigoni. In Lombardia è una “novità” un politico che paga i boss della ‘ndrangheta per avere un pacchetto di voti sicuri. Erano voti pagati in contanti, a caro prezzo, 50 euro circa l’uno, quelli presi da Domenico Zambetti, 60 anni, PdL. Era stato eletto alle ultime competizioni con 11.217 voti di preferenza, quindi nominato assessore alla Casa al Pirellone.

Secondo l’accusa, ha dovuto pagare al “portavoce” dei clan calabresi, in varie rate, 200 mila euro. Una è di 80 mila, una versata il 31 gennaio 2011 e l’ultima rata, 30 mila euro, è stata pagata nell’associazione culturale “Centro e libertà” con sede in via Mora 22 il 15 marzo 2011. E’ un altro colpo per una giunta, come quella Lombarda, che vede il presidente Roberto Formigoni indagato per corruzione con i faccendieri Antonio Simone e Piero Daccò, e ha visto altri arresti per appalti e inchieste per tangenti.

L’ordinanza firmata dal Gip Alessandro Santangelo nell’elenco degli arrestati  annota anche Ambrogio Crespi. E’ il fratello minore del più celebre Luigi, ex sondaggista di Silvio Berlusconi. Era proprio Crespi, secondo l’accusa, a rastrellare i voti nei quartieri periferici di Milano, grazie ai suoi numerosi contatti con la malavita organizzata.

Tra i nomi eccellenti Marco Scalambra, chirurgo, 55 anni, ma impegnato in politica come faccendiere del centrodestra. Viene considerato il burattinaio del sindaco di Sedriano, Alfredo Celeste, il quale finisce agli arresti domiciliari.

In merito ad un presunto coinvolgimento di un medico di Humanitas in un’indagine relativa all’assessore regionale Zambetti, si precisa che il dr. Marco Scalambra non lavora Humanitas. E’ quanto viene esplicitato in una nota stampa dalla quale si legge anche che “il medico ha collaborato presso l’ospedale Humanitas Gavazzeni di Bergamo per soli 3 mesi nel 2010 presso il reparto di Chirurgia Generale, ma non è stato confermato al termine del periodo di prova”.

In tutto sono venti le persone destinate al carcere, ma quello che emerge ancora una volta, da quando Ilda Boccassini è il coordinatore della distrettuale antimafia milanese, è la “zona grigia”.

La politica lombarda ora si “affida”, secondo quanto emerge, ai Mancuso della provincia di Vibo Valentia e i Morabito-Palamara Bruzzaniti di Africo Nuovo, con i loro affiliati in Lombardia.

Sara Giudice è la giovane ex esponente del PdL a Milano che organizzò, anzi creò la la campagna “anti-Nicole Minetti”. Invocava liste pulite, opponendosi alla “politica del bunga bunga”, partecipando a trasmissioni come Anno Zero, l’Infedele, Un giorno da pecora. Anche lei, non eletta a causa della legge elettorale, ha ricevuto i voti della ‘ndrangheta, anche se probabilmente a sua insaputa. E’ stata la più votata della della lista del Terzo Polo nel capoluogo lombardo, con 1.028 preferenze. “Non vi deluderò”, aveva promesso. A fare l’accordo con i mafiosi calabresi, ma non c’è prova che sapesse con chi avesse a che fare, è stato suo padre, Vincenzo Giudice, ex consigliere comunale PdL. Per favorire sua figlia aveva promesso non soldi, ma appalti in Calabria, grazie a una società partecipata del Comune di Milano di cui, nominato dalla giunta Moratti, è al vertice.