Alla diga San Giuliano lamiere di ripiani di scaffalature metalliche per suddividere l’acqua tra la Puglia e la Basilicata
Taranto. Il servizio videotelevisivo del 14 settembre 2020 di TGNorba24 mette a nudo la vetustà degli impianti irrigui e la modalità di suddivisione, tra Puglia e Basilicata, delle acque provenienti dalla diga di San Giuliano.
Allo snodo di San Marco di Bernalda giunge l’acqua dalla diga e viene smistata a destra verso la Basilicata e a sinistra verso la Puglia.
All’ingresso dei canali vi sono due paratoie, quella della Puglia ha un argano bloccabile con lucchetto le cui chiavi sono in possesso esclusivo del consorzio della Basilicata, l’altra paratoia della Basilicata è libera senza alcun lucchetto.
La paratoia della Basilicata presenta due grossi fori che vengono chiusi per l’occorrenza utilizzando strumenti di “altissima tecnologia” ovvero lamiere di vecchi ripiani di scaffalature metalliche da ufficio che vengono alzati o abbassati con corde di naylon.
A parte l’ironia del caso è veramente assurdo che un importante snodo è in totale stato di abbandono senza alcun controllo alla mercé di chiunque con le paratoie/scaffali che possono essere alzate e abbassate da chicchessia.
Peraltro, in quel punto avviene la misurazione dell’acqua e dopo le rimostranze della CIA Due Mari, evidenziate sulla stampa con foto in cui si vedeva la disparità di trattamento nell’erogazione dell’acqua tra Matera e Taranto, stranamente sono scomparsi i misuratori presenti fino a qualche giorno fa (siamo in possesso delle foto e dei video) o forse sono stati chiusi in una cassetta inaccessibile.
Un altro misuratore esistente nello stesso punto dello snodo di San Marco, denominato venturimetro, è chiuso in un gabbiotto da un lucchetto e le cui chiavi sono in possesso esclusivo del consorzio di Basilicata.
Rammentiamo ancora una volta a chi finge di non capire che la diga di San Giuliano e in comproprietà con la Puglia al 50% e l’accesso ai dati non può essere precluso o vietato agli addetti del consorzio Stornara e Tara.
La diga, che consente l’accumulo di 107.000 milioni di metri cubi di acqua è un opera realizzata nel 1958 dal governo Alcide De Gasperi con risorse pubbliche e destinata ad irrigare 20.000 ettari di cui circa il 50% di quelli in Basilicata e il 50% dei terreni in Puglia.
La gestione della diga è a totale trazione lucana e i dati relativi alla fornitura dell’acqua sono purtroppo sconosciuti all’altro comproprietario ovvero il consorzio di bonifica Stornara e Tara di Taranto.
Va evidenziato che la Basilicata attinge acqua per circa dieci mesi e la Puglia preleva acqua per circa cinque mesi e subisce il continuo ostruzionismo da parte della Basilicata sulle portate e sui quantitativi erogati.
Ormai non è più possibile continuare con questo stato di cose bisogna affrontare e risolvere tali problematiche occorre sedersi tutti attorno ad un tavolo: le due regioni, i consorzi, l’autorità di bacino e tutti i soggetti interessati.
I prelievi di acqua dalla diga di San Giuliano e Monte Cotugno vanno regolamentati una volta per tutte e non possono essere affidati al capriccio o alla volontà di qualche funzionario che decide se aumentare o diminuire i quantitativi di acqua a suo totale piacimento. Facciamo appello ancora una volta al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e al Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi affinché si possa giungere all’immediata risoluzione della vertenza perchè l’agricoltura non può attendere.