Il valore dell’internazionalizzazione

universita popolare milano

Oggi ha un particolare significato essere internazionali? In un mondo sempre più globalizzato e tecnologizzato in cui ognuno, grazie ad un semplice computer collegato ad internet, si può interfacciare con chiunque nel mondo, ha senso parlare di internazionalizzazione come di un valore, di un elemento prezioso e di qualità?

La risposta è assolutamente positiva, un fortissimo sì.

L’internazionalizzazione non deve essere vista come una sorta di medaglia da appendere al petto o come la capacità di dialogare con una persona, conosciuta o sconosciuta, che risiede dall’altra parte del globo. L’internazionalizzazione è, nella sua forma più alta, un processo di apertura verso paesi o realtà culturali diverse che deve essere, in maniera giusta ed equilibrata, governata ed indirizzata.

Il processo dell’internazionalizzazione, soprattutto per quanto concerne istruzione e formazione, resta da sempre un cardine ed un obiettivo nella crescita di una Università; questo perché è una meravigliosa opportunità di crescita per i propri studenti e di straordinaria formazione e confronto per i relatori e docenti. Internazionalizzarsi vuol dire crescere, confrontarsi, ma soprattutto capire e comprendere dove sta andando il mondo odierno. Vuol dire sapersi mettere in discussione, anche al centro di una critica se necessario, per poter comprendere errori di valutazione o comprensione e imparare. Perché come insegnava Cesare Pavese da chiunque possiamo sempre imparare qualcosa.

L’internazionalizzazione oggi passa da processo culturale da governare a momento di studio e formazione. Esso è sempre più la lente con la quale vedere gli aspetti più reconditi del mondo e della società odierna e, al contempo, un metro di paragone e giudizio per la qualità degli studi e della formazione che una Università possa dare al suo corpo studenti.

Il processo di internazionalizzazione, come tutti i processi culturali, del resto, conta di due strategie assolutamente fondamentali: la strategia di sviluppo e la strategia di diversificazione.

La strategia di sviluppo, all’interno dell’internazionalizzazione, permette all’Università di poter creare e gestire quelle necessarie linee guida che ne permettano una forte crescita, una buona stabilità ed un percorso qualitativo di formazione e sviluppo tale da poter essere non solo un semplice centro di diffusione del sapere e della cultura, ma persino un polo di aggregazione formativa e di ricerca culturale. E proprio grazie a questa strategia che l’università si apre al confronto e alla collaborazione con altri istituti.

La strategia della diversificazione è l’altra gamba di una crescita sana dell’Università. Con tale strategia l’Università comincia a dipanare e diversificare l’offerta formativa da proporre ai sui studenti, ma attenzione, una offerta formativa che sappia tenere conto del concetto stesso di internazionalizzazione; pertanto un percorso di studi che possa essere completato anche in una lingua diversa dalla propria, un percorso di studi che possa essere finalizzato e specializzato all’estero tramite una proficua e continua collaborazione tra atenei che operano in stati completamente diversi.

Una diversificazione che permetta allo studente di vivere un rapporto formativo in un contesto sociale totalmente diverso al fine di permettergli di comprendere come la stessa struttura sociale, diversa da quella di partenza, possa influire o addirittura incentivare determinati percorsi formativi e culturali.

Una strategia, quella della diversificazione, che applicata correttamente permette da una parte all’Università di stringere relazioni e scambi culturali estremamente importanti, e agli studenti di stringere relazioni ed amicizie che un domani possano diventare, perché no? anche proficue relazioni lavorative.

Certo che, in questo quadro internazionale sempre più frastagliato, diventa difficile, senza una adeguata strategia e conoscenza, selezionare e capire con chi potersi interfacciare e collaborare. Soprattutto in un mondo globalizzato dove la maggior parte degli studenti tendono a scegliere solo quei quattro o cinque paesi tra i più noti per andare a completare la loro formazione, anche se in questo caso verrebbe da dire che più che la formazione vanno a completare le vacanze.

Se ci fate caso, dalle scelte di collaborazione e di scambio studenti restano tagliati fuori quasi due terzi del mondo conosciuto; una straordinaria perdita di conoscenza, ricchezza e culturale che finisce poi con il ritorcersi sulla futura vita dei paesi di partenza. Questo perché si finisce con il creare e formare una classe dirigente che sicuramente sa indicare dove si trovano gli stati appartenenti a questi due terzi del mondo, ma che non sa assolutamente nulla della loro cultura, della loro economia e del loro agire sociale.

Pertanto, una internazionalizzazione fatta in questo modo finisce con il non servire assolutamente a nulla sia nella crescita dell’Università sia nella ancor più importante crescita formativa del corpo studentesco. L’internazionalizzazione deve divenire ed essere sentita sempre più come una componente inscindibile del processo di formazione e di studi. Comprendere l’altro, la sua diversità, i suoi usi e costumi, ci aiuta ad elevare la qualità del nostro vivere, ci aiuta a saperci confrontare con gli altri in maniera sana e costruttiva e soprattutto ci aiuta a capire che il nostro punto di vista non è sempre quello unico o quello giusto. Internazionalizzare vuol dire sapersi mettere in discussione fin dalle proprie radici culturali per poi poter crescere più forti e aperti.

Fin alla sua nascita l’Università Popolare di Milano ha avuto due grandi pregi: il primo è sicuramente quello di sapersi aprire all’altro sia che vivesse a pochi metri a noi sia che stesse all’altra parte del mondo. Una apertura che ha portato la nostra Università a vantare tante e importanti collaborazioni estere. La seconda è quella, fin da subito, di aver voluto guardare anche a quei famosi due terzi del mondo a cui nessuno tendeva, in particolare al continente africano, un continente con una età media estremamente bassa, un continente dinamico e che ha voglia di crescere ed imparare.

L’internazionalizzazione è a sempre la lingua dell’Università popolare i Milano. Una lingua che viene e verrà continuamente parlata scandendola nei vari scenari mondiali, anche quelli meno conosciuti, perché la luce della cultura e del sapere è la migliore soluzione per il dileguarsi delle tenebre dell’ignoranza.