La vita digitale ha un’impronta ecologica non indifferente

impronta digitale

Ogni ricerca su internet pesa 0,2 grammi. La vita digitale (come quella analogica)- ha un’impronta ecologica non indifferente, nonostante la dematerializzazione induca l’illusione che i comportamenti non abbiano conseguenze. Infatti l’information technology genera il 4% delle emissioni di CO2 a livello globale e si prevede che questa cifra aumenterà di tre volte entro il 2025 rispetto ai livelli del 2010, secondo le stime elaborate in un recente report di Capgemini. Si stima anche che il solo It nel mondo delle imprese al 2025 avrà un’impronta di carbonio equivalente a 463 milioni di veicoli per anno. Ma molto si può fare sin d’ora cambiando abitudini e approcci.

Una delle questioni più spinose riguarda i data center, in cui vengono immagazzinati ed elaborati i dati. Questi consumano dalle 10 alle 50 volte più energia per metro quadrato rispetto ad un ufficio tradizionale. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, i data center sono responsabili per circa l’1% della domanda mondiale di energia. Un dato che sarebbe destinato a salire con la crescita dell’economia digitale e il numero di utenti collegati. Nel frattempo i maggiori operatori del cloud stanno facendo grossi investimenti per migliorare efficienza e sostenibilità con le rinnovabili. Un’altra questione importante riguarda l’energia necessaria per il funzionamento degli impianti di raffreddamento.

Altro impatto ambientale deriva dalla produzione e dallo smaltimento dei device elettronici. L’estrazione dei metalli (risorsa finita) usata per produrre gli smartphone è legata alla distruzione dell’ambiente e allo sfruttamento di manodopera minorile e illegale. Ai costi legati alle energie fossili per produrre i device si sommano gli eguali costi per l’uso di dispositivi stessi. Una strategia è aumentare la durata dei dispositivi. Un altro problema urgente riguarda lo smaltimento delle sostanze tossiche dei dispositivi che minacciano l’ambiente e la salute. Peraltro il volume annuale degli ewaste è stimato in crescita a 74 milioni di tonnellate al 2030 (secondo Global E-waste monitor 2020) . Solo il 17,4% dei rifiuti elettronici è riciclato mentre si stima che il valore complessivo dei metalli contenuti si aggiri sui 57 miliardi di dollari (di cui solo 10 recuperati tramite il riciclo).

Le organizzazioni possono inoltre ottimizzare l’uso dell’energia adottando meccanismi più efficienti di trasferimento dei dati, ricorda CapGemini. Per esempio il passaggio all’edge computing può ridurre l’uso dell’energia processando i dati più vicini alla fonte. Questo riduce il bisogno dei dati di essere trasmessi a un data center che magari è situato a centinaia di chilometri di distanza. Inoltre Capgemini stima che il passaggio ad architetture cloud verdi ha avuto come vantaggio circa il 19% di taglio dei costi da parte delle organizzazioni.

Le big tech, da Apple ad Amazon nel frattempo non si risparmiano, almeno ad ascoltare i proclami. Nelle scorse settimane Samsung ha annunciato che dal 2025 incorporerà i materiali riciclati nei nuovi device, eliminerà la plastica dal packaging, punterà a una riduzione al di sotto di 0,005 W per i caricabatterie. In generale però la strada appare lunga e non senza insidie. Negli Stati Uniti Grennpeace ha accusato le big tech non solo di andare a rilento nella loro roadmap ma anche di essere in qualche modo incoerenti, accusando alcune società di fornire l’intelligenza artificiale alle società petrolifere per migliorare le estrazioni sul campo.

Senza aspettare che si muovano le big tech ciascuno può fare la propria parte per ridurre la propria impronta ecologica digitale. Si possono ponderare gli acquisti in base ai reali bisogni, fare durare il più possibile i dispositivi e portarli ad un corretto smaltimento. Online si possono adottare una serie di comportamenti virtuosi come:

1) Ripulire le mailing list e rimuovere gli allegati da un messaggio a cui stai rispondendo

2) Ottimizzare le dimensioni dei file che si inviano: file compressi, immagini e pdf a bassa definizione

3) Considerare l’utilizzo di siti di archiviazione temporanea piuttosto che inviare come allegato, soprattutto quando ci sono più destinatari

4) Archiviare e utilizzare quanti più dati possibile localmente

5) Archiviare solo ciò che è necessario nel cloud

6) Spegnere la videocamera durante le call se non è strettamente necessario

7) Disabilitare le funzioni Gps, Wifi, Bluetooth sul telefono o il tablet quando non lo si utilizza, oppure mettere in modalità “aereo”.

8) Collegare la propria attrezzatura (computer, stampante, box, ecc.) a una ciabatta commutata e spegnerla quando non serve.

9) Rendere facile e piacevole la lettura di un documento sullo schermo, cosicché il ricevente sarà meno propenso a stamparlo.

10) Disiscriversi dalle newsletter che non interessano e cancellare dalla casella di posta i messaggi che non servono.