Elezioni 2012, il Pdl si frantuma in mille pezzi

In vista delle amministrative del 6 maggio, il partitone di Alfano è sull’orlo di una crisi di nervi, dilaniato da lotte intestine che sembrano certificare il fallimento dell’unificazione tra azzurri ed post fascisti. I pidiellini di Gorizia sulla scheda elettorale si chiameranno “Popolo di Gorizia”. In cambio la Lega appoggia il candidato sindaco del PdL, l’uscente Ettore Romoli. E fa niente se a sostenere Romoli ci sono anche gli ultragovernativi di Udc e FLI. l’importante, come infierisce il sindaco leghista di Verona Flavio Tosi, è “svuotare il PdL”. Succede lo stesso a Mondovì, nel Cuneese, dove il PdL, sempre per evitare la corsa solitaria del Carroccio, si presenta con un altro nome, cioè “Popolo della Granda”. Ci avevano provato anche a Cuneo con lo stesso marchio. Poi gli ex di An si sono messi di traverso e non se n’è fatto nulla, PdL e Lega Nord correranno divisi. Poi c’è il caso di Como, dove però il momentaneo divorzio con il Carroccio non c’entra nulla. Primarie per il sindaco, vince Laura Bordoli, espressione del patto di ferro siglato tra ex An e ciellini, in continuità con la disastrata giunta (botte da orbi tra PdL e Lega, ma soprattutto tra pidiellini) retta finora dal formigoniano Stefano Bruni. I laici contestano le modalità della consultazione e non ne accettano il risultato. Di qui a pensare a un’altra lista (peccato che il nome “Forza Como” sia già registrato) il passo è breve. Ai piani altissimi del partito scatta l’allarme rosso, e mercoledì sera Verdini e La Russa convocano a Roma i rappresentanti delle due fazioni. Lo sconfitto alle primarie Sergio Gaddi rinunci a candidarsi contro la Bordoli e ci sarà un’adeguata compensazione nei posti in lista. Ma la partita è ancora aperta, gli anti An (e anti Cl) potrebbero schierare un loro candidato, forse un’assessora uscente, Anna Veronelli.

Da Como a Monza, altro capoluogo lombardo interessato al voto di maggio. Bossi non ha concesso la deroga al suo niet (mai più col PdL), e Berlusconi ha trovato in extremis un candidato sindaco che correrà contro il centrosinistra e anche contro il sindaco uscente del Carroccio, Marco Mariani. La scelta è caduta su Andrea Mandelli, presidente dei farmacisti, sponsorizzato da Paolo Romani, ma non è, piaciuta affatto agli amici del governatore Formigoni, che avrebbero preferito di gran lunga Pierfranco Maffé, assessore uscente di provata fede ciellina. Tutti fanno buon viso a cattivo gioco. A cominciare dal consigliere regionale Stefano Carugo, notabile ciellino a Monza, che però qualche giorno fa, alla buvette del Pirellone, era sbottato. “Ma come si fa a raccogliere le firme per Mandelli?” Sarà un caso, ma al leghista Mariani, che era contrario alla corsa solitaria, ma si è adeguato, è rispuntato il sorriso. “Sto preparando la mia lista civica e non escludo che qualche pidiellino scontento di Mandelli possa finirci dentro”. Come a Verona, dove parecchi amministratori del PdL si candidano contro il loro partito con la lista del sindaco Tosi. Che adesso, dopo aver “svuotato di tre quarti” confida anche nel voto della moglie pidiellina. E’ soprattutto tra gli ex forzisti che cresce la voglia di un ritorno all’antico. Il solco l’ha tracciato Michela Vittoria Brambilla, fondatrice, nella sua città, di “Forza Lecco”, corrente organizzata in forte polemica con gli ex di An. Più di recente l’hanno seguita due leonesse forziste come Micaela Biancofiore e Isabella Bertolini, levatrici di “Forza Trentino” e “Forza Emilia Romagna”, dopo il “Forza Verona” creato dai pidiellini pro Tosi. E che dire del caso scoppiato all’Aquila? Lì Berlusconi candida Pierluigi Properzi, peccato che nessuno dei consiglieri comunali pidiellini lo sostegna. Gli prefersiscono Giorgio De Matteis, che viene dal Mpa, ha l’appoggio dell’Udc ed è vicino al governatore dell’Abruzzo Gianni Chiodi.