Le nomination agli Oscar 2021 e tutto ciò che c’è da sapere

La cerimonia degli Oscar ogni anno celebrano le virtù di questi film in concorso, i quali sono inseparabili dalle ispirazioni delle persone che ci hanno lavorato.

Le nomination agli Oscar vengono solitamente annunciate a metà gennaio. Quest’anno, a causa della pandemia, sono arrivate ​​con due mesi di ritardo. Quando le sale cinematografiche sono state chiuse la scorsa primavera, gli studi cinematografici e i distributori hanno posticipato l’uscita di molti film importanti (sia “West Side Story”, “Respect”, “The French Dispatch”, “Candyman” o “Dune” per citarne solo alcuni) – e quindi li hanno automaticamente esclusi dalla corsa agli Oscar.

In considerazione delle circostanze e delle esigenze degli studi, l’Accademia ha prorogato il termine di ammissibilità dalla normale fine dell’anno solare alla fine di febbraio; ha anche concesso l’idoneità ai film rilasciati solo online, a condizione che originariamente fossero stati programmati per l’uscita nelle sale nel 2020. Il consiglio dell’Accademia probabilmente si aspettava, come molte persone, che le cose sarebbero andate meglio entro il 2021: che i cinema avrebbero riaperto, che i film usciti a gennaio e febbraio sarebbero stati economicamente sostenibili e che i candidati all’Oscar e i vincitori sarebbero stati pronti a beneficiare del familiare colpo di Oscar al botteghino. Poiché non è stato così, una folla di film candidati all’Oscar ha visto la propria uscita esclusivamente online. E proprio le piattaforme online sono state le vere regine di questo periodo storico: dagli e-commerce del cibo e dell’abbigliamento, a siti di servizi come Bacirosa, fino – appunto – alla fruizione dell’arte a 360 gradi, dal cinema ai tour immersivi nei musei.

Sembrava ovvio che l’assenza di molti film ad alto budget lo scorso anno avrebbe aperto la strada ai film più piccoli per guadagnare nomination, e questo si è rivelato vero. Degli otto film nominati per il miglior film, solo tre (“Judas e il Messiah Nero”, “Mank” e “The Trial of the Chicago 7”) offrono un’azione su larga scala. (Al contrario, tutti i film nominati nel 2020 erano produzioni elaborate.) Un altro cambiamento positivo è stato trovare più di una regista femminile (“Nomadland” e “Promising Young Woman”) tra le nomination per il miglior film, e per entrambi i registi (Chloé Zhao ed Emerald Fennell) candidarsi come miglior regista. Allo stesso tempo, in un anno caratterizzato da molti film straordinari di registi di colore (tra cui “Da 5 Bloods”, “The Forty-Year-Old Version” e “Sylvie’s Love”), solo un film di un regista nero, centrato su Black American Experience (“Judas and the Black Messiah”), ha ottenuto una nomination per il miglior film. (L’anno scorso, nessuno lo ha fatto.)

In breve, è stato un anno di film d’insieme superbi, e l’Academy ovviamente ha avuto notevoli problemi di gestione soprattutto nel rapporto nelle nomination tra le diverse categoria. Caso emblematico sono le nomination a Chadwick Boseman e Viola Davis, i protagonisti di “Ma Rainey’s Black Bottom”, entrambi nominati come miglior attore protagonista, ma il film non concorre alla nomination per il miglior film, né per la sua regia né come migliore sceneggiatura; i due attori insomma fanno parte di un contesto a sé totalmente decontestualizzato dal film e dalle sue dinamiche di realizzazione.

Questo accade poiché l’Accademia è divisa in diciassette rami, e si scopre che il ramo della recitazione fa le nomination per gli attori, proprio come il ramo della regia fa per i registi, il ramo della cinematografia per i cineasti e così via attraverso la gamma di categorie, senza avere un filo comune che possa dare coerenza al quadro finale. Questo in tempi di film dalle grandi produzioni non appariva così dicotomico, adesso con le proiezioni in streaming e i film questa incomunicabilità appare evidente.