Ridere è altamente curativo, fatelo tutti!

Ridere è altamente curativo

“Un giorno senza sorriso è un giorno perso”. Frase attribuita a Charlie Chaplin che, forse, non l’ha mai pronunciata. Ma, che importa? Quello che conta è l’impatto emotivo e contagioso custodito nel senso dell’asserzione. Perché: sorridere, ridere, arrotondare le labbra e contemporaneamente stringere gli occhi, fare le smorfie per resistere, quando non si può. Così, come: irrompere in rumorose, singhiozzanti, scoordinate e urlanti vocali. Fa bene. Anzi, fa molto bene. Di più, è curativo!

Per l’ultrafamoso medico statunitense e padre della clown terapia, Patch Adams “la salute si basa sulla felicità’”. E lui ci ha creduto così tanto, al punto da fondare un metodo terapeutico, una combinazione vincente di umorismo e divertimento. Le dosi consigliate sono abbondanti, gli effetti collaterali inesistenti.

Per alcuni (forse ridono troppo poco?) la Terapia del Sorriso può solo aiutare i malati a vivere meglio la loro patologia. Per altri (che ridono e ne traggono beneficio essi stessi), invece, che il suo apporto è garanzia di benefici a livello di respirazione, ossigenazione, circolazione sanguigna.

La scienza ci ha voluto mettere la faccia ed ha confermato che ridere fa davvero vivere meglio e rappresenta la via più semplice ed economica per il benessere fisico e mentale e i dati raccolti confermano tutto. Ridere aiuta a prevenire le malattie cardiovascolari, tiene il cervello allenato, contrasta ansia e depressione e contribuisce alla salute del sistema immunitario.

Secondo uno studio della St. Edwards University di Austin, in Texas, su 2500 impiegati, è risultato che l’80%  circa di loro si sia dichiarato maggiormente produttivo se inserito in un contesto lavorativo dove regna il buonumore. Un altro studio della Mayo Foundation for Medical Education and Research, ha sottolineato come ridere riduca drasticamente gli ormoni dello stress. Il cortisolo cala del 39%, l’epinefrina del 70% e la dopamina del 38%. Se non bastasse, vale la pena citare l’indagine della Loma Linda University, in California, eseguita su un campione che ha guardato un video comico. In tutti le beta-endorfine, che alleviano la depressione, sono aumentate del 27%.

Sono, quindi, tanti e diversi gli studi scientifici (Sánchez, J. C., Echeverri, L. F., Londoño, M. J., Ochoa, S. A., Quiroz, A. F., Romero, C. R., & Ruiz, J. O. (2017). Effects of a humor therapy program on stress levels in pediatric inpatients. Hospital pediatrics, 7(1), 46-53) i quali dimostrano gli effetti benefici del buonumore che influisce sulla regolazione del rilascio di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali, a partire dalla modulazione neurofisiologica dell’asse ipotalamo-ipofisi- surrene. Il cortisolo è un ormone implicato nella risposta dell’organismo agli agenti stressanti e la modulazione del suo rilascio aiuta a migliorare le condizioni fisiche e psicologiche (Bertini, M., Isola, E., Paolone, G., & Curcio, G. (2011). Clowns benefit children hospitalized for respiratory pathologies. Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine, 2011) dei pazienti, anche nelle situazioni più gravi.

Questo è il motivo per cui iniziative come la potenza curativa della clownterapia da parte di organizzazioni come Teniamoci per mano onlus sono così importanti, offrendo non solo divertimento ma anche un reale supporto terapeutico.

Presso Teniamoci per mano onlus, ridere è una cosa talmente seria che è stata creata una squadra di Clown del Soccorso Speciale, formata da volontari pronti a scattare per portare magia e allegria nei reparti di pediatria, oncologia, e ovunque ci sia bisogno. Risate, risate e ancora risate. Questo è l’unico farmaco prescritto, da ingerire almeno tre volte al giorno, perché la “terapia del sorriso” è una medicina potente per il bambino e per i suoi genitori. L’aiuto più sincero rivolto ai bambini affinché non abbiano paura e ad affrontare la propria battaglia. Una missione che non prevede solo il gioco e l’intrattenimento. I clown sono formati per supportare intere famiglie al fine di non sentirsi soli in un momento di sconforto.