La storia del CBD in Italia e nel mondo

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La canapa ha accompagnato la storia dell’uomo sin dagli albori.

I primi reperti storici ci riportano addirittura ai tempi preistorici, quando i primi documenti archeologici suggeriscono la sua coltivazione risalgono alla fine della prima era glaciale con la nascita dell’agricoltura da 10.000 a 12.000 anni fa.

La pianta di cannabis è originaria dell’Asia centrale, e in particolare del subcontinente indiano, sebbene il suo utilizzo si diffonda presto e rapidamente in tutti i continenti.

Essendo un materiale robusto e fibroso derivante da una coltura resistente, adatta a più climi e con velocità di crescita, la canapa è stata probabilmente la prima pianta coltivata per la fibra tessile.

C’è ovviamente una differenza tra la piante di canapa utilizzata come fibra tessile e l’uso moderno del CBD che conosciamo oggi, tuttavia anche l’uso delle molecole presenti nel fiore di canapa è stato documentato diverse migliaia di anni fa.

Uno dei primi documenti ci arriva dal 2737 a.C. dove ci fu il primo uso documentato di medicine derivate dalla cannabis da parte dell’imperatore cinese Sheng Nung. L’imperatore non assunse il moderno olio di CBD, ma un tè fatto con la cannabis.

Nel corso della storia ci sono molti casi documentati di utilizzo della canapa e della sua importanza, il re Enrico VIII multava gli agricoltori per non aver coltivato canapa industriale nel 1533 così come quasi cento anni dopo, nel 1619, i coloni in Virginia resero illegale non coltivare canapa.

Ma poi nacque l’industria del petrolio e della chimica moderna che vedeva le mille proprietà della canapa come una minaccia per le industrie emergenti.

Nei primi anni 20 del 1900 iniziò infatti una campagna discriminatoria della cannabis e additata come droga illegale e dannosa.

Di fatto anche oggi la canapa è illegale nella maggior parte degli stati.

Tuttavia, grazie a decenni di moderne evidenze scientifiche, finalmente la canapa sta riprendendo il suo posto nella storia.

La scoperta del CBD

Nonostante la canapa sia stata coltivata e utilizzata in molte forme diverse dall’umanità per molti millenni, solamente negli ultimi anni abbiamo veramente compreso le sue numerose proprietà.

Con il progresso sia della biologia che della chimica organica, ora abbiamo tutti gli strumenti per conoscere la composizione molecolare della pianta di cannabis, incluso il CBD, e studiarne le proprietà.

Il CBD, abbreviazione di cannabidiolo, fu scoperto per la prima volta nel 1940 da Roger Adams, un chimico americano.

Roger Adams isolò non solo il CBD, ma anche un altro cannabinoide chiamato CBN (cannabinolo) dalla pianta di canapa e ha ipotizzato l’esistenza della sostanza chimica psicoattiva THC (tetraidrocannabinolo).

Poco dopo che il dottor Adams ha isolato i primi cannabinoidi dalla marijuana, gli scienziati hanno iniziato a testarli su animali da laboratorio. Questo nonostante il fatto che dovessero ancora determinare il tipo esatto di strutture chimiche con cui stavano lavorando.

Fu solo nel 1964 che il THC fu isolato per la prima volta da Raphael Mechoulam, uno dei ricercatori più importanti al mondo nello studio della cannabis.

È stato grazie al lavoro di Mechoulam che sono state identificate la forma molecolare 3-D del CBD  e le proprietà del CBD e del THC.

Nel corso del 20° secolo la ricerca medica scientifica continuò il suo operato, rimanendo comunque in un contesto di legislazioni contrarie. E’ solamente negli ultimi anni che finalmente la storia della canapa e del CBD cambiò.

La storia moderna del CBD

La decisione storica della California di legalizzare la cannabis terapeutica nel 1996 è stata rivoluzionaria per la storia moderna del CBD in quanto ha aperto finalmente la strada alla raffica di sostegno pubblico e ricerca che sarebbe arrivata di lì a poco.

La Marin Alliance for Medical Marijuana di Fairfax è diventata il primo dispensario di marijuana medica ad aprire sul suolo statunitense.

Ha rapidamente aperto la strada ad altri stati da seguire, tra cui Oregon, Alaska e Washington nel 1998, Maine nel 1999 e Hawaii, Nevada e Colorado nel 2000.

Ma fu grazie alla storia della povera Charlotte, che il mondo finalmente scoprì i tanti benefici della molecola.

Charlotte Figi è nata con una forma estremamente grave e rara di epilessia cronica, conosciuta con il nome di sindrome di Dravet, una sindrome epilettica generalizzata e sintomatica caratterizzata da prognosi grave e ritardo psicomotorio.

La storia di Charlotte fece il giro del mondo quando grazie al duro impegno del fratello maggiore iniziò ad utilizzare olio di cannabidiolo per alleviare le sue convulsioni contribuendo, con la sua storia, a lanciare un movimento mondiale che ha portato a cambiamenti epocali nelle leggi sull’uso terapeutico della marijuana.

Il disturbo di Charlotte è unico tra le condizioni epilettiche del bambino in quanto è intrattabile, il che significa che non risponde ai farmaci.

Da 3 mesi fino all’età di cinque anni, la giovane Charlotte soffriva regolarmente di oltre 300 crisi epilettiche a settimana. Nessun farmaco preveniva gli episodi o ne riduceva l’intensità.

Tuttavia, la notizia che fece il giro del mondo nel 2013 fu quella degli attacchi quasi spariti grazie all’utilizzo di estratti di cannabis ad alto contenuto di CBD.

La storia ha ottenuto un’ampia attenzione nazionale e quasi certamente ha galvanizzato la legislazione a sostegno del CBD come terapia medica riconosciuta.

Questo portò finalmente anche l’Europa a riconoscere i benefici della canapa e del CBD, l’Italia recepì finalmente la direttiva europea e nel 2016 emanò la legge 242 che regolamenta la produzione di canapa industriale con contenuto di THC inferiore allo 0,6% e ad alto contenuto di CBD.

Nonostante anche il THC sia una molecola fondamentale, gli interessi di bottega fanno sì che ci siano ancora dei limiti e pertanto dobbiamo accontentarci della cosiddetta canapa light, la canapa a basso contenuto di THC e alto contenuto di CBD.

A seguito della legge 242, in Italia il mercato della canapa legale è praticamente esploso con tantissime nuove aziende agricole e commerciali che si sono buttate in questo nuovo mercato ricco di opportunità.

I passi da fare sono ancora numerosi, ma ad oggi possiamo finalmente dire che i primi passi verso la piena normalizzazione della pianta sono ormai realtà e non ci resta che essere ottimisti e speranzosi per un futuro glorioso della canapa.

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