Mountain’s foot: “siamo molto legati al periodo degli anni 60-70”

Benvenuti! Cominciamo con qualche chicca sulla vostra formazione. Siete amici e condividete questa passione per la musica, ci raccontate come è nato questo progetto?

Ciao, grazie dell’ospitalità! Ci conosciamo da moltissimo tempo e abbiamo suonato insieme in altre band nel corso degli anni. In un momento nel quale eravamo “musicalmente disoccupati”, ci siamo semplicemente sentiti…e ci siamo detti “perchè no?”. Abbiamo provato ed abbiamo subito capito che ci si poteva divertire!

Abbiamo ascoltato il vostro album, è chiara la direzione verso ‘il passato’. Abbiamo notato le influenze di molte grandi band, ma vorremmo saperlo da voi. Quali band sono alla base del vostro album, come ispirazione?

Si, vero, tutti noi siamo molto legati al periodo degli anni 60-70, ognuno con i propri distinguo. Crediamo che la forza della band possa risiedere nel fatto di avere ognuno gusti musicali differenti e che ciò renda la fase compositiva più interessante. Dovendo individuare qualche nome comune, possiamo citare i Led Zeppelin, Grand Funk Railroad, Free, Neil Young, Allman Brothers Band, Black Crowes o, in termini più contemporanei Blackberry Smoke e Raconteurs.

Vi siete formati nel 2016, e abbiamo il vostro primo album nel 2020, cosa è successo in questo lasso temporale?

Si…in effetti siamo molto lenti…il fatto è che la band è nata inizialmente per passatempo, senza avere subito l’idea di registrare. Insomma ci si chiudeva in saletta a sudare, suonare e bere qualche birretta insieme. Pian piano poi le idee ed i riff che di volta in volta uscivano dalle menti di Teo o di Mauro le abbiamo manipolate e risuonate con puntiglio per settimane o anche mesi, finchè non abbiamo ritenuto che fossero pronte per un collaudo live.. non che poi ci siano molti posti per suonare dalle nostre parti… per cui anche i collaudi hanno richiesto tempo. Quando abbiamo avuto un discreto numero di pezzi finiti per le mani ci siamo domandati se non fosse il caso di raccoglierli in un album e così ci siamo affidati a Marco Cassone che con entusiasmo ci ha prodotto, registrato e sopportato, non necessariamente in quest’ordine..

Molto interessante è la copertina dell’album: è la rappresentazione del nome della band. Com’è nata questa idea?

Di culo. Stavamo cercando idee per la copertina e, casualmente, in rete abbiamo rintracciato questa foto della quale ci siamo subito innamorati. Abbiamo contattato il tatuatore americano che ha realizzato sia disegno che foto chiedendo se potessimo usarla e ci ha dato il suo assenso. Dopodichè Pado, cantante e chitarrista dei Los Fuocos che approfittiamo per salutare e ringraziare, ha realizzato tutto l’artwork presente sul disco fisico.

Per quanto riguarda i brani, chi scrive i testi? Da cosa nascono? Situazioni immaginarie, vissute, raccontate?

I testi sono principalmente scritti da Teo ma ognuno ha partecipato inserendo idee e concetti. Nessuno di noi si sente effettivamente un “leader” perciò composizione e arrangiamenti, sia dei testi che della musica, possono essere modificati liberamente. I temi dei testi sono vari: da storie di vita vissuta a riflessioni introspettive, da rabbia ad allegria, da ispirazioni legate a storie locali ad amori finiti strappamutande…

Concludiamo con uno sguardo al futuro. Quando torneremo alla vita, dopo questa situazione di emergenza, avete in programma un tour di presentazione del disco? Grazie mille per la disponibilità.

Purtroppo la situazione è quella che è. Avevamo in programma diverse date per la promozione del disco e fatalmente siamo usciti con un tempismo perfetto. Senz’altro la speranza è che il tutto si possa risolvere e tornare ad una vita che somigli a quella precedente. La voglia di suonare è tanta….forse troppa. Noi ci saremo, più carichi di prima!