L’Amore è a Sud

“Può un’amicizia a un certo punto divenire – fratellanza e più -? Si può divenire più che fratellanza. Come è successo a Tinozzu e Marbizza due bambini che sono diventati vecchi senza mai perdersi nonostante le lontananze le distanze. L’amicizia è un attendersi, è un pensarsi reciprocamente, un appartenersi.” Vincenzo Calafiore L’ Amore è a Sud, il Sud stesso è amore! Se mi viene in mente “ Santa Caterina “ il Rione di Santa Caterina o il Gran Ducato di Santa Caterina, ove sono nato e vissuto, c’è Stefano Federico, il mio Amico, il mio riflesso e io il suo, il compagno di banco, eravamo come il mare e la spiaggia, lo siamo ancora adesso che stiamo diventando vecchi, indomiti sempre come lo è il Sud, come lo sono tutti i “ SUD “ del mondo. “ Stricto sensu “ diceva la mia insegnante di latino, – lo Stretto è troppo largo” diceva mio nonno e respirando acqua salata, si immalinconiva quando lo straniero che veniva dal Nord diceva a qualcun altro …. – Guarda quella è l’Italia – . Stefano Federico questo “ pezzo “ è a te dedicato: il mio amico! Sono, io e ancora adesso, quel modello di meridionale che, andando e venendo sui ferry boat, esporto Meridione e importo Italia, una specie di Unità d’Italia che, tuttavia, quando ero sul traghetto non mi sentivo mai pacificato, mai tranquillo, ne prima ne ancora adesso. Mio nonno diceva – Noi non siamo pesci -, lo ripeteva e diceva pure di averli visti i tonni che in banco attraversano lo Stretto. Io li ho visti non dai traghetti, ma andando in barca: “ là dove u mari esti mari – là dove il mare è mare” ! E dove però, non ci sono le fere, i pesci degli abissi, l’orca. “ Ci fa Calabresi o Riggitani l’umanità anfibia dello Stretto, parca come una terra vergine e allo stesso tempo eccessiva come un mare sconfinato, come un oceano dentro altri tanti oceani. “ E’ invece bello questo mio mare proprio perché è stretto, perché affacciandoti dal Lungomare di Reggio Calabria puoi vedere la Fata Morgana, Punta Faro, Messina, e lei la Regina, la Dea dello Stretto: L’Etna! Perché sono appunto questi gli Stretti, scorciatoie che i mari e gli oceani si sono inventati per favorire l’incontro di umanità. <> dico sempre io che soffro ora come allora di Stretto, che sognavo di passarlo con un lungo salto, che ho amato e ancora adesso, la pancia dei ferry boat che ingoiano treni,camion, macchine e cristiani. Amo quei graffiti di amore e di nostalgia che i passeggeri dalle carrozze ferroviarie a pochi centimetri incidono sulle parete bianche della stiva. Ricordo con un po’ di nostalgia quei “ Caterina ti amo, un – Frocio – e il più straordinario: “ Solo su “ Reggio “ il ferry boat più bello si sente la separatezza di una terra che non si congiungerà mai con il futuro “. Eppure noi mio Caro Stefano non abbiamo capito la – poesia e la bellezza – del somigliare e sentirci “ Scilla e Cariddi “, e non solo perché sorelle povere o tenute in povertà, luoghi storici della Cultura e dell’Amore, che imputa a una politica italiana strafottente e unitaria ogni frattura, ogni singola miseria. Il punto è mio Caro Stefano che nessuno ancora adesso ha capito che Meridione equivale a umanità, amore per le cose semplici, che Messina e Reggio sono un’unica città divisa da uno Stretto di mare e da un abisso di problemi che ti fanno bestemmiare contro Polifemo troppo piccolo come gigante, troppo grande come uomo, brutto come un cane cirneco. Non abbiamo compreso le bellezze che sono in noi e nelle misteriose correnti dello Stretto. Da una parte Scilla e dall’altra parte Cariddi, le Sirene della follia, dell’oltranza umana che alberga in noi Meridionali, la presunzione che discende da Prometeo, e Ercole, campione dell’intelligenza che non riesce a superare le Colonne…. Noi che non riusciamo a congiungere la sete di conoscenza con l’oggetto della conoscenza. E tuttavia quando il sole si levava appena sotto quella luce da “ Mattino del Mondo “ a noi Meridionali e abitanti dello Stretto ci sembrava davvero che l’Italia fosse la patria, così non è stato, e siamo stati traditi, mio Caro Stefano o Tinozzu ! “ Lo Stretto è la maledizione del poeta o dello scrittore che senza Scilla e Cariddi non sarebbe mai esistito e mai potrebbe nuovamente esistere “ Vincenzo Calafiore a Stefano Federico