Il ruolo strategico dell’Ipseoa “E. Gagliardi” nel futuro del territorio

Costruire percorsi innovativi nel campo della  formazione con una visione strategica e sinergica. L’Ipseoa “E. Gagliardi” di Vibo Valentia può essere interprete di un importante sfida nei settori fondamentali per lo sviluppo del territorio come quello del turismo, dell’enogastronomia  e della produzione agricola di qualità. Nella mattinata di sabato 29 si è svolto un primo confronto con il senatore Giuseppe Tommaso Vincenzo Mangialavori nella sede della scuola, per progettare un innovativo percorso universitario nel settore del turismo; poi nella sede del Consorzio di Bonifica del Tirreno Vibonese, è avvenuto l’incontro con la sottosegretaria per il Ministero per il Sud, Dalila Nesci. Un’occasione per il dirigente scolastico Pasquale Barbuto di rivolgere un accorato appello affinché vengano riconosciuti gli accreditamenti da parte della Regione Calabria, per dare la possibilità al “Gagliardi” di rispondere ai bisogni formativi del territorio, e dare anche il via libera al Corso serale in Agraria.

La competenza, la conoscenza e la cultura coniugate con la coscienza etica, sono alla base di ogni progettazione che deve contemplare la capacità di previsione e di visione. Un ruolo importante sul territorio lo deve interpretare l’Ipseoa “E. Gagliardi” di Vibo Valentia. Ma è fondamentale ridisegnare la funzione formativa e professionale, non solo a livello provinciale, nel campo dell’alta formazione in settori decisivi, come quello del turismo e dell’ospitalità alberghiera e delle attività rurali. Agricoltura e Turismo declinati nelle diverse modalità e forme, sono le principali vocazioni del territorio, ma devono essere ripensate in una visione innovativa, alla luce dell’emergenza pandemica e delle risorse che sono previste nel piano di ripresa e resilienza (Recovery plan), di fronte all’improrogabile necessità di avviare una decisa conversione ecologica delle attività produttive. Queste in sintesi, le principali questioni emerse negli incontri che si sono svolti nella mattinata di sabato 29 maggio, e che hanno visto protagonista l’istituto alberghiero guidato da Barbuto.

In questo orizzonte, si è svolto un primo confronto tra il senatore Giuseppe Tommaso Vincenzo Mangialavori (coordinatore regionale di Forza Italia) e il dirigente dell’Ipseoa “Gagliardi” nella sede dell’istituto. L’obiettivo del parlamentare Vibonese mira a creare un percorso di alta formazione del tutto innovativo in collaborazione con l’Università “Magna Graecia”  nel campo del turismo, con il coinvolgimento degli operatori dei diversi settori (ospitalità, ristorazione e agricoltura) che sia attrattivo a livello nazionale, affinché si vengano a definire dei nuovi profili che rispondano alle istanze di professionalità altamente qualificate. Il dirigente Barbuto, a tal proposito, ha spiegato al senatore Mangialavori, che accanto all’alta formazione, sia necessario pensare anche alla riconversione degli adulti che hanno perso il lavoro e a curare il fenomeno della dispersione scolastica. Per fare questo è importante – ha fatto presente Barbuto – prima di tutto andare ad individuare i bisogni emergenti e i possibili sbocchi professionali come la  creazione di corsi brevi per gli adulti.” Inoltre ha messo a conoscenza del senatore Mangialavori che l’Istituto “Gagliardi”  è già soggetto capofila di un nuovo ITS regionale (Istruzione Tecnica Superiore) attraverso la “Fondazione ITS Elaia” nell’ambito delle tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e turistiche. Ed infine il dirigente Barbuto ha avanzato l’opportunità di puntare su una specializzazione che vada ad esaltare l’identità e le vocazioni del territorio, come quella sulla Dieta mediterranea.  Il senatore Mangialavori dopo aver delineato la sua proposta si è preso l’impegno di portare avanti questo progetto, ma anche di cercare di risolvere le difficoltà burocratiche che impediscono l’avvio dei percorsi di qualificazione professionale brevi, come ha rilevato Barbuto alla luce degli ostacoli che ha incontrato, nonostante la scuola sia in possesso di tutti i requisiti.     

Sempre nella stessa mattinata, l’Ipseoa “Gagliardi” ha partecipato all’incontro che si è svolto con il sottosegretario al Ministero del Sud Dalila Nesci nella sede del Consorzio di Bonifica del Tirreno Vibonese. Nell’occasione gli allievi, sotto la guida dei docenti e del personale ATA,  hanno preparato e allestito un buffet per gli ospiti e una torta esclusiva dedicata all’evento. 

Nel presentare l’iniziativa e le ragioni dell’incontro, al fine di definire una rete di collaborazione e dare corso ad una serie di progetti che potrebbero cambiare il volto al territorio, il presidente Domenico Piccione, durante i vari interventi, ha avvertito l’esigenza di mettere in luce le attività che sono state avviate dall’Ipseoa “Gagliardi”, auspicando si possa realizzare un laboratorio di analisi con attrezzature all’avanguardia nella certificazione di qualità dei prodotti: “Siccome tutte le altre regioni hanno dei laboratori di riferimento e  visto che già il “Gagliardi” è un centro di eccellenza, sarebbe fondamentale attrezzare un laboratorio di analisi per tutti gli operatori, dagli agricoltori ai diversi produttori, per avere un riferimento scientifico per poter valutare i prodotti”. Chiamato in causa, il dirigente scolastico Pasquale Barbuto si è soffermato in particolare sui bisogni e sulle fragilità del territorio, ma anche la possibilità di offrire una soluzione a determinate questioni che fanno soffrire il territorio:

“Considerando che la vocazione territoriale del Vibonese è principalmente quella del turismo, agricola, della ristorazione e dell’ospitalità alberghiera – ha esordito il dirigente scolastico dell’Ipseoa “Gagliardi”,  sarebbe opportuno cercare di semplificare tutte le procedure burocratiche per poter avere le autorizzazioni necessarie e svolgere dei corsi che diano una qualifica professionale, perché sta diventando impossibile anche per noi che siamo Scuola e facciamo formazione, avere gli accreditamenti. In tutti questi anni ci siamo imbattuti in una burocrazia che ci ha posto degli ostacoli insormontabili, come nel caso del percorso di formazione professionale dell’Agrario al Corso Serale, che con 25 già iscritti, ancora non siamo riusciti ad avere l’autorizzazione.  Né mi hanno concesso la possibilità di poter avviare i corsi brevi per rispondere ad un bisogno formativo del territorio”. Il dirigente ha lamentato una selva burocratica inestricabile negli uffici preposti della Regione Calabria:  “Già da tre anni è stata fatta la richiesta per poter avere gli accreditamenti. Sono stato circa 20 volte alla Regione, alla fine, preso dallo sconforto, non sono andato più. Ma per rispondere al disagio sociale e alla dispersione scolastica, l’avvio di questi percorsi sarebbe una importante opportunità; soprattutto per i giovani che volessero avere una qualifica nei percorsi di formazione professionale previsti dalla normativa già a tre anni, ma anche per gli adulti, che oggi purtroppo sono fuori dal lavoro: cioè avere la possibilità di una riconversione con una qualifica, in un territorio come il nostro, con tutte le problematiche che presenta, significherebbe aprire nuove strade. Ed è necessario fare rete – ha ribadito – come stiamo facendo con il Consorzio di Bonifica del Tirreno Vibonese”. Dopo aver espresso la sua amarezza per queste difficoltà, il dirigente Barbuto ha invitato l’onorevole Nesci a visitare la scuola e i laboratori così potrà rendersi conto di persona delle potenzialità che potrà esprimere”. In merito la sottosegretaria Nesci ha preso l’impegno di “capire chi non ha risposto, perché sono i nostri giovani che devono essere sostenuti e non possiamo sentirci periferia dell’impero, né tantomeno addossare colpe a chi non ne ha”.

Ma sono stati diversi i punti toccati nel corso del suo intervento. In primo luogo l’on. Dalila Nesci ha spiegato che dal momento del suo incarico governativo nel Ministero del Sud, ha iniziato un percorso di collaborazione con l’Anbi, l’associazione nazionale che raggruppa i Consorzi di Bonifica. In relazione ai problemi in cui versa la Calabria, aggravati dalla crisi pandemica, ha sottolineato come la regione stia “scontando le politiche miopi che sono state adottate, a cominciare dall’austerity”, sottolineando che  il suo mandato istituzionale le impone di occuparsi di sviluppo rurale per aiutare le piccole e medie imprese che operano all’interno della filiera agricola, con la formazione dei giovani. In merito ha dichiarato: “Le mie emozioni oscillano fra la commozione e la rabbia perché scopro che i consorzi di bonifica lavorano moltissimo, hanno nel loro percorso moltissimi progetti, che se finalizzati e realizzati cambierebbero il volto del nostro territorio”. Poi non ha mancato di fare un elogio al lavoro che stanno portando avanti i consorzi di bonifica: “Faccio i complimenti per la resistenza in questi anni, per l’’esperienza e la capacità che ho rilevato . Credo fermamente nel fatto intergenerazionale perché nessuno può pensare, a maggior ragione in questa terra, di essere la sola persona che ha la presunzione di risollevare le nostre sorti. Attraverso la pandemia abbiamo capito che dobbiamo cooperare, come avviene in questo tavolo, in cui ognuno opera attraverso le proprie responsabilità.” Nel suo intervento la sottosegretaria si è soffermata anche sulla progettualità che ancora stenta a decollare, pianificata dal Consorzio di Bonifica del Tirreno Vibonese e che ha già predisposto tanti progetti:

“Mi impegnerò per cercare di superare gli ostacoli che hanno impedito a questi progetti di essere realizzati. È indicibile che in tutti questi anni tutte le amministrazioni della Regione Calabria non abbiamo avuto come priorità quello di rafforzare i consorzi, a fare una mappatura dei bisogni. I progetti servono a rispondere a dei bisogni, non a creare dei bisogni per poi finanziare dei progetti. La buona pratica di avere un parco progetti molto articolato, come ho avuto modo di constatare nel Consorzio di Bonifica del Tirreno Vibonese”.  In questa ottica, l’esponente governativa pentastellata, traccia la via maestra: “Serve una elaborazione di progetti prima che si creino dei bandi e dei percorsi di investimento. Ho avuto modo di incontrare sindaci e amministratori che lamentano che i vari bandi non rispondono alle reali esigenze. Quindi è necessario prima fare una mappatura dei bisogni, delle esigenze dei territori e poi creare degli investimenti ad hoc. Forse se guardiamo il mondo al rovescio, la visuale ci è più chiara. Non si fanno passi in avanti se non si ha chiaro l’orizzonte. Se non si parte dalla centralità dei consorzi di bonifica, non capisco come possiamo progettare il futuro della Calabria, perché a distruggere si fa sempre in tempo: basta continuare come si sta facendo. Se invece vogliamo costruire prendiamo quello che di buono c’è”.

Infine la Nesci ha richiamato il ruolo e la responsabilità di cui è stata investita:    

“Unica calabrese nel governo  sento su di me più di altri di dover rispondere alle aspettative e alle richieste, ed è necessario unire le relazioni istituzionali per metterle al servizio del territorio. Il recovery plan è una grande sfida e un’opportunità importante. Non è solo una questione di risorse che siamo riusciti a definire per il Sud, perché non è stata mai una mancanza di risorse. Ve lo dico perché, con questo mio ruolo, ho visto quanto il dipartimento delle politiche per la coesione non abbia portato i risultati sperati, ne tantomeno nell’interlocuzione con le regioni, perché nei posti di comando ci debbono essere tecnici con esperienze specifiche di settore e poi bisogna avere il coraggio della decisione politica e dare una direzione alle cose. Stiamo arretrando perché non si prendono delle decisioni, si rimandano e arriviamo a milioni e milioni di contributi non versati e crediti mai riscossi. Bisogna fare un fronte comune per quanto riguarda la rappresentanza dei nostri interessi altrimenti vanno avanti gli stereotipi. Bisogna andare all’origine dei problemi, perché fare gli scoop a Vibo come in Calabria si è fuori tempo massimo. I giornalisti farebbero bene ad approfondire. Lo dico in virtù anche del mio ruolo di giornalista pubblicista. Andare a capire per quale motivo si sono generate queste politiche”.

 A mo’ di “coda morale” all’articolato intervento della sottosegretaria Dalila Nesci al Ministero del Sud, che ha chiamato in causa il ruolo dei giornalisti e la loro responsabilità nell’informazione e nella formazione delle opinioni e della coscienza collettiva, auspicando un approfondimento e a non fermarsi ai facili slogan e scoop, è opportuno richiamare l’attenzione ad un grave problema di risorse destinate al Sud, al di là delle inadempienze della classe politica e dirigente calabrese incapace nel gestire i fondi e nel far sentire la propria voce in modo autorevole e responsabile nelle dovute sedi. Da alcuni documenti è emerso che al Mezzogiorno vengono sottratti circa 61 miliardi di euro ogni anno. Questa sottrazione è stata più volte messa in luce dal direttore del Quotidiano del Sud Roberto Napolitano nei suoi tanti editoriali. Una clamorosa sperequazione operata dal Governo centrale che è stata tra l’altro dimostrata in un libro, “Zero al Sud”, scritto da un giornalista del quotidiano Il Mattino, Marco Esposito. Confidiamo che le risorse del piano di ripresa e di resilienza previste per il Sud (Recovery plan)non abbiano la stessa sorte, e che il sottosegretario Dalila Nesci con il suo staff e i tanti parlamentari che erano stati eletti in Calabria nelle liste del M5S (12 deputati e 6 senatori), possano vigilare sui tavoli governativi affinché il Sud non venga, come è stato fatto, considerato una sub colonia, oltre ad essere depredato e oltraggiato dalla criminalità e dalla corruzione in tutti questi anni, con la complicità di politici e amministratori non certo lungimiranti verso il destino della Calabria e dei suoi tanti figli costretti ad andare raminghi in cerca di fortuna altrove, come è stato denunciato poeticamente e profeticamente da Franco Costabile nel poema “Il canto dei nuovi migranti” nel 1964. Restando sull’impatto economico, sociale e culturale che ha l’investimento nel campo della formazione e dell’istruzione, il prof. Saverio Di Bella (ex senatore) in uno dei suoi interventi nel suo blog “Né brigranti né emigranti” (saveriodibella.blogspot.com) il 27 novembre del 2020 ha riscontrato l’enorme differenza tra gli investimenti nel settore dell’istruzione di base nella città di Reggio Emilia in confronto con quelli di Reggio Calabria. Il commento da parte dell’ex senatore è illuminante:

“Le conseguenze nel settore dell’istruzione e della formazione delle nuove generazioni sono rese ancora più drammatiche dal fatto che l’Italia ha scelto già, in regime di federalismo fiscale, di privilegiare la cosiddetta  spesa storica. Conseguenze: le città  – come Reggio Emilia – che hanno investito in maniera egregia nel settore dell’istruzione di base, per cui è diventata un modello da imitare a livello internazionale, hanno un  finanziamento di 9 milioni di euro all’anno da parte dello Stato. Reggio Calabria – la cui popolazione è molto più numerosa di quella di Reggio Emilia – non ha avuto questa lungimiranza, ne’ ha fatto la scelta di privilegiare l’istruzione di base. Risultato pratico Reggio Calabria riceve novantamila euro all’anno. Non ci vuole la sapienza di Salomone per capire che il divario culturale e i livelli di istruzione garantiti ai bambini di Reggio Calabria, rispetto a quelli di Reggio Emilia, creano un incolmabile fossato che ha conseguenze durature?” E, a proposito del recovery fund, aggiunge:

 “I duecentonove miliardi di euro – di cui l’Italia dovrebbe entrare in possesso e che dovrebbero essere investiti su progetti strutturali, capaci di garantire uno sviluppo produttivo dinamico per il futuro all’intero Paese – dovrebbero essere usati soprattutto per colmare il divario infrastrutturale Nord/Sud (…).  Ricordiamo poi – ancora una volta – che l’Europa è uno spazio Euro-Mediterraneo (F. Braudel). L’epicentro di questo spazio è l’Italia Meridionale. Non si può aspettare che il Mezzogiorno – che non riesce a farsi ascoltare attraverso la voce della ragione, attraverso la rivendicazione del rispetto della Costituzione e, quindi della richiesta di uguaglianza tra i cittadini per quanto riguarda l’impegno dello Stato sulle risorse finanziarie disponibili  e sulla rete infrastrutturale – esploda. O si lasci “coschizzare” sempre più dalle mafie.”

Il commento finale rappresenta anche uno scenario futuro che il prof. Di Bella delinea, in virtù della sua esperienza istituzionale e professionale, essendo tra i più accreditati studiosi nella ricerca storica per comprendere il fenomeno delle mafie e componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia dal 13 settembre del 1994, all’8 maggio del 1996): 

“Un Mezzogiorno “coschizzato”, e quindi infetto, travolgerebbe e infetterebbe l’intero Paese, com’è già evidente se si vuole tenere conto delle indagini sulle mafie al Nord. Abbandonare il Mezzogiorno togliendogli ciò che gli spetta per legge e secondo Costituzione significa – nessuno faccia finta di non capire – condannare l’intera Italia ad essere trascinata nel baratro dell’ingiustizia, del malaffare, delle mafie. I conti di questa rapina, che qualcuno fa ancora finta che non esista, sono: circa 61 miliardi di euro ogni anno; in dieci anni 610 miliardi di euro; in 20 anni 1.220 miliardi di euro”.

A compimento di questa analisi, l’ex parlamentare pone alcune domande retoriche che chiamano in causa il tradimento della Costituzione:

“I mass-media, i Governi pro-tempore quali voci del Mezzogiorno ascoltano? Come mai nessuno riprende le voci delle Cassandre che gridano le verità, drammatiche e sanguinanti, esistenti nel Mezzogiorno e che proiettano le loro ombre preoccupanti sull’intero Paese? Come mai i Governi pro-tempore non hanno mai reso pubblici i rendiconti sulla spesa storica, analizzati e ricostruiti anno per anno? Quando avremo il coraggio di guardare in faccia la realtà? Quando capiremo che l’unica strada di salvezza che abbiamo come comunità nazionale, come popolo, come democrazia è l’impegno di attuare la Costituzione che è insieme progetto di futuro e via maestra per la soluzione dei problemi storici e delle divisioni economiche che l’Italia repubblicana ha ereditato da un passato drammatico, figlio di programmate ineguaglianze funzionali ai gruppi dominanti.”