La Sabbia e le Notti di Marino Magliani

Nella raccolta La Sabbia e le Notti di Marino Magliani si presentano due racconti, Sabbia e Le notti di Sorba, che fissano sulla pagina due punti spazio temporali in cui l’autore inquadra il suo presente e il suo passato. In Sabbia è il presente a venire raccontato, un presente sicuramente trasfigurato, “liquido”; una sorta di limbo tra il prima e il dopo, come il molo che divide il mare e la spiaggia, un elemento di raccordo dalla natura sfuggente. Un presente lineare se osservato dall’esterno ma caleidoscopico all’interno. L’autore è alla ricerca delle giuste parole, ma esse sembrano comportarsi come le timide onde del mare che “facevano finta di arrivare”. La stessa memoria fa capolino per poi sparire: “E ciò che aveva appena bagnato il suo piede era un’onda alla quale era mancato il respiro per essere un’onda”; alle sue parole come alla memoria sembra manchi il coraggio di affermarsi; la sabbia sembra invece essere l’unica presenza costante, che non ha paura di imporsi alla sua attenzione. La sabbia diventa terreno comune di quel passato distante e di quel presente inquieto, “la sabbia che si chiamava sabbia anche lontano”, che è stata calpestata dai suoi piedi bambini, giovani, adulti così come in quel preciso momento; la sabbia che viene mangiucchiata a riva dalle gelide onde del Mare del Nord, il mare della terra che ha scelto come sua casa, l’Olanda. Magliani come un moderno Caspar David Friedrich osserva la magnificenza del mare, avvolto dalla stessa nebbia che cinge l’uomo di spalle nel quadro del pittore tedesco; anche lo scrittore è un viandante nei ricordi, una figura più decadente che romantica che si staglia nel paesaggio, che mai come nelle sue opere assume significati profondi, intimi. E il paesaggio, e soprattutto il viaggio fisico e mentale attraverso esso, è il nucleo pulsante del secondo racconto, Le notti di Sorba. In questa narrazione è il passato a venire rievocato, che si fa elastico, che l’autore tira e rilascia, che ricorda e dimentica. Un passato che confonde i confini, che annulla il tempo e la distanza. Un racconto personale che allarga i suoi orizzonti e si fa universale, una mitologia privata che presenta un uomo solitario alla ricerca delle radici e del tempo perduti. L’autore torna nella terra natale in Liguria preda di un’ossessione per un piccolo dettaglio del passato che non riesce in alcun modo a ricordare, e che è motivo di tormento: “La misura di tempo di un ricordo è quella di un solo respiro, e il respiro dopo ci scaraventa di nuovo nel presente”. In una storia poeticamente delirante, visionaria nelle sue ultime battute, Magliani lotta per far riemergere dalle sabbie mobili del tempo le sue memorie tradite dallo scorrere della vita, ingabbiate nell’eterno ciclo di morte e risurrezione. Attraverso una scrittura che si potrebbe definire “pittorica”, come afferma Alessandro Gianetti nella prefazione al testo, Marino Magliani ci fa dono di un’opera intensa, una celebrazione lirica e malinconica di ciò che è stato, di ciò che è e di ciò che eventualmente sarà.

Marino Magliani è nato in Liguria, in un paesino di ulivi, nel 1960. Dopo aver viaggiato per il mondo, dalla Spagna all’Argentina al Cile, si è stabilito da più di trent’anni in Olanda sul Mare del Nord. Tra i suoi numerosi romanzi si ricordano: “Quattro giorni per non morire” (Sironi, 2006), “Il collezionista di tempo” (Sironi, 2007), “La Tana degli Alberibelli” (Longanesi, 2009), “Prima che te lo dicano altri” (Chiarelettere, 2018), finalista al Premio Selezione Bancarella 2019. Tra le sue raccolte di racconti si menziona “Carlos Paz e altre mitologie private” (Amos Edizioni, 2016), da cui sono tratti i due racconti contenuti ne “La Sabbia e le Notti” (Fawkes Editions, 2020). È inoltre traduttore dallo spagnolo (tra gli autori tradotti: Roberto Arlt, César Vallejo, Carlos Alberto Montaner) e sceneggiatore (è sua la sceneggiatura per la graphic novel “Sostiene Pereira”, dall’omonimo romanzo di Antonio Tabucchi, uscita per Tunué nel 2014). Le sue opere sono state tradotte in olandese, francese, inglese, spagnolo, tedesco, polacco e spagnolo. Collabora con racconti, saggi, interviste ed estratti dei suoi romanzi con i blog Nazione indiana, Carmilla, e La poesia e lo spirito, di cui è anche redattore. Organizza e cura laboratori di scrittura con Giulio Mozzi e Giorgio Vasta.