Il calcio in rivolta. Giocatori e allenatori di Serie A contro il ritiro: sotto accusa il Governo Conte
Il Governo Conte è riuscito a scontentare anche il calcio. Il mondo del pallone in Italia è in rivolta. Sia i giocatori sia gli allenatori sono contro il ritiro. I medici sono contrariati della responsabilità civile e penale che cadrebbe su di loro in caso di positività al coronavirus. Sotto accusa il protocollo del Comitato tecnico scientifico voluto dai grillini, ritenuto troppo stringente. Oggi alle 12 Dal Pino e De Siervo, presidente e ad della Lega, parleranno con Gravina e Brunelli della Figc, in una riunione allargata a Casasco in qualità di consigliere indipendente di via Rosellini e al dottor Nanni del Bologna. “L’obiettivo è trovare soluzioni praticabili nell’applicazione delle istruzioni ricevute e individuare insieme ai ministri della Salute (Speranza), dello Sport (Spadafora) e al Cts un protocollo condiviso” informa la Lega. Nella migliore delle ipotesi i tempi si allungano.
I giocatori della serie A, sostenuti dai tecnici, sono contrari a chiudersi nei centri sportivi, creando la bolla protettiva, almeno sino a quando non ci saranno date certe sulla ripresa del campionato. Temono che i club raddoppino la clausura. I club a larga maggioranza vogliono evitare il ritiro ma per motivi logistici, legati prima di tutto alla difficoltà di potere reperire un albergo a uso esclusivo, sanificato ogni giorno. Milan, Inter, Napoli e Roma hanno già fatto sapere che lunedì non cominceranno con i collettivi. Anche Torino, Verona, Brescia, Samp e Genoa sarebbero sulla stessa posizione. La Juve è pronta ma in posizione di attesa, così come Fiorentina e Atalanta che vogliono capire cosa succede. La Lega, inoltre, rivendica una centralità nella trattativa perché è chiaro che il protocollo, gestito dalla Figc con il Cts, sia passato sopra le loro teste e sopra quelle dei medici. Questi ultimi sono arrabbiati sia per la responsabilità civile e penale in caso di nuove positività, sia per la difficoltà a reperire i tamponi, anche per il blocco delle attività di tutta la squadra per 14 giorni in caso di un giocatore contagiato, che di fatto bloccherebbe il campionato.
“La serie A al 99,9% ripartirà il 13 giugno ma per capire quando finirà ci vorrebbe la palla di vetro”. E’ il commento del presidente del Coni Malagò, a cui non piace la battaglia dei dottori. Quelli della serie A chiedono che l’isolamento sia più corto, 7 giorni anziché 14. I calciatori, con la loro presa di posizione, offrono un assist ai presidenti nella trattativa per il taglio degli stipendi. I club provano a convincere il Cts che sino adesso è sempre stato rigido. Da lunedì la Lazio potrebbe ricominciare con gli allenamenti a gruppetti e poi in maniera collettiva. Le squadre che invece scelgono di non andare in ritiro dovranno continuare con le sedute individuali.