Cosenza. L’Accademia Cosentina chiude il 2019 con una Conferenza sul Compositore Ruggiero Leoncavallo. L’Evento ? Nel centenario della morte dell’ Autore della famosa Opera “Pagliacci”.  

    E’ stato Acclamato un Entusiasmante Momento Celebrativo, nello Stile …Leoncavalliano…! Molto apprezzata la documentata relazione di Amedeo Furfaro ( Socio Corrispondete del Sodalizio Culturale, fondato a Cosenza da Aulo Giano Parrasio nel 1511 – v. approfondimento, a seguire, nel breve profilo storico dell’Accademia ). La Conferenza s’è tenuta alla presenza dei massimi responsabili della prestigiosa Accademia  Cosentina, del curatore del Museo “Ruggiero Leoncavallo” di Montalto Uffugo (CS) e di un qualificato ed attento uditorio.  

Amedeo Furfaro – Relatore della Conferenza. E’ Socio Corrispondente dell’Accademia Cosentina,Giornalista,Critico musicale e Musicista

La riuscita Manifestazione di fine calendario degli Eventi (2019) – che s’è celebrata nella sede cinquecentesca dell’Accademia ( sono ben 508 gli anni dalla sua costituzione…), situata a fianco a un Teatro Rendano, orfano nel 2019 di stagione lirica –  è valsa a fare il punto sulla ricerca che tuttora prosegue nei confronti di un autore che resta, ancora, ingiustificatamente sottovalutato: il Maestro Ruggiero Leoncavallo.

La Locandina che annuncia la Conferenza dell’Accademia Cosentina su: Ruggiero Leoncavallo

L’iniziativa dell’Accademia Cosentina – come è stato riferito nel corso dei lavori – si aggiunge ad altre dedicate all’operista in questo scorcio di fine anno definito… leoncavalliano. Infatti, con l’occasione, è stata ricordata la presentazione a Bisignano (CS) del volume sul libretto originale del “Rolando di Berlino”, curata da Luisa Longobucco ed anche l’allestimento a Potenza dell’operetta “La Reginetta delle rose” con la direzione artistica di Elena Sabatino. La relazione, dedicata all’opera “Pagliacci” di Ruggiero Leoncavallo, nel centenario dalla morte del compositore, è stata tenuta da Amedeo Furfaro ( Giornalista, critico musicale e musicista), a suggello di un’ impegnativa ed  intensa attività di Iniziative promosse ed organizzate dal Sodalizio culturale nel corso del 2019, grazie alla gestione oculata e lungimirante del Presidente, Leopoldo Conforti, affiancato, nell’occasione, dal Segretario perpetuo, Mario Iazzolino. Per gli aspetti organizzativi interni e per quelli relazionali, il Sodalizio culturale si avvale anche della preziosa collaborazione della brava Sig.ra Cinzia Bellusci. La prolusione è stata preceduta dai saluti del curatore del Museo “Ruggiero Leoncavallo” di Montalto Uffugo (CS), Franco Pascale, che ha donato due emissioni filateliche leoncavalliane, quella rara del 1958 e quella recentissima appena stampata nell’estate di quest’anno. Per il conferenziere Furfaro, Leoncavallo è un autore che può essere visto e letto sotto diverse prospettive, anzitutto musicali e drammaturgiche, essendo l’operista anche librettista, ma anche quelle antropologiche e sociologiche non sono di meno. Ruggiero Leoncavallo – a giudizio di Amedeo Furfaro – è autore la cui statura va ben oltre il verismo musicale, coinvolge temi come il teatro nel teatro e il doppio teatrale ed ancora oggi il suo Vesti la giubba viene utilizzato, anche in chiave satirica, da registi come Michael Moore mentre il suo clown, “in quanto maschera tragica di orrore e scherno, fra Pirandello e Fellini, fa da archetipo a personaggi come Joker”.

Ritratto del Compositore Ruggiero Leoncavallo

Il relatore si è poi soffermato sulla vita per tanti versi romanzata di Leoncavallo, fra Egitto, Francia, Svizzera naturalmente Italia… Molto Sud, e i grandi teatri del nord… Montecatini Terme dove morì nel 1919. Sui suoi incontri con letterati – Carducci, Pascoli- e artisti, le polemica con Puccini , il rapporto con Enrico Caruso, il legame sempre forte con la Calabria. Lo stesso conferenziere ha, per la circostanza celebrativa, puntualizzato le fasi della genesi dell’idea del melodramma “Pagliacci”, scritto da Leoncavallo sia quanto a libretto che a partitura, tratto da un omicidio avvenuto a Montalto Uffugo nel 1865 a cui lui assistette, quello del domestico di casa sua Gaetano Scavello da parte dei fratelli D’alessandro. Leoncavallo, da verista, sulla scia della Cavalleria Rusticana di Mascagni, ne trasse ispirazione e a distanza di trent’anni compose la sua opera più famosa partendo proprio da quella traccia. Un’opera fra le più rappresentate, specie grazie all’aria Vesti la giubba, tipica esponente del movimento verista, preannunciato dal Prologo a mò di manifesto ad inizio spettacolo. Ed ancora il relatore Furfaro: “il lavoro leoncavalliano investe anche tematiche più specificamente teatral-musicali, a partire dal doppio teatrale, del teatro nel teatro. Ma anche il rapporto sinergico con la sorella siamese “Cavalleria” e con altri lavori partners di palcoscenico”.

Sede Accademia Cosentina – Tavolo dei Lavori della Conferenza su Ruggiero Leoncavallo: Da sin. – Franco Pascale, Amedeo Furfaro, Leopoldo Conforti e Mario Iazzolino

‘Pagliacci’ si offre anche ad altri livelli di lettura, oltre a libretto e messinscena: cioè antropologico, iconografico, cinematografico. Discorso, qui, che parte dal film muto di Bertolini del 1915 per arrivare a film opera come quello di Zeffirelli del 1982 , ed al Robert De Niro in Gli Intoccabili di De Palma. Mentre l’inizio del Cinema in Calabria avviene con gli esterni girati da Fatigati nel 1942 a Montalto Uffugo con, fra gli altri: Achille Majeroni, Paolo Ferrari, Alida Valli, Tito Gobbi e comparse locali. Oltre ad accennare al repertorio dei dischi sconfinati per numero e differenziati per qualità e genere, il conferenziere ha definito ‘Pagliacci’ una black opera, per essere incentrata su un crimine, con risvolti che possono interessare anche aspetti giuridici penalistici. Le categorie criminologiche sono di casa in tanti melodrammi.

Acquerello dell’artista Rocco Ferrari inviato al M° Leoncavallo per la Prima dell’Opera “Pagliacci”

E la cosa, per quanto strana possa sembrare, in realtà prova l’attualità costante del gesto omicida di Canio scaturito da moti di passionale gelosia determinando il classico delitto d’impeto. “L’opera, per quanto verosimile, e pur essendo finzione, è quanto mai vicina alla realtá ” – ha concluso Amedeo Furfaro -, osservando che comunque l’approccio all’opera dovrebbe essere il più possibile complessivo, per preservarne l’unità e la scorrevolezza che l’hanno portata in tutti i teatri del mondo. Il Presidente Conforti, in conclusione dell’Incontro, ha sottolineato la complessità letteraria di Leoncavallo, formatosi fra Carducci e Pascoli, “utilizzando uno stile poetico all’interno della stessa composizione molto vario, a volte aulico, altre volte popolare, sia in arie come Ridi Pagliaccio sia in canzoni d’arte come Mattinata”. La serata si è conclusa con il tradizionale scambio di auguri fra i presenti e con l’arrivederci al 2020 con brevi saluti augurali del Presidente Conforti e del Segretario perpetuo Iazzolino. Breve Profilo Storico dell’Accademia  Cosentina: Un Faro della Cultura in Italia e non solo! L’Accademia Cosentina, con la sua sede nel centro storico di Cosenza ( l’edificio che oggi la ospita, risalente alla prima metà del ‘900,sorge nella Piazza XV Marzo popolarmente nota come Piazza Prefettura, sulla destra del Teatro di tradizione “Alfonso Rendano”) è una delle primissime accademie fondate in ambito europeo, la seconda del Regno di Napoli (1511). L’Accademia ha lo scopo di diffondere con ogni mezzo e verso ogni direzione, la Cultura. Tra i suoi prioritari obiettivi: valorizzare artisti, letterati e scienziati; difendere i grandi valori umani e civili,artistici, scientifici, culturali della società nazionale; essere presente nei dibattiti culturali della città di Cosenza; incoraggiare i giovani sulla via dello sviluppo e della riforma culturale. L’Accademia organizza, una o due volte al mese, conferenze, dibattiti e tavole rotonde.

Aulo Giano Parrasio (foto.Arch. Giuseppe Pizzuti) – Filosofo -Umanista e Scrittore: Fondatore dell’Accademia Cosentina

L’ Accademia viene fondata a Cosenza nel 1511 da Aulo Giano Parrasio, da cui prende il primo nome: Accademia Parrasiana, e viene dedicata agli studi filosofici e letterari. Dopo la morte di Parrasio, che avvenne nel 1534, toccò al grande Filosofo Bernardino Telesio la fase della riorganizzazione ribattezzandola Accademia Telesiana. Alcuni anni prima della morte di Telesio, che avvenne nel 1588, l’Accademia Telesiana passa sotto il controllo di Sertorio Quattromani, che le dà il nome di Accademia Cosentina. Intorno al 1593, per conseguenza della cospirazione di Tommaso Campanella, l’Accademia Cosentina viene chiusa per decreto del vicario Pedro di Toledo. Nel 1608 tuttavia, la Chiesa apre una nuova accademia con il nome di Accademia dei Costanti sotto il patronato dell’arcivescovo di Cosenza, Giovanni Battista Costanzo. Questa nuova accademia è, in effetti, un ripristino dell’Accademia Cosentina e continua a esercitare sotto la guida di Mons. Costanzo fino alla sua morte nel 1617. Nel 1649 L’Accademia passa nelle mani dell’arcivescovo Giuseppe Sanfelice, che cambia nuovamente il nome dell’accademia in Accademia dei Negligenti, e resterà tale fino alla sua morte nel 1660. Dal 1668 al 1678, sotto la guida del poeta Pirro Schettini, l’Accademia torna a chiamarsi dei Costanti. Nel 1756, Gaetano Greco fa rivivere la vecchia accademia dandole il nome di Accademia dei Pescatori Cratilidi, ma questo tentativo di rinascita dura solo fino al 1794. In questo periodo spicca la figura del letterato Vincenzo Fasanella. Nel 1811, l’Accademia viene ridata alla vita, grazie al lavoro di Matteo Angelo Galdi che le dà il nome di Istituto Cosentino. Fu nominato presidente Vincenzo Maria Mollo – futuro sindaco di Cosenza – che ne mantenne l’incarico, come presidente onorario sino al 1849, anno della sua morte. Verso la fine del 1817 è il re in persona che darà l’approvazione affinché l’accademia torni a chiamarsi Accademia Cosentina. L’11 giugno 1871, l’Accademia Cosentina istituisce la Biblioteca Civica di Cosenza, che rimane inattiva fino al 4 marzo 1898, data in cui viene definitivamente inaugurata. Il Presidente dell’Accademia, ancora oggi, ricopre anche il ruolo di Presidente del Consiglio di amministrazione della Biblioteca che, all’ attualità, sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua adamantina storia. Da Casali del Manco (CS), 22 Dicembre 2019