Commissioni sulle prenotazioni, la palla al piede del turismo

Sempre più il settore turistico incatenato dalle commissioni è affetto da sofferenza e stasi. Prenotazioni, imprenditori, tasse, sviluppo, turisti, incoming, economia, cultura, arte, finanza, viaggiatori, flussi, innovazione, portali di prenotazioni, piattaforma turistica, host: tutte parole che rischiano allo stato attuale di suonare vuote, di portare danno e non beneficio, di essere un boomerang per la nostra amata Patria, per l’Italia che portiamo nel cuore, per tutto il comparto turistico che ha ampiamente sofferto anche a causa delle chiusure anti Covid. Il turismo in Italia rappresenta l’1,2% del PIL nazionale, ma potrebbe fare molto di più, pensando che in termini di valore aggiunto generato dalle presenze turistiche nel 2022 si sono superati gli 89,1 miliardi di euro contro i 99,9 miliardi del 2019, causa Covid compresa. ll sistema turistico di prenotazioni, in Italia e nel mondo, è fortemente malato, è avvelenato, è svuotato. Il sistema così concepito e così gestito non è benefico né per il turista, né per l’imprenditore che opera all’interno del sistema turismo, concepito a 360°, né per le associazioni di categoria, né tantomeno per lo Stato Italiano.

E’ necessario porre immediato rimedio! E’ necessario riflettere sulla motivazione di questa malattia. E’ necessario svolgere una ricerca approfondita, uno studio e una successiva azione che ponga fine, da adesso in avanti, a tutto questo, a questa perdita di denaro, a questo continuo e infinito aiuto alle multinazionali straniere e ai sistemi di prenotazione turistica esteri. Porre fine a questa falla economica. Da oggi però abbiamo un’arma in più. Si sono poste le basi per rivoluzionare il mercato turistico, aiutando gli imprenditori, le associazioni di categoria e lo Stato Italiano.

Ricerca, studio, innovazione tecnologica, conoscenza del mercato turistico, finanza applicata al settore dei viaggi: dopo anni di studio dedicati a questo fenomeno, si è trovato il responsabile di questo degrado finanziario e di questo freno al vero sviluppo turistico italiano a danno dei turisti, degli imprenditori e alle finanze dello Stato. Una piattaforma turistica tutta italiana ha un concetto innovativo che mette al centro due priorità specifiche. Da una parte le Strutture Alberghiere Italiane, gli Hotel, i B&B, gli Agriturismi, i Musei, i Ristoranti, le Pizzerie e tutte le aziende coinvolte nel settore ricettivo che fino ad oggi hanno pagato e pagano anche fino al 20% di commissioni su tutte le prenotazioni che ricevono dalle principali piattaforme turistiche on line (a titolo di esempio: Booking.com, Airbnb, Expedia, TripAdvisor). Ecco allora la novità: queste aziende, questi imprenditori potranno risparmiare ben 1,5 miliardi di Euro – sì, ha letto bene – 1,5 miliardi di Euro, aumentando così il loro fatturato, e non di poco, e saranno anche in grado di migliorare sia le strutture stesse, sia il servizio offerto al cliente, al turista/viaggiatore. Dall’altro lato abbiamo lo Stato Italiano che potrà così incassare molto di più e avere un graduale gettito derivante dalle tasse e il 25% di IVA in più, in riferimento ai suddetti dati.

Ecco allora la soluzione, quella cui si accennava poco fa: AdviceTourism promette che nessuna struttura, nessuna e mai, pagherà le commissioni. La percentuale che pagheranno gli imprenditori dei vari campi legati al turismo, in tutte le sue sfaccettature, sarà pari a zero. L’imprenditore, pur avendo la forte necessità di affidarsi ai portali turistici internazionali online non dovrà corrispondere nessuna somma relativamente agli affari conclusi: la trattativa e lo scambio di denaro avverrà direttamente tra cliente e imprenditore, con l’ulteriore vantaggio che questa trattativa diretta, questo diretto scambio di necessità in termini di date libere, di strutture ed esigenze specifiche porterà a un miglioramento dei servizi offerti e del rapporto con il turista, turista che oggi ha una visione diversa, si tratta infatti del cosiddetto “Turista 2.0”.

Vediamo gli studi condotti sul turismo, tradotti in termini numerici molto semplici. Il fatturato totale mondiale delle prime 7 piattaforme è di ben 64,96 miliardi di Euro, lo ripetiamo 64.960.000.000 di Euro. Altri 15 miliardi vengono fatturanti dalle cosiddette piattaforme minori, ma è necessario tenere conto che alcune di queste sono state assorbite dalle più grandi sul mercato. Ben il 50% di questo fatturato annuale arriva dal mercato europeo, la stessa Europa di cui fa parte l’Italia. Adesso arriva il bello o per meglio dire il brutto, la delusione, il tallone di Achille a cui però per tutto quanto sopra esposto, si può benissimo porre rimedio.

Il profitto netto di queste cifre da capogiro viene assorbito nella quasi totalità da una parte dagli USA, principale Paese dove si trovano le società di appartenenza delle suddette multinazionali, e dall’altra dai Paradisi fiscali dove hanno sede alcune delle Piattaforme principali, ad esempio Airbnb, che, guarda caso, ha contenziosi con i principali Stati europei. Perché? Perché non paga le tasse sui propri guadagni nello Stato in cui li guadagna, ovvero nei singoli Stati in cui conclude la prenotazione stessa.

Cosa cambierebbe non facendo pagare nessuna commissione?

Cambierebbe tutto: nessuna commissione/percentuale da riconoscere, maggior guadagno per gli addetti al settore turistico, fatturati e guadagni che rimarrebbero sul territorio europeo e italiano, maggiori investimenti, maggiore pagamento delle tasse, maggiori sviluppi commerciali e successivi maggiori occupati nel mondo del lavoro. Gli albergatori sostengono da sempre che per prenotare una stanza su internet ormai ci sia sempre un “portiere” tra la struttura e il cliente. Questo “portiere” però ha un vizio, un difetto, un’arroganza: impone una catena, impone una schiavitù che ormai nel lungo termine è divenuta insostenibile.

Questo “portiere” impone ad entrambi (imprenditore e turista/viaggiatore) il prezzo che vuole lui senza che le due parti possano svincolarsi. A supporto di questa attività di intermediazione c’è quella che oggettivamente possiamo definire una straordinaria capacità di indicizzazione sui motori di ricerca come Google, al prezzo di forti investimenti di digital marketing, che però hanno finito per porre, secondo la tesi degli imprenditori del settore, un limite alla concorrenza perché comparire tra le prime segnalazioni in rete è diventato impresa impossibile per una piccola struttura ricettiva priva dei capitali necessari, a tutto ed esclusivo vantaggio delle multinazionali del settore.

D’altronde succede da anni che la gran parte della ricerca delle camere avvenga su internet scavalcando non solo le agenzie turistiche tradizionali, ma anche gli stessi alberghi, e questo è il problema principale, la vera schiavitù e mancanza di libertà di azione. Quella libertà di azione che è aria pura, che è il segno distintivo dell’imprenditore, in qualsiasi mercato e settore esso operi. Peccato che il mercato sia di fatto monopolizzato da grandi piattaforme come Booking.com, Airbnb ed Expedia in grado di comparire stabilmente nella prima pagina di Google se sei alla ricerca di una camera per qualche giorno. D’altronde la varietà degli hotel segnalati è infinita, come la scelta per il cliente finale che sente di poter toccare con mano la libera concorrenza scegliendo il miglior rapporto qualità/prezzo: questo è un servizio a valore aggiunto difficilmente sostituibile.

Questo “portiere” ha però un costo e che costo: il prezzo di questa attività di intermediazione oscilla tra il 15 e il 20%. Un margine che gli albergatori hanno sempre ritenuto eccessivo ma si sa… combattere contro i giganti, contro le multinazionali del settore turistico e contro un sistema che schiavizza non è facile da soli. L’imprenditore, il piccolo imprenditore, l’esercito dei piccoli e medi imprenditori che sono la vera ricchezza della nostra Italia, coloro che sono la linfa vitale della cultura e dell’economia italiana, da soli non riescono a combattere. Per meglio dire possono farlo, ma la sconfitta è assicurata, non solo della guerra ma anche della singola battaglia. Gli imprenditori denunciano che nessuno di loro ha il potere negoziale per ottenere, per spuntare un trattamento migliore a meno di pagare il prezzo più alto, ovvero quello di sparire dal principale distributore internazionale del comparto turistico, la rete internet. Ma come si fa nel 2023?

Nel 2019 le cosiddette «online travel agencies» hanno fatto da intermediazione in Italia su prenotazioni per circa 5 miliardi di Euro, riscuotendo commissioni per oltre un miliardo e mezzo di euro (1.500.000.000 di Euro) sulle quali non vengono pagate, è la tesi accusatoria, tutte le tasse che dovrebbero. La procura di Genova ha fatto richiesta di rogatoria all’Olanda, dove c’è la sede europea di Booking.com, perché ipotizza un’evasione Iva per oltre 250 milioni di Euro (250.000.000 di Euro). Cifre pazzesche!

Adesso è il momento di agire. E’ necessario rivedere tutte quelle regole e sotterfugi legali che permettono alle grandi piattaforme straniere di guadagnare sulla pelle degli albergatori e alle spalle dello Stato, quello Stato italiano che se introitasse quanto sopra esposto potrebbe attivare politiche sociali e creazione di posti di lavoro, permettendo così di far rimanere in Italia i maggiori guadagni, che si tramuterebbero in maggiori gettiti e tasse. Queste azioni rivoluzionerebbero il modo di fare turismo e prenotazioni, con un totale appoggio, ringraziamento e memoria a lungo termine di tutta la classe alberghiera: un esercito di persone che secondo le ultime stime ammonta a ben 1.621.000 persone pari al 7% degli italiani impiegati.

E’ il momento di dire basta, basta a questo diktat, basta a questa schiavitù, basta agli affari a tasse zero: per risolvere questi impedimenti e problemi, oggi difficilmente superabili dato il contesto di assoluta imparità, nasce la start up AdviceTourism, l’Unica Piattaforma Turistica Internazionale Senza Commissioni.

Massimiliano Ferrara