Il teatro poetico della follia

“ …. Vide il sole splendere dentro

una pozza di mare e pensò, forse

è così la vita che anche quando non la amo

è lì e splende, mi dice ti amo “

                        Vincenzo Calafiore

 

 

Deve essere così travolgente la vita pensò Yohannis, mentre guardava il mare da una finestra; davanti ai suoi occhi la distesa di mare, luccicante dentro la scia luminosa che arrivava fino in camera, e in quel fascio di luce, poté notare fate e gnomi, lettere, danzare, muoversi silenziosamente nell’aria di una stanza vuota.

Allungò le mani in quel fascio di luce col palmo rivolto al cielo sperando in cuor suo che una di quelle creature si posasse sulle sue mani … rimase così per ore, seduto a terra con le mani tese in quel fascio di luce.

Yohannis a Cracovia frequentava uno dei tanti Circoli di lettura, ci andava tutte le sere e oltre a leggere per i presenti, recitava ogni sera una sua poesia.

 

Tutte le sere lei, Teresa, dopo cena, si recava al Circolo di lettura, per ascoltare la voce di Yohannis, le piaceva la sua voce perché la rassicurava, le dava la speranza di un domani, ed era come avere un appuntamento con la vita a cui lei non sarebbe mancata per nessun motivo.

Le piaceva molto Yohannis e ogni sera si sedeva sempre sulla stessa sedia e rimaneva lì con il suo velo adagiato sui capelli biondi come le spighe di grano, che cadendo sulle spalle le contornava il viso, bello e splendente.

Yohannis la notò sin dal primo giorno, gli era rimasto negli occhi quel volto. Arrivava sempre alla stessa ora, si sedeva in silenzio ad ascoltarlo, prendeva appunti su un quaderno, specialmente quando lui recitava le poesie di Maria Wislava Szymborska.

Una sera quando la vide andare via, chiese al suo amico Piotr di continuare e la seguì a distanza fino al portone che lei varcò senza voltarsi in dietro. Si rese conto che non poteva più fare a meno di lei e del suo viso, di Teresa; si rese conto di essersi innamorato pur non avendole mai rivolto la parola e che leggeva  e recitava poesie di Wislava  Szymborska solamente per lei

ed era come se lei lo avesse capito in qualche maniera, percepiva dalla sua voce che lui le recitava per lei era come se in quella sala ci fosse lei sola ad ascoltarlo.

 

Al suo posto quella sera c’era stato Piotr a leggere i suoi autori polacchi preferiti, prima di continuare si scusò con il pubblico dell’assenza di Yohannis che era dovuto recarsi a Varsavia.

Lei continuò ad andare al Circolo con la speranza di trovarlo lì all’impiedi davanti al leggio a leggere per lei, a rassicurarla con la sua voce; così passarono due, tre mesi, quando una sera uscendo di casa se lo trovò davanti al portone del palazzo in cui abitava, ad attenderla.

Rimase senza parole, anche quando lui la salutò e le si avvicinò al fianco e assieme si incamminarono verso il Circolo.

<<  Sono stato a Varsavia per dare un esame l’ultimo, ora sono un medico e  lascerò la Polonia, andrò in Italia, a  Roma! >> Perché mi dici questo, chiese Teresa! Perché ti amo, ti ho amata sin dal primo momento che sei venuta ad ascoltarmi, ho capito molte cose da come mi guardavi, e sono le stesse che provo io per te!

Dopo anni, stanco di Roma si trasferì su un’isola a fare il medico, non aveva uno studio, questo lo era la sua casa.

Vicino alla porta d’ingresso fece murare una grossa pietra  con inciso – POLONIA –  e sull’isola era conosciuto più come il medico polacco, che con il suo nome.

Una sera suonarono alla porta! Nella luce della porta d’ingresso apparve Teresa !

Con lei visse una vita felice fino a quando non ha potuto salvarla dal cancro; continua a cercarla in quel fascio di luce dello stesso colore dei suoi capelli, in cui ogni volta affonda le mani!