L’abito invernale di Sara Alfieri

L’abito invernale di Sara Alfieri è un romanzo complesso e stratificato, attraversato dalle esistenze di numerosi personaggi delineati con cura, ognuno con la propria voce, ognuno con la propria storia. L’opera rappresenta a tutti gli effetti un microcosmo in cui le vicende di vita dei tanti personaggi si intrecciano con quelle della Storia passata e contemporanea; l’autrice gioca infatti con il tempo, conducendoci in un viaggio appassionante che fa riemergere memorie sepolte, fantasmi inquieti e misteriosi intrighi, e che mostra il percorso travagliato di uomini e donne impegnati nell’avventura più dura, quella del vivere. Con un linguaggio elegante e scorrevole, Sara Alfieri racconta una saga famigliare che attraversa più di un secolo; colpisce nell’opera l’attenta cura per i dettagli e l’approfondita e lucida analisi della psicologia dei personaggi, anche dei più marginali. È un romanzo che parla dell’umanità in tutte le sue sfumature, dalle più luminose alle più oscure, dai comportamenti più virtuosi alle bassezze più ignobili; è un’opera drammatica, perché di vita si parla, che è fatta non solo di gioia ma anche di dolore, di perdita, di colpa e di rimorso. Ogni personaggio, con il suo carico di luci e di ombre, viene presentato al lettore prendendosi il giusto tempo, senza mai affrettarne la parabola vitale: dall’amorevole sarto André Maladian, centro attorno a cui ruota tutta l’opera, ai fratellastri non consanguinei Charles Maladian e Wera Mozen, uniti da un amore proibito: “Wera non si mosse e per poter vivere, si lasciò morire, perché lui non era nient’altro che immensa morte e immensa vita né altro mai sarebbe stato”; dalla “ragazza di granito” Carole Maladian – una giovane attrice tormentata dal suicidio della madre Lénore, dall’odio per un passato che non ha compreso nel profondo e da un mistero famigliare che ha reso la sua vita “torbida come un lago dal fondo fangoso” – al suo sensibile marito e pianista Simon Deauville, che non riesce a tenere in piedi un matrimonio destabilizzato da una donna in perenne ricerca di riscatto.

E l’abito del titolo diventa il simbolo di una lunga e complicata vicenda famigliare che nel corso delle pagine intriga ed emoziona; un vestito descritto con la stessa, meticolosa cura che l’autrice riserva ad ogni elemento della trama: “Era un abito azzurro di chiffon in seta purissima, che si tuffò ai suoi piedi leggerissimo, ipnotizzante come il vortice incalzante del Bolero, e palpitante, come la voglia che aveva di indossarlo”. Un abito donato con estremo affetto a Carole da nonno André, la cui rottura sancisce quasi la fine di un altro sentimento, vittima dei labirinti ossessivi della mente che non sempre ci guidano verso l’uscita ma che ci fanno invece girare senza meta, finché non si perdono di vista le cose importanti, finché non si riesce più a distinguere la verità dalla menzogna, o l’amore dall’odio. L’abito invernale è una storia di colpe ereditate, di spietate vendette e di redenzioni pagate a caro prezzo; un’epopea famigliare ricca di colpi di scena che ricorda quanto siano importanti i legami di sangue, anche quando sono solo echi del passato, perché si ergeranno sempre al di sopra di ogni errore, di ogni crudeltà e di ogni illusione.

Sara Alfieri, studi linguistici interrotti, letture che spaziano dalle favole ai grandi classici, dai romanzi d’avventura a quelli di ogni genere; sogni a occhi aperti, immagini di persone inventate. Trova nello scrivere un lento navigare che non tocca mai terra. Pubblica nel 2019 per Kimerik il romanzo “L’abito invernale”.