Donna

Donna

Di Vincenzo Calafiore

“ … alla donna così capace

di tanto amore, così tanto vita,

nella stessa vita! “

                        Vincenzo Calafiore

Quanto è difficile già il solo pensare al mondo femminile, quanto difficile è l’esplorazione di questo immenso pianeta, quanto è difficile comprenderne la superiorità e la nostra dipendenza assoluta.

Le donne che hanno in se e coltivano la “vita” con pazienza sacra e la vedono a volte stracciata e violentata, distrutta, dalla cupidigia degli uomini.

Di questo ebbe a scrivere  Euripide,  le “ Troiane “, ma anche Seneca; quindi è una storia vecchia che purtroppo non finirà mai, la maledetta violenza contro la donna.

Del dolore provato dalla donna, ben rappresentato in una tragedia, siamo nel 415 aC, la

“ Tragedia di Ecuba “ un’ opera  di sconcertante modernità.

Ecuba, grande madre, eppure così umana, sacra, così terrestre, è la rappresentazione, l’epicentro del dolore e punto di forza attorno cui ruota la vita.

Oggi in questi tempi d’ogni barbarie e di discriminazioni d’ogni genere specialmente nei confronti della “ Donna”, non le è concessa ancora la così tanto sperata “ parità “, piuttosto continua ad essere sfruttata con gentilezza e grazia in alcuni casi, con violenza fisica e psicologica in altri ( basti pensare alla prostituzione).

La donna che vive intensamente le gioie, la vita, la solitudine …. Perché continuare a umiliarla con una esistenza “utile “ ?

Se si pensa alla sua solitudine, non possiamo fare a meno di pensare alla sua tristezza, percepita in maniera diversa … particolare, personale. Per chissà quante essa rappresenta un fattore  “ monocromatico” un qualcosa che non cambia mai colore, e quando l’avvertono sono colte dal timore, dalle paure, dall’ansia, angoscia, dallo sgomento, smarrimento.

La solitudine in cui è relegata la donna oggi nonostante la parità dei diritti ( sulla carta… )

Per affrontare il senso della solitudine e le sue angosce molte di esse cercano compagnia in quei rumori di sottofondo atti a rompere il silenzio oppressivo, ma anche in un fare frenetico che le impegni in un qualcosa di totalizzante, ma che non saranno mai in grado di dar loro i colori della socialità e dell’amore.

Basterebbe forse avere per lei la dolcezza, il fermarsi ad ascoltarla.

Basterebbe forse amarla un po’ di più, non necessariamente compiendo l’atto sessuale che sarebbe il conclusivo di un lunghissimo processo di interiorità.

Basterebbe quando si è via inviarle messaggi vocali, o …. Scriverle  “ … è solo che mi manchi molto. ..”

 “ Mio Dio! Stare con te è sentimi la vita addosso. Sei esattamente quell’orizzonte che guardo e a cui vorrei andare; quella meravigliosa sferzata in viso che fa arrossire, quella maniera di guardare, di chiedere, di comprendere, di amare. Me lo dico sempre, lo ripeto in mente come fosse una preghiera intima e preziosa: ti amo! ….. Sono quell’uomo che al mattino si sveglia e già in se sente la musica di un risveglio lungo e dolce di tante pause, di tante immaginazioni fluenti tra le dita che contornano il volto tuo che mi porto dentro ….. “

Forse dirle queste cose per farle sentire quanto importante sia.

Purtroppo parte degli uomini usa fare violenza, tra le mura domestiche, donne uccise barbaramente.

Alla base di tutto c’è il mancato rispetto, il non saper definire i confini tra lui e lei e viceversa.

Se ogni individuo, riuscisse ad interrogarsi sul perché, magari, non riesce a stare solo, potrebbe chiedersi anche il perché non sappia stare e vivere in armonia con gli altri…

D’altra parte di persone che vivono male la solitudine come pure le relazioni è pieno il mondo e basterebbe solamente pensare che “ se io sono qui “ è grazie a una Donna.