La controffensiva di Trump è partita

Donald Trump, presidente degli Stati Uniti in carica, ha licenziato il capo del Pentagono Mark Esper. Al suo posto, come segretario alla Difesa ad interim, entrerà in carica “con effetto immediato” l’attuale direttore dell’antiterrorismo, Christopher Miller. 0200 partita la controffensiva del tycoon. Le prossime teste a cadere saranno quelle dei numeri uno di Cia e Fbi, Gina Haspel e Cristopher Wray. Si tratta di un elenco piuttosto lungo di alti funzionari ritenuti infedeli e accusati di averlo tradito.

A rischio William Barr, ministro della Giustizia, Cristopher Wray, capo dell’Fbi, Gina Haspel, direttrice della Cia. The Donald è deciso a resistere nel fortino della Casa Bianca e a sabotare la transizione verso l’era Biden. Infatti è iniziata la controffensiva anche sul piano legale. Trump sarebbe pronto a nuovi bagni di folla in Georgia, Arizona, Pennsylvania, per sbandierare le prove di elezioni truccate e di una vittoria che gli è stata rubata. Tra queste, raccontano fonti della sua campagna, anche i necrologi di americani che, morti da tempo, risulterebbero tra gli elettori che hanno votato.

Nel mirino di Trump ci sono soprattutto i voti per posta, che a suo dire sono in gran parte illegali. “Se si contano solo i voti legali, il chiaro vincitore sono io”, continua a ripetere. Il ricorso alla Corte Suprema rimane una delle carte in mano al presidente, anche se i suoi stessi legali frenano sul possibile successo di tale iniziativa. Considerando anche che è stata proprio l’Alta Corte a dire sì in alcuni Stati al conteggio dei voti anche dopo l’Election Day del 3 novembre. Ma in pressing sul presidente per andare fino in fondo ci sarebbero personaggi come il genero Jared Kushner, l’avvocato personale Rudy Giuliani, il consigliere politico Jason Miller e anche i figli Donald ed Eric.

Intanto i repubblicani guardano già alle presidenziali del 2024. Sono interessati il senatore Tom Cotton dell’Arkansas, il governatore della Florida Rick Scott, l’ex ambasciatrice Usa presso le Nazioni Unite Nikki Haley. Ma anche Donald Junior, che nei giorni scorsi su Twitter ha attaccato con veemenza tutti i suoi potenziali oppositori.