Caldo record in Europa lo scorso anno

È stato l’anno più caldo mai registrato in tutta Europa, con temperature autunnali e invernali da record. A livello globale il 2020 è stato uno dei tre anni più caldi mai rilevati e anche gli ultimi sei anni sono stati i più caldi da quando se ne tenga registro. Le concentrazioni di gas serra (anidride carbonica e metano, CO2 e CH4) hanno continuato ad aumentare toccando i livelli annuali più alti dal 2003, anno in cui sono iniziate le osservazioni satellitari. A livello mondo gli indicatori globali mostrano che le temperature medie degli ultimi 5 anni sono le più alte mai registrate e di 1,2 gradi sopra la media registrata nel periodo tra il 1850 e il 1900, quindi vicine al limite di +1,5 gradi fissato dall’Accordo di Parigi sul clima della COP21. Così il ‘Rapporto sullo stato del clima in Europa 2020’ (European State of the Climate 2020) pubblicato dal Copernicus Climate Change Service (C3S), servizio implementato dal Centro Europeo per le previsioni a medio termine (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts- ECWMF) per conto della Commissione europea.

L’inverno in Europa ha registrato temperature sopra la media stagionale di 3,4 gradi, molto elevate nel Nord-Est del continente, con un impatto sulla copertura nevosa, sul ghiaccio marino e sul numero di giorni nei quali è stata registrata una temperatura inferiore allo zero. Diversi episodi di caldo intenso si sono verificati in estate colpendo diverse regioni europee in ogni mese dell’anno, ma le ondate di calore non sono state intense, diffuse e lunghe tanto quanto quelle registrate negli ultimi anni. La media regionale degli incendi in Europa è stata vicina a quella del periodo 1981-2010, ma con periodi dove sono stati registrati livelli superiori alla media a livello locale, in particolare nei Balcani e nell’Europa orientale alla fine dell’inverno e in primavera.

La temperatura annuale in Europa è stata “la più alta mai registrata, almeno 0,4 gradi sopra la media dei cinque anni più caldi, verificatesi tutti nell’ultimo decennio”, precisa Copernicus nel suo rapporto annuale sullo Stato del clima in Europa. L’autunno e l’inverno in Europa sono stati “i più caldi registrati, con l’ultima stagione che ha stabilito un nuovo record con 3,4 gradi al di sopra la media registrata nel periodo 1981-2010 e circa 1,4 gradi in più rispetto al record precedente”. L’Europa nord-orientale è stata “eccezionalmente calda con temperature di 1,9 gradi al di sopra della media delle registrazioni precedenti”. Durante l’inverno, in questa regione “sono state registrate temperature massime e minime rispettivamente fino a 6 e 9 gradi al di sopra della media del periodo 1981-2010”. Il 2020 ha registrato anche il maggior numero di ore di luce solare in Europa dall’inizio delle registrazioni satellitari nel 1983. Per quanto riguarda l’Artico, invece, oggetto di un focus nel rapporto, il 2020 è stato, “con ampio margine, l’anno più caldo mai registrato nella Siberia Artica”. Durante l’estate l’area è stata colpita da fenomeni di siccità e ha registrato un numero incendi da record. A marzo, invece, un vortice polare particolarmente forte ha portato a una riduzione da record dell’ozono nell’emisfero settentrionale.

A livello globale, dettaglia il rapporto Copernicus, il 2020 è stato uno dei tre anni più caldi mai registrati, mentre gli ultimi sei anni sono stati i più caldi mai registrati. Temperature superiori alla media sono state registrate principalmente in Siberia settentrionale e in alcune parti adiacenti all’Artide dove le anomalie hanno raggiunto i 6 gradi. Il Pacifico Equatoriale ha registrato temperature inferiori alla media, associate a La Niña, emerse nella seconda metà dell’anno. In tutto ciò, nel 2020, le concentrazioni globali di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4), sono aumentate. Stime preliminari dai dati satellitari indicano che “le concentrazioni di CO2 sono aumentate dello 0,6% durante l’anno e quelle di CH4 di quasi lo 0,8%”.

I dati di Copernicus mostrano che “le concentrazioni atmosferiche di gas serra per il 2020 hanno raggiunto la loro media annuale globale più alta tra le registrazioni effettuate da CAMS (Copernicus Atmosphere Monitoring Service) dal 2003”. Le misurazioni a terra sono disponibili per un periodo molto più lungo e mostrano “una costante tendenza all’aumento”. L’analisi preliminare indica che “la CO2 è aumentata ad un tasso leggermente inferiore rispetto a quello degli ultimi anni, mentre il CH4 è aumentato più rapidamente rispetto agli ultimi anni”. I risultati indicano inoltre che questi cambiamenti derivano da una combinazione di effetti che hanno indotto leggere riduzioni delle emissioni causate dall’uomo nei periodi di lockdown, dovuti all’emergenza da CoViD-19, e a un aumento dei flussi di temperature calde sulle superfici terrestri che hanno influenzato le fonti di anidride carbonica e metano.

Rispetto ai diversi tassi di aumento di CO2 CH4 “ad ora non abbiamo una spiegazione chiara”, spiega in conferenza stampa Vincent-Henri Peuch, capo del CAMS e vicedirettore del Copernicus Department allo ECMWF, “c’è un possibile legame con le anomalie nell’Artico, con le aree umide, ma per ora siamo allo stadio di ipotesi, non possiamo ancora spiegarlo in modo preciso a questo punto, dovremo approfondire in futuro”. Per quel riguarda il metano “è una questione di tendenze e variabilità- spiega Peuch- è un potente gas serra e ha origine antropogeniche, per cui le misure di riduzione sono molto importanti”. Il valore che lo riguarda, quindi, “è molto più allarmante rispetto a quello dello scorso anno, e ci mostra che ridurre l’anidride carbonica non basta, ridurre le emissioni di metano è molto importante nella lotta al mutamento climatico”. L’aumento, comunque, “probabilmente non è legato ad attività umane, vista la loro riduzione che si è verificata a causa della pandemia”, precisa Peuch.

Il Rapporto sullo stato del clima in Europa 2020 di Copernicus sottolinea come le temperature abbiano una tendenza al riscaldamento. Nel 2020, le ondate di calore in Europa non sono state così intense o durature come negli ultimi anni. “Tuttavia, durante l’estate, episodi di temperature molto elevate si sono verificati a livello regionale e hanno portato a nuovi record di temperatura, come in Scandinavia a giugno e in Europa occidentale ad agosto- segnala il rapporto- In agosto, una dorsale di alta pressione ha portato aria calda dall’Africa, spingendo in alto le temperature superficiali e provocando temperature notturne particolarmente calde in Europa occidentale. In Francia sono stati battuti diversi record di temperatura massima per il mese di agosto”. Per quanto riguarda precipitazioni e portata dei fiumi, nel febbraio 2020, una vasta area dell’Europa è stata colpita da precipitazioni al di sopra della media a causa di eventi piovosi di forte intensità. “Nell’Europa nord-occidentale, questo periodo è stato seguito da una delle primavere più secche degli ultimi 40 anni, sia dal punto di vista dell’umidità del suolo sia delle precipitazioni- segnala il rapporto- Questa transizione dall’umido al secco ha avuto un impatto notevole in tutto il continente, causando il passaggio da un’alta a una bassa portata dei fiumi in alcune parti dell’Europa nord-occidentale, come è successo al bacino del fiume Reno”. Per l’Europa, “la portata media dei fiumi in aprile e maggio è stata la più bassa mai registrata dal 1991”.

All’inizio di ottobre, però, si è verificata la tempesta Alex, la prima della stagione delle tempeste invernali del 2020-21. Precipitazioni insolitamente elevate hanno battuto il record di un giorno nel Regno Unito, nella Francia nord-occidentale e nelle Alpi meridionali. Anche il lato francese e quello italiano delle Alpi Marittime sono stati colpiti da precipitazioni giornaliere. che hanno superato di tre volte la media tipica di ottobre in alcuni luoghi. La tempesta Alex ha quindi “causato un aumento della portata dei fiumi superiore alla media in gran parte dell’Europa occidentale, con inondazioni devastanti in alcune regioni”. Per l’Artide, precisa Copernicus nel suo rapporto annuale sullo Stato del clima in Europa, il 2020 è stato “il secondo anno più caldo, con una temperatura superficiale dell’aria di 2,2 gradi sopra la media del periodo 1981-2010”.

Mentre la prima parte dell’anno è stata più fredda della media in gran parte dell’Artide, “l’estate e l’autunno hanno compensato con le temperature più alte mai registrate”. Le alte temperature artiche del 2020 sono state causate “principalmente da un anno eccezionalmente caldo nella Siberia artica”. Per questa regione, “il 2020 è stato l’anno più caldo con temperature di 4,3 gradi sopra la media, 1,8 gradi in più rispetto al record precedente”. Il ghiaccio marino, per contro, “è stato ai minimi storici per la maggior parte dell’estate e dell’autunno nei mari artici adiacenti”.

Le temperature da record in primavera e in autunno hanno anche portato a una copertura nevosa inferiore alla media. “È probabile che questo abbia contribuito all’aumento di calore, poiché meno energia solare è stata riflessa ma al contrario è stata assorbita dalle superfici più scure non innevate”, avverte Copernicus. Il caldo e la mancanza di neve hanno anche contribuito a episodi di siccità, fornendo condizioni favorevoli per gli incendi di grandi dimensioni. Durante l’estate, “la Siberia artica ha registrato una diffusa attività di incendi, che ha portato alla più grande quantità di emissioni di CO2 causata da incendi boschivi almeno dal 2003”.