La storia di Dio finisce così come era cominciata. Riflessioni sulla Passione di Cristo

di Pino Cinquegrana

Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden vengono tentati a “mangiare la mela”, quindi a “disubbidire” e a “commettere il peccato”, e così facendo si sono fatti trascinare dal serpente nella maledizione.

Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che il Signore Dio aveva fatto e disse alla donna: “È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?”. Rispose la donna al serpente: “Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”. Ma il serpente disse alla donna: “Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male”. Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l’uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?”. Rispose: “Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”. Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?”. Rispose l’uomo: “La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”. Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”. Allora il Signore Dio disse al serpente: “Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. Alla donna disse: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà”. All’uomo disse: “Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: “Non devi mangiarne”, maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!”. L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi. Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì. Poi il Signore Dio disse: “Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre!”. Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratt. (Gn. 3,24).

La Maddalena, nella Resurrezione di Gesù si trova anche in un giardino, dove vi è la tomba vuota di Gesù, albero della vita eterna, e riconosciuto il Risorto, lo vorrebbe toccare, prendere per mano, ma rispetta il noli me tangere, (Gv 20,17) e così facendo riscatta l’umanità dalla umiliazione subita a causa di Eva.

Maria, invece, se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere. Mentre piangeva, si chinò a guardare dentro il sepolcro, ed ecco, vide due angeli, vestiti di bianco, seduti uno a capo e l’altro ai piedi, lì dov’era stato il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?» Ella rispose loro: «Perché hanno tolto il mio Signore e non so dove l’abbiano deposto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» Ella, pensando che fosse l’ortolano, gli disse: «Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai deposto, e io lo prenderò». Gesù le disse: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che vuol dire: «Maestro!» Gesù le disse: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli, e di’ loro: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro”». Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che egli le aveva detto queste cose. (Gv 20,11-18).

Dopo la Resurrezione Gesù riceve dai suoi discepoli il titolo di Mashiah, in greco Cristo, un appellativo che nella tradizione ebraica era applicata al re, poi ai sacerdoti consacrati con l’unzione ed infine al liberatore della discendenza di Davide. Da qui la denominazione di Gesù Cristo. Una regalità già segnata nel titulus posto sulla croce scritta nelle tre lingue più conosciute nel mondo: ebraico, greco e latino. Storie multiple di un’epoca segnata dalla potenza di Roma e dalla tradizione giudaica che quattro narratori hanno raccolto e trasmesso al mondo con la centralità di Gesù, il quale come scrive san Paolo (2Cor 3,14) definisce il passaggio dall’Alleanza antica all’’Alleanza nuova.

Matteo pare abbia scritto in aramaico, seppure gli scritti giunti a noi sono in lingua greca. Egli scriverà 80 anni dopo i fatti che sconvolsero la Palestina terra della teofania. In particolare i racconti di Matteo sono testimonianza destinata ai giudei. Il secondo degli evangelisti è stato Marco che scriverà intorno al 70 d.C.; i suoi racconti sono destinati alla comunità cristiana di origine pagana, per molti studiosi un lavoro adatto alla mentalità romana. Luca, seguace di Paolo, medico di Antiochia, scrive dopo avere esaminato attentamente le fonti orali e scritte e lo stesso vangelo di Marco. Egli scrive tenendo presente le esigenze dei pagani convertiti, bisognosi di forza per resistere alle persecuzioni. Sarà Luca che, successivamente, scriverà il libro Atti degli Apostoli. Infine, il quarto evangelista fu Giovanni. Egli scrive ad Efeso, dal 95 al 100 d.C., il suo lavoro si discosta completamente dai primi tre nei quali si legge l’agire e il relazionarsi con la gente da parte di Gesù quanto il suo stesso modo di vivere. Giovanni è impegnato nei suoi scritti a dimostrare l’origine divina di Cristo e si rivolge ai cristiani già adulti nella fede, ma già minacciati ad errori e da eresie. Nel vangelo di Giovanni non c’è il Getsemani, non c’è il bacio di Giuda, non c’è il processo davanti al sinedrio, in Giovanni c’è la gloria di Gesù che nasce dalla sua morte come dicono i salmi (8,5-6). Un sentire che, comunque, non esclude delle riflessioni per l’uomo di fede anche se al solo scopo di comprendere meglio certi linguaggi che meritano oltre ad una certa comparazione di scrittura, anche qualche interrogativo senza la paura di porsi difronte a certi fatti se questi servono a meglio comprendere la Sua grande Divinità.

Le legioni romane chiamarono territorio dove visse Gesù Syria-Palestina o paese dei Filisdei, in ebraico Peleshet. Al tempo di Gesù regnava il tetrarca Erode Antipa (4 a.C. – 39 d.C.). A partire dal 6 d.C., la Giudea, l’Idumea e la Samaria furono sottoposte alla diretta amministrazione romana esercitata attraverso un procuratore il Praefectus Iudaeae. Dal 26 al 36 d.C. fu Procuratore Ponzio Pilato sotto il cui mandato la storia dell’umanità cambiò corso nel nome del Figlio di Dio.

Al tempo di Gesù, la Palestina era un paese di ventimila chilometri abitata da pastori, mietitori: I campi biondeggiano per la mietitura (Gv 4,35), allevatori, pescatori, lavoratori ed artigiani della terracotta, del legno e del ferro; maestranze già raccontate nella Genesi. Molto diffusa era la coltivazione dei cereali, del grano e dell’orzo, quanto dell’ulivo, della vite e del fico. I frantoi, le forge, la battitura del pettine del telaio segnavano il tempo del lavoro che vedeva specifiche occupazioni al maschile e al femminile, seppure la tessitura riguardò anche abilità maschili. Ben nota era l’arte medica: lo stesso evangelista Luca svolgeva tale professione. Il Sinedrio, composto da settanta unità più uno, governava su questa gente in merito a decisioni politico e religiose, in riferimento ad azioni di guerra e di pace, amministrava la giustizia e fondamentalmente si occupava dell’interpretazione della Legge. Sotto le aquile di Roma al Sinedrio fu concesso solo di occuparsi delle questioni religiose e del diritto civile, anzi Roma Cesare determinava la nomina a Sommo Sacerdote.