Scomparsa della Caruso: il ricordo di Valastro voce presidente nazionale Croce Rossa Italiana

Sono passate alcune ore da quando ho appreso della tristissima notizia della scomparsa di Sorella Maria Giuseppina Caruso, Infermiera Volontaria della Croce Rossa Italiana, ed altissimo esempio di etica, umiltà, dolcezza, attaccamento ai Principi”.

A parlare, con le lacrime agli occhi, è Rosario Maria Gianluca Valastro, Vice Presidente Nazionale, Croce Rossa Italiana.

Addolorate e incredule, ne hanno danno il triste annuncio le figlie Paola con Antonio e Valentina con la figlia Sofia.

Il Vice Presidente Nazionale, aggiunge: “Sono state ore trascorse come se il tempo si fosse fermato. Ero abituato a sentire Sorella Caruso periodicamente: non faceva mai mancare i suoi messaggi, le sue parole, il suo affetto, i suoi consigli.

Molti hanno scritto che la Croce Rossa Italiana perde un pilastro: ed io penso che non hanno affatto esagerato ad affermarlo. 

Io sono uno di quelli che lo pensa. E non solo perché la storia personale di Sorella Caruso é piena di azioni che hanno lasciato il segno e di esempi di vero altruismo, ma anche per la signorilità, l’intelligenza, l’attenzione e la delicatezza che aveva nei rapporti umani, e nelle piccole cose.

Potrei scrivere pagine – continua Gianluca Valastro – E forse lo farei per me, per sfogarmi. Ma qui voglio rendere omaggio ad una grande donna, ad una grande Volontaria, affinché, per mio tramite, i suoi insegnamenti possano arrivare anche a chi non l’ha conosciuta.

La conobbi nel lontano 1997: ero in CRI da circa quattro anni e, dopo l’esperienza di aver coordinato i Pionieri CRI (come si chiamavano allora i Giovani) ad Acireale, iniziavo quella di dirigerli a livello provinciale. Cominciai a frequentare la sede di Catania: mi sentivo un pivello, totalmente spaesato. Una delle persone che conobbi fu proprio Sorella Caruso. Lei era già Ispettrice delle Infermiere Volontarie del XII Centro di Mobilitazione (si chiamava così l’Ispettrice Regionale della Sicilia): aveva un’autorevolezza paurosa, dovunque era punto di riferimento, aveva polso e capacità di analisi immediata. E, soprattutto, sapeva dare consigli e mettere a proprio agio, sapeva spiegare il perché di alcune regole o della necessità di avere alcuni comportamenti. Divenni Ispettore Regionale Pionieri: e mi capitava di andare a Palermo o in giro per le sedi in macchina con lei. Quante storie mi raccontava… e dietro di esse tanti insegnamenti, come la necessità di non dover trovare la propria realizzazione personale in CRI, ma di cercarla nella famiglia e nel lavoro. Non dimenticherò mai quando andai con lei a Comiso, a fare visita ai Volontari CRI che operavano nel campo di accoglienza per i profughi albanesi: capí da lei l’importanza di essere vicino ai Volontari, di recarsi al campo con stile e, allo stesso tempo, di verificare che tutto stesse andando bene. Una volta mi richiamò, e mi disse che dovevo recarmi più spesso presso la sede del Comitato regionale, perché un Vertice deve garantire la presenza: aveva ragione. 

Ma il massimo era quando raccontava delle sue esperienze come Crocerossina nella missione militare di pace in Libano. Mi parlava dell’importanza di essere stata vicino a chi era solo, di quella volta che un soldato, sul letto dell’ospedale militare, le aveva chiesto di tenergli la mano, cosí lui, chiudendo gli occhi un po’, avrebbe potuto immaginare che la sua mamma fosse vicino a lui. Mi raccontò delle sue responsabilità da Capogruppo in quella missione (lei, che fino ad allora non era ancora stata nominata neppure Ispettrice provinciale) e di quando andò in visita al campo Sorella Marocco, l’Ispettrice Nazionale, la quale – dopo aver avuti i contatti di rito con il Comando e le Sorelle presenti, andò da lei e disse: “Cosa posso fare per aiutare? Io sono una Sorella, e lei é la Capogruppo in questa missione: mi dia disposizioni di servizio”.

Quanta umiltà in queste donne, quanta ricchezza dal loro esempio! E’ proprio vero: il futuro é nell’etica.

Finito il mandato di Ispettrice regionale delle Infermiere Volontarie, Sorella Caruso si allontanava un po’, così da stare più vicino al marito. Ci aveva raccontato che lei aveva acconsentito di sposarlo, ma gli aveva detto che non avrebbe potuto tradire il suo amore per la CRI. E lui, aveva accettato, dicendo che il suo volontariato sarebbe stato quello di consentire a lei di essere una Crocerossina, in tempo di pace e nelle missioni. Sorella Caruso gli é stato vicino fino alla fine.

Il tempo passava. 

E tanti Volontari, uno in particolare (quello che oggi, telefonandomi mi ha detto: “Quando lei parlava di te, le si illuminavano gli occhi”), cercavano di riportare Sorella Caruso tra di noi, perché avrebbe potuto ancora avere un ruolo. E ci riuscivano.

Un pomeriggio venne a casa mia per convincermi a tutti i costi di candidarmi a Presidente Regionale CRI: fu la madrina di quel mandato, straordinario e difficile. Ed io, facendomi portavoce di tutta la regione, ho avuto il grande onore di appuntarle la medaglia d’oro al merito della Croce Rossa Italiana, che riconosceva il suo servizio “lodevole, generoso, disponibile e competente” nonché la sua innata capacità di motivare “con la sua disponibilità e le sue azioni silenziose”.

Ma i ricordi più belli sono quelli di umanità e quotidianità: quella cena a casa sua, con una pasta al forno indimenticabile… la cornice regalata per il mio matrimonio… l’affetto vero, sincero, limpido per mia moglie e per mia figlia, che era riuscita a conquistare nel viaggio verso Solferino.

Già Solferino: non ringrazierò mai abbastanza i due Volontari che l’hanno convinta a recarsi alla Fiaccolata del 2019. Era la sua prima, e l’ha vissuta con lo stesso stupore di cui sono capaci solo i bambini, con lo stesso entusiasmo che può avere un quattordicenne, con lo stesso rispetto verso le cariche associative (tra cui mi annoverava!!) tipico di chi vive l’etica quale elemento naturale del suo carattere. La foto più bella é quella assieme alle altre Sorelle, componenti l’Ispettorato Nazionale… quanto é stata felice di condividere del tempo con la sua Ispettrice Nazionale, davvero quanto! 

Sorella Caruso non ha mai chiesto di avere una carica: ha dovuto accettare, come diceva lei, e come le avevano insegnato, “in spirito di obbedienza”. Sia quando l’hanno nominata Ispettrice delle Infermiere Volontarie, provinciale prima e regionale poi, sia piú di recente. Ha accettato con ritrosia (io posso testimoniarlo) le cariche di Vice presidente regionale, di Commissario in due Comitati (Fiumefreddo di Sicilia e Giarre) e, da ultimo e fino ad oggi, quella di componente la Commissione Disciplinare Nazionale, servendo con onore la Croce Rossa Italiana. 

Si é pure dimessa da alcune cariche quando le ha ritenute incompatibili con la sua etica.

Il suo amore per la CRI traspariva dalla passione con cui ne parlava, una passione tale da conquistare chiunque!

Oggi – conclude Rosario Maria Gianluca Valastro, Vice Presidente Nazionale, Croce Rossa Italiana – sarebbe felice nel vedere che moltissimi giovani ed ex giovani hanno seguito qualche suo insegnamento e, soprattutto, amino la Croce Rossa Italiana e la servano con impegno, umiltà ed onore.

E con questo sentimento voglio chiudere questo mio ricordo, con gli occhi bagnati di pianto per un vuoto immenso che sento, ma con le spalle più forti per quello che lei mi ha insegnato ed il suo sorriso stampato nella mia mente…