Dissolvenze
Chi può dire di che colore e sapore abbia il mio sangue?
E la mia carne?
Chi può dire di conoscermi, di cosa si nutri la mia anima, di che colore siano i giorni miei?
Chi è in grado di spiegare ai giorni miei che la tristezza è solo un colore e non un dolore?
Chi potrà mai raccogliere i giorni miei e gettarli in un fosso?
Potrei la morte tenerla come un santino nel portafoglio
Portarla come e ogni tanto rivolgerle una preghiera come si fa con un Santo:
che preghiera recitare alla morte? Se lei da cieca non sa di essere sempre con me! Potrei raccontarle un giorno la mia vita e chissà se provando pietà di me risparmierebbe almeno le sofferenze alla mia anima al momento del trapasso da questo mondo a un altro….
Ma io già sono così … diviso tra il mondo mio e questo che non riconosco più e per questo il più delle volte con la semplice dissolvenza svanisco nel mio.
Dovrei avvisarla, dirglielo che se non dovesse trovarmi qui, può sempre trovarmi nel mio mondo; questo è giusto, è corretto!
Questa notte il cielo si fa guardare, osservo le stelle che sono lassù e penso che siano loro ogni qualvolta a guidare i miei passi nelle strane vie del destino.
Le ali che ho addosso e che ho sempre desiderato avere, penso che mi siano state accordate perché io possa volare grazie a loro lassù nei cieli di me stesso e rimanere quello che sono stato e sono ancora adesso.
Ma io cosa sono?
Come spiegarlo chi sono ?
Perché quelli come che la buona gente definisce: poeta …. È comprensibile.
Perché quelli come me sono sognatori, forse anche irrazionali, vulnerabili, più viandanti che stazionari; sono quelli che in mano hanno lo zaino e delle matite, quaderni, non per farne un diario, ma per accorciare le distanze, abbattere i muri e la crudeltà dei regimi, sono irrazionali nell’anima.
In realtà il destino degli altri può essere utile al mio quasi come fosse un riferimento, per non commettere i più comuni errori di sopravvivenza.
Io me ne sono andato già da tempo nell’altro mondo, i miei sogni, le allegoriche illusioni .. volati via impressi nelle stelle che a guardarle qualcuno potrebbe volendo venirmi a trovare.
E il vuoto?
Il vuoto è qui dove ho l’amarezza, qui dove c’è l’amarezza in bocca e non è ilarità, vedo trionfare la distruzione fisica e delle anime, l’annientamento delle coscienze.
Le mani recise degli occhi.
Smettetela, fermatevi!
Non lasciatevi ingannare, voi che pensate di cavarvela in ogni occasione; voi siete uguali al mondo che conosce e sa queste cose.
Perché allora tanta costernazione nel dire barbugli! Tanto è sempre colpa di questo, di quello.
Dicono che sia pericoloso fantasticare, immaginare un’altra esistenza … dovete lasciare i poeti e di unirvi alla lunga schiera dei vivi stupidi, senza la sete del sapere e della conoscenza.
Perché questa gli è stata spenta già da tanto tempo.
Dicono di affidarvi alle sorti della realtà, quella dei sogni è stata bandita.
Ma io penso che sia giunto il momento per voi di sfuggire alla paranoia, di riprendervi la vita che vi è stata tolta.
Assai meglio è morire di sogni, di magia, di fantasia!
Loro non vi sveleranno mai la causa della vostra morte, la mia potrebbe essere in un temperino che non riesce a rifare le punte alle matite! Meglio per coloro che non riescono a creare linguaggio: è morto assieme ai sogni!
Mentre tu beone, artigiano di morte dormivi sicuro nel tuo letto di stracci.
La bruttezza non s’è diradata e occorre sbrigarsi, la vita per poterla amre bisognerà rifarla e di questi tempi è difficile con la penna, ma ditemi voi morti assetati di verità dimenticaste che la parola è più forte della forza di tutti voi messi assieme. Tornate a vivere che il tempo corre più veloce di voi portandosi via i ricordi … il tempo è un male attrezzato, bisogna strappare con le unghia quella poca felicità ai giorni a venire, senza è meglio morire in questa vita e risorgere nell’altra … qui vivere è assai complicato!