Signori, la colazione è servita: frittura di grilli!

“Ma qui giunti ove ancor cantano i grilli,
quanto silenzio sotto questa luna.”

(Umberto Saba)

“Udia tra i fieni allor falciati
de’ grilli il verso che perpetuo trema,
udiva dalle rane dei fossati
un lungo interminabile poema.”
(Giovanni Pascoli)

“Le voci si perdevano in lontananza per la strada, con scoppi rari e improvvisi di allegria. Tutto intorno, sotto il cielo stellato, si faceva un gran silenzio, e il grillo canterino si mise a stridere sul ciglio della ferrovia.”
(Giovanni Verga)

 

E la lista di poeti e scrittori che s’ispirano al canto del grillo sarebbe lunga, ma il mondo cambia… e come! Il simpatico insetto canterino tanto apprezzato in versi e in prosa finisce in polvere, del resto, come noi umani, ma… con una differenza: noi andiamo al cimitero, i grilli nelle nostre pietanze!

E sì, siamo alle solite: l’Europa oblitera i grandi temi incombenti e oggi, tanto per non cambiare, si dedica alle ricette gourmet per «palati curiosi». La pietanza proposta nel menù del giorno è l’Acheta domesticus, cioè il grillo domestico. Nuova delicatezza culinaria da sgranocchiare in polvere, come il parmigiano grattugiato o il pepe nero, a mo’ di condimento su altri cibi, magari su un bel bisteccone sintetico oltre che, secondo la classica ricetta, fritta in padella con olio rigorosamente Evo e prezzemolo esclusivamente a foglie piatte (quello simile al coriandolo, per intenderci). A chi domanda il perché del nuovo menù a base d’insetti, l’UE risponde che il grillo è l’alimento più sostenibile e compatibile con le esigenze di salvaguardia delle risorse ambientali e… altre impensabili stravaganze.

Per converso, a contestare detta affermazione troviamo, tra tanti, Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, il quale, in una nota all’agenzia Adnkronos, afferma che presentare cibi esotici come alimenti meno impattanti sull’ambiente della nostra dieta è infondato, in quanto quest’ultima, oltre che di qualità, è accertatamente a basso impatto ambientale.

E non solo, Scordamaglia reagisce anche ad un’altra stravaganza (non è l’ultima e chissà dove andremo a finire) partorita dai cervelli dei guru nutrizionisti dell’UE: il via libera all’Irlanda nel poter apporre etichette, quasi fossero ispirate dal predicatore Girolamo Savonarola, con l’avviso di nocività su vini, birre e alcolici. Tra le avvertenze si leggeranno, nonostante i pareri contrari che hanno già manifestato Italia, Francia, Spagna e altri sei Stati dell’Unione, gli anatemi: «il consumo di alcol provoca malattie del fegato» e «alcol e tumori mortali sono direttamente collegati».

Giuseppe Arnò

Naturalmente, senza ombra di permalosità da parte nostra, sospettiamo si tratti di un attacco diretto principalmente al Belpaese che, anche se oggi non è più chiamato Enotria ovvero Terra del vino, rimane il principale produttore ed esportatore mondiale di vini con oltre 14 miliardi di fatturato, di cui circa 8 all’estero e che vanta eccellenze che il mondo ci invidia: Brunello di Montalcino, Chianti Classico, Barolo, Franciacorta, Barbaresco, Colli Euganei, Bolgheri Superiore, Flaccianello della Pieve, Tignanello, Primitivo di Manduria, Negroamaro, Nero d´Avola, Cabernet, Prosecco, Lessini Durello, Pinot Nero, Chardonnay Alto Adige, Merlot, Cirò, Malvasia e la lista non finisce mai.

Per fermo, chi autorizza ad etichettare il buon vino con la dicitura «pericoloso per la salute» o con altre bizzarrie del genere ignora o finge di ignorare tutti gli studi scientifici mondiali, che attestano il benefico effetto di un paio di bicchieri di vino a tavola. Da che mondo è mondo, infatti, non v’è chi non sappia che trangugiare un fiasco di vino da soli non può che essere nocivo alla salute.

«Usa, non abusare; né l’astinenza né l’eccesso rendono un uomo felice». Ahinoi, per Bruxelles parole al vento quelle di Voltaire!

I 28 Paesi che fanno parte dell’UE hanno usi e costumi differenti e già si è abbondantemente detto e ridetto che una regola che può andar bene a Nuorgam (Finlandia) non andrà bene ad Akrotiri (Cipro). Il vino, di qualità e bevuto con moderazione, fa bene e oltretutto fa parte del nostro stile di vita; uno stile che non cambieremo a suon di insetti e, altra originalità europea, di vino analcolico o annacquato! Confidiamo molto nelle politiche e pratiche di salvaguardia della sovranità alimentare che saranno messe in atto dal nostro governo; Coldiretti, Filiera Italia, Unione Italiana Vini (UIV), Federvini e Regione Veneto sono già in ‘fermento’ per difendere a spada tratta i prodotti della nostra civiltà mediterranea.

Bene! l’Europa, dunque, per l’assillo della «rivoluzione verde» e della «transizione ecologica» o per altri motivi… reconditi ma non troppo, ci vuole trasformare in automi insettivori, astemi, e solo Dio sa in cos’altro… parte del programma di un futuro mondo cibernetico con conseguente cosificazione dell’essere umano.

Ciò facendo, però, essa si dimentica dei valori e degli obiettivi fondanti su cui si dovrebbe reggere, né tampoco si rende conto di ciò che accade attorno a sé, stante l’osceno sinedrio di politicanti e temerari faccendieri che ormai ‘appestano’ le stanze del potere. Ci riferiamo allo scandalo ‘Qatargate & Maroc-Leaks‘, tanto per rimanere sull’attuale.

Euromazzette

Sono stati pubblicati su Internet notevoli documenti riservati del governo marocchino, che rivelerebbero le ‘pressioni’ del servizio segreto di Rabat sui deputati di Strasburgo, al fine di influenzare le scelte dell’UE su accordi economici bilaterali e non solo. In altre parole, si tratterebbe della creazione di un’agenzia di lobbying in house (lobbismo interno) per la tutela degli interessi politico-commerciali del Marocco.

Il “Qatargate“, come si sa, è solo all’inizio e lo scandalo si espande a macchia d’olio. Ad oggi l’indagine giudiziaria rivela non solo valigione piene di contanti, sparse qua e là in lussuosi appartamenti di Bruxelles, ma anche artificiosi movimenti bancari, probabili conti nei paradisi fiscali offshore e l’allargamento della cricca dei malfattori.

Boh! Noi intitoleremmo questi deplorevoli avvenimenti «Bruxelles connection». Sembrerebbe il titolo di una qualsiasi spy-story, ma, in sostanza, è la triste storia del tentativo (al momento sventato) di comprare la democrazia europea. La democrazia di un’Europa che, d’accordo con Giorgia Meloni, dovrebbe fare meno cose, ma meglio, con meno centralismo e più sussidiarietà, con meno burocrazia e più politica. Un’Europa, infine, che sappia essere un vero motivo di orgoglio per i suoi onesti cittadini.

Il malaffare

La corruzione nella politica o legata al mondo della politica, purtroppo, ad oggi, non si è potuta estirpare. Gli elementi che giostrano attorno a questo fenomeno sono sempre gli stessi: immunità parlamentare; finanziamento pubblico dei partiti; non applicazione del principio meritocratico nella scelta dei candidati alle cariche pubbliche; i sempiterni legami malavita-politica; e il difficile rapporto tra Magistratura e sistema politico. Rapporto, quest’ultimo, complicato, in quanto investe aspetti di varia natura: politico-sociale, costituzionale e, non per ultimo, giuridica. Una sensata riforma della Giustizia potrebbe in parte risolvere il problema, ma non senza mettere mani agli altri elementi che dello stesso ne fanno parte. Sarà sempre più difficile: si affronta questo complesso rebus ormai da anni senza risultati, ma sperar non nuoce!

Che il malaffare non sia, comunque, un problema solo italiano è cosa certa, ci mancherebbe, ma ci duole il fatto che, ad esempio, tra i principali indagati nella «Bruxelles connection» ci siano parlamentari e funzionari italiani. E non importa poi che siano di sinistra o no: ad essere feriti sono stati l’onestà e il prestigio italiani! «Buon sangue non mente» potrebbe sussurrare con sarcasmo qualche buontempone disfattista dalle parti di Bruxelles e certamente questa allusione ci ferirebbe ulteriormente, dal momento che gli italiani onesti preferirebbero che il proverbio fosse citato ad alta voce e, magari, in occasione di altre circostanze: una coppa del mondo o meglio ancora un premio Nobel, no?

V’è di più, questi malfattori italiani, che delinquono tra le istituzioni europee, recano un grande danno all´immagine e alla reputazione del nostro Paese e, conseguentemente, offrono libero adito a personaggi come Michel Claise, pubblico ministero belga che si occupa del Qatar-gate, di affermare con toni insolenti e gratuiti, afferrando al volo la notizia dell’arresto di Matteo Messina Denaro, che «in Italia, mafie ricchissime stanno comprando una dopo l’altra tutte le aziende che stanno fallendo: il 50% dell’economia è attualmente nelle mani di mafie come Ndrangheta e Cosa Nostra».

Ecco che Monsieur le juge Claise non perde l’occasione per stereotipizzare l’Italia, buon per noi, però, che le sue affermazioni non siano confortate dalle realtà statistiche: specifici e recenti studi richiesti proprio dalla Commissione europea rivelano che il giro d’affari del crimine organizzato in Italia incide in misura minore dell’1% del PIL nazionale o del 2% secondo la Cgia di Mestre. Tant’è!

Non c’è da rallegrarsene, certo, ma non vogliamo nemmeno sentirci dire dagli onniscienti di Bruxelles che la metà del nostro PIL è nelle mani dei malaffaristi!

Chi vuol intendere, intenda!

Ordunque, ritornando a bomba, il fatto che la Commissione europea abbia autorizzato la vendita sul mercato Ue del grillo domestico in polvere e che sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue si legga che detta «leccornia» potrà essere messa in commercio, in esclusiva e per un periodo di cinque anni, solo dall’azienda vietnamita «Cricket One Co. Ltd», salvo rilascio di successive autorizzazioni a terzi… dopo l’iter previsto dalle norme Ue, ci fanno sorgere, Dio ci perdoni, più di un sospetto.

Due pesi e due misure?

Proprio così. Infatti, da una parte la Commissione europea ha ammesso che gli insetti commestibili possono essere tossici oppure provocare reazioni allergiche, tant’è che ha disposto ulteriori e accurate indagini circa l´allergenicità della farina dell’Acheta domesticus, e dall’altra ne ha autorizzato la commercializzazione, senza però la necessità di segnalare l’eventuale pericolo di allergia alimentare sulle etichette del prodotto, come invece si vuol fare con il vino e le bevande alcoliche. Boh, delle due una: o i provvedimenti sanitari dell’Unione vengono emessi «ad libitum» o «ad capocchiam» e cioè a ‘piacere’ o a ‘casaccio’. Ai lettori ogni considerazione…

«A pensar male degli altri si fa peccato, anche se spesso si indovina». È ciò che di solito affermava lo statista più longevo della storia repubblicana, Giulio Andreotti buonanima.

A questo punto, ci mancherebbe solo il lancio pubblicitario dell’insetto canterino ed ecco che, se ciò avvenisse, nella nostra memoria, per certi versi, apparirebbero le scene del film commedia del 1997 di Sandro Baldoni «Consigli per gli acquisti». Nel film il titolare di un’agenzia di pubblicità, certo Giulio Stucchi, si appresta a strutturare una campagna di lancio di un nuovo mangime per cani. Dopo vari tentennamenti, rivela ai suoi coadiutori che nelle confezioni imballate in Argentina è stata messa una partita di carne avariata e incommestibile. Tuttavia, stante la prospettiva del buon lucro derivante dalla già predisposta strategia di marketing, il programma organizzativo parte senza remore e l’inganno al pubblico è cosa fatta.

“Credere è monotono. Dubitare, invece, è profondamente appassionante” Oscar Wilde.

Ora appunto, il grillo gourmet probabilmente non sarà avariato come la carne in scatola del film di Baldoni, ma la dichiarata «sostenibilità» dell´alimento da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e la concessione di vendita in «esclusiva» alla Cricket One Co. Ltd ci ricordano, senza offesa, i rassicuranti progressi relativi alla tutela dei diritti umani nel Qatar, accertati dalle commissioni speciali europee addette a tale scopo, e il placet alla ratifica di due importanti ma controversi accordi commerciali con il Marocco nel 2019. Accordi peraltro e fortunatamente bocciati dalla Corte di giustizia dell’Ue nel 2021, ritenendo che costituissero una violazione del diritto internazionale.

Insomma, col dovuto rispetto per le «babeliche» direttive dell’Ue nonché per le opinioni e l’orgasmo gustativo altrui, gli insetti a colazione; il cibo sintetico; il vino annacquato; il Nutriscore; e certe licenze alimentari in esclusiva… scusateci, ma ci fanno venire cattivi pensieri, nonché malessere! Con certezza, solo gli eventi ci diranno se e quanto la nostra diffidenza sia fondata.

D’altronde, il tempo, come si suol dire, è galantuomo!

È vero, ma, allo stato attuale delle cose, d’accordo con Hypolite de Livry, «Da quando ci sono così tanti furfanti, non si crede più alle persone oneste».

 Giuseppe Arnò