Trump: con la bufala degli scatoloni vogliono interferire nel voto

I democratici puntano sul giustizialismo per contrastare l’ex presidente Usa Donald Trump. Il tycoon infatti è stato incriminato per le carte segrete conservate a Mar-a-Lago e sottratte dalla Casa Bianca. Lo ha annunciato lo stesso Trump, che è stato convocato per martedì al tribunale di Miami, alle 15, per rispondere di sette capi d’accusa. “Questo è un giorno buio per l’America, siamo un Paese in serio e rapido declino” ha commentato l’ex presidente, denunciando il fatto che con la “bufala degli scatoloni” è in corso un tentativo di “interferire nelle elezioni”.

L’ex presidente è stato accusato formalmente dal Dipartimento della Giustizia nel quadro delle indagini sui documenti classificati trovati nell’estate 2022 nella sua residenza privata a Mar-a-Lago, in Florida. Tra le accuse ci sarebbe anche la violazione dell’Espionage Act per aver trattenuto volontariamente documenti legati alla difesa nazionale e non averli consegnati ai responsabili. Le indagini sono state coordinate dallo staff del consigliere speciale Jack Smith, nominato dal dipartimento della Giustizia, e da due gran giurì basati a Washington e in Florida.

Il tycoon diventa così il primo ex presidente nella storia americana ad affrontare accuse federali. Accuse che – secondo il New York Times – mettono gli States in “una posizione straordinaria, dato che Trump non solo è un ex presidente ma è anche il front runner alla nomination repubblicana alle elezioni 2024 che potrebbe trovarsi ad affrontare Joe Biden, la cui amministrazione sta ora cercando di incriminarlo”.

“Vanno contro un presidente popolare” con la “bufala degli scatoloni. Questa è un’interferenza nelle elezioni al livello più alto. Sono un uomo innocente”. Così Donald Trump in un video postato su Truth interviene sull’incriminazione per le carte segrete portate via dalla Casa Bianca. “Vogliono distruggere la mia reputazione perché vogliono vincere le elezioni” argomenta. Lo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, sostiene che sia “inconcepibile per un presidente incriminare un candidato che lo sfida. Joe Biden ha tenuto documenti classificati per decenni”. L’indagine sulle carte segrete di Trump è iniziata nel 2021, quando gli Archivi nazionali hanno notato che l’ex presidente non aveva consegnato tutti le carte all’uscita della Casa Bianca. Ne è partito un contenzioso sfociato poi nella perquisizione dell’Fbi a Mar-a-Lago lo scorso anno e, ora, nell’incriminazione.