Noriglio. Shehi Zhyba Ilir ha ucciso con un colpo di accetta Mara Fait al culmine di una lite

omicidio

Si è costituito e ha confessato Shehi Zhyba Ilir, operaio albanese di 48 anni. L’uomo ha ucciso con un colpo di accetta Mara Fait al culmine di una lite all’esterno della palazzina di Noriglio. “Un dramma che lascia esterrefatti, sgomenti e senza parole”. Commenta così Francesco Valduga, sindaco di Rovereto. Maria Fait, 63 anni, infermiera caposala all’ospedale di Rovereto, da un anno in pensione, lascia l’anziana madre, testimone del delitto, e un figlio trentenne.

Da tre anni residente nella palazzina di via Fontani, gli inquirenti hanno ricostruito che i rapporti tra la Mara Fait e Zhyba Ilir erano conflittuali, con azioni legali e denunce. In base alle prime ricostruzioni, l’albanese ha visto Fait rientrare nella palazzina con la madre. Lì ci sarebbe stata l’ennesima discussione e il colpo mortale alle donna. Poi Zhyba Ilir ha abbandonato l’arma in un cespuglio, ritrovata dalle forze dell’ordine, e quindi è andato a costituirsi.

L’omicida, sposato e padre di due bambini, vive al piano superiore rispetto a Fait in una palazzina costituita da altri 4 appartamenti, tutti di proprietà della vittima. In casa era presente anche il figlio ma è sceso dopo il delitto e nessun altro vicino avrebbe assistito al femminicidio avvenuto a Noriglio, frazione di Rovereto in Trentino. L’uomo, appena commesso il delitto, si è diretto verso la caserma di carabinieri di Rovereto e ha confessato. Da quanto è emerso dagli accertamenti condotti dai carabinieri, coordinati dalla pm Viviana Del Tedesco, l’uomo, operaio di origini albanesi da anni residente in Trentino e perfettamente integrato, vive in uno dei cinque appartamenti della palazzina di via Fontani davanti a cui è avvenuto l’omicidio. Gli altri quattro sono di proprietà della vittima.

L’omicida agli inquirenti ha detto di non ricordare bene cosa sia successo. “Quando l’ho vista non ho capito più nulla”. L’anziana madre della vittima è stata ascoltata ma le sue dichiarazioni non sono servite a dirimere il caso. Esasperata dalle ripicche e dalle minacce del vicino di casa, Mara Fait aveva chiesto l’attivazione del “Codice rosso”, il programma di tutela delle donne e dei soggetti deboli che subiscono violenze, atti persecutori e maltrattamenti. Richiesta che, a quanto si apprende dagli avvocati dell’infermiera, non è stata sufficiente a salvarle la vita.