LaCùra – il loro ep “Tra Ignoranza e Realtà”

Parte con un riff dal sapore electrorock il primo EP de LaCùra, un progetto musicale che si definisce altrimenti hard rock di matrice alternativa. Parliamo di La vanità, un brano dal ritmo incalzante che ci fa entrare immediatamente nel vivo della pubblicazione, effettuata a cura dell’etichetta Delta records & promotion. Impossibile, in generale, non prestare attenzione agli interventi del soprano Gabriela che riescono a rendere riconoscibile questa canzone, e non solo, dal sound ottimamente gestito in mix da Gionata Bettini e che scorre molto rapidamente al nostro ascolto. Un brano che stuzzica la curiosità dell’ascoltatore pronto a scoprire il primo impegno serio della band che fino ad ora si era affacciata al pubblico esclusivamente con due singoli: Specchio e Limite.

Ed è proprio quest’ultimo pezzo il numero due in scaletta. L’intro è decisamente interessante e anche qui la presenza della voce soprano segna in modo determinante un pezzo che appare, almeno inizialmente, come una rivisitazione della creatività pinkfloydiana. Poco dopo i due minuti, però, balza alle nostre orecchie una piacevole linea di basso e chitarra che ci ricorda con chiarezza il giro principale di Ultraviolet degli U2 ma anche richiami al resto dell’album. Lo stesso video, disponibile su Youtube, pur utilizzando perlopiù immagini stock, ci ricorda fortemente le videoclip delle più note The Fly ed Even Better Than the Real Thing nel montaggio oltre che nel concept. Sono tutti elementi del “già sentito” (o dejà vu, per i video) che aiutano l’ascoltatore a mantenere alta l’attenzione su un pezzo altrimenti complesso (per il genere) e decisamente sopra lo standard in termini di lunghezza, superando i cinque minuti. È sicuramente da ascoltare più d’una volta per apprezzarne tutte le sfumature e a più livelli.

Parte forte invece Sciacalli. Il ritmo (a cura di CZ alla batteria e Carlo Dones al basso) ci piace, è bello solido e ben sostiene il brano fino all’ingresso del cantato (che, ricordiamo, è affidato ad Andrea Nurchis accompagnato dall’immancabile linea lirica. Anche qui si respirano, nella prima parte, richiami sonori al rock dei primi anni ’90 (si passa dal citato rock achtungbabyano degli U2 a passaggi, nella seconda parte, che ci ricordano i “Guns” di una volta o l’hard rock dell’epoca). Un brano che spinge sul pedale dell’acceleratore dall’inizio alla fine con spunti interessanti nel testo.

Specchio, il primo singolo che ha anticipato questo EP, è il pezzo nel complesso più interessante con un movimento fluido fa i vari passaggi che lo rende fin troppo scorrevole da obbligarci a ripetere l’ascolto per apprezzarne meglio struttura e suoni. È come un viaggio nell’ottovolante con momenti di tensione alternati a momenti d’attesa conditi dalla traccia lirica che qui funge da vero legante fra tutte le parti di questa articolata struttura.

Spotify: https://open.spotify.com/album/0SEsmd8vyND1XUWIOzNnwp